Discorsi di guerra e di pace
Alessandro GhebreigziabiherDialogo tra amici, cittadini medi al riparo di un mondo relativamente fortunato, diversamente disinformati, o ugualmente attenti alla superficiale narrazione
“Ciao, come stai?”
“Tutto okay, e tu?”
“Niente male, chi m’ammazza.”
“Dici bene, tu, mica stai come quelli là, che da un momento all’altro…”
“Di chi parli?”
“Oh, ma dove vivi? Sto parlando della guerra, caro mio.”
“Ah, certo, lo so, ho sentito.”
“Che poi, ci siamo sempre di mezzo noi altri anche quando non c’entriamo.”
“Noi altri chi?”
“Noi l’Europa, è chiaro. Con le armi soprattutto e il petrolio, il gas e anche i media fanno la loro parte.”
“Si, va be’, ma la responsabilità principale ce l’hanno quelli al confine che minacciano e hanno in mano missili e bombe, altrimenti giustifichiamo tutto.”
“E gli Stati Uniti? Pure loro c’entrano, è tutto collegato. Chi c’era dietro le rivolte che hanno portato a questo casino? La fata madrina?”
“Parole sante, gli USA c’entrano sempre.”
“E anche l’Europa.”
“Pure l’Europa, hai ragione.”
“Compresi noi italiani, ecco.”
“Già, perché siamo in Europa, giusto.”
…
Breve pausa patriottico coscienziosa, su a riprender fiato e di nuovo giù tra le profondità del conciliabolo geopolitico:
“Che poi, sono sempre loro a pagare per tutti.”
“Chi?”
“I cittadini, la povera gente sopra tutti, la donne e i bambini. I civili, insomma.”
“Già. Politici, multinazionali e generali d’armata giocano a Monopoli e Risiko con le vite dei disgraziati che rischiano tutto, mentre loro soltanto mazzette di denaro o galloni di greggio.”
“Dovremmo farci sentire.”
“Chi?”
“Noi, noi che osserviamo le cose da lontano. L’opinione pubblica conta, sa?”
“See… è arrivato Gandhi. Che vuoi che gli freghi a chi c’è dietro tutto questo se negli altri Paesi la gente scende in piazza con le bandierine arcobaleno o le mette sul balcone? È mai servito a qualcosa?”
“A proposito, perché non se ne parla? Non mi sembra ci sia una mobilitazione a riguardo…”
“E chiediti il perché.”
“Secondo me c’entra il Covid, dài. Tra green pass e paura del contagio siamo diventati timorosi di ogni cosa che ci porti a lottare insieme fuori di casa per qualsiasi ragione, anche un’ideale come la pace. Speriamo che dopo la fine della pandemia ci ritorni il coraggio…”
“Mah, dal canto mio ho sempre pensato che in questi momenti è soprattutto la buona diplomazia che dovrebbe farsi sentire e cercare di mettere un freno all’escalation.”
“Caspita, parli come quelli bravi!”
“Be’, ieri sera di approfondimenti ne ho visti ben tre. Pare che ci sia un ammorbidimento del conflitto con segnali di distensione che…”
“Ammorbidimento? Distensione? Stai scherzando?! Solo quest’anno, in un mese e mezzo ci sono stati circa 5000 morti. Se pensi che l’anno scorso le stime parlando di una cifra che va tra i 26mila e i 31mila, vuol dire che nel 2022 rischiamo seriamente di raddoppiarli…”
“5000 morti? 31mila? Ma non ho mai letto niente del genere sull’Ucraina…”
…
Brevissima pausa imbarazzo confusa, una boccata d’aria quanto mai chiarificatrice e poi di nuovo giù tra i flutti della chiacchiera travestita da discorso impegnato:
“Scusa, ma io parlavo della crisi nello Yemen, con l’Arabia Saudita e gli inglesi alle spalle e USA e Europa alla finestra…”
“Ah certo, capisco, scusa tu.”
“Di nulla, figurati! Ah, tocca a noi, il tavolo è libero.”
“Sbrighiamoci, che oggi non mi va proprio l’aperitivo al bancone…”
Fonte: Storie e Notizie n. 1990
Vieni ad ascoltarmi sabato 12 marzo 2022 alle 18.00, Libreria Ubik, Monterotondo (RM)
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Articolo ripreso da https://comune-info.net/discorsi-di-guerra-e-di-pace/
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