28 febbraio 2022

ARIANNA BONINO DESCRIVE UN RITRATTO DI EGON SCHIELE

 

F. Beer ritratta da E. Schiele


La stessa F. Beer ritratta da G. Klimt


Dico Schiele e subito penso alle sue ragazze spogliate, alle calze azzurre o rosse e al sonno che viene dopo l’amore. Ma c’è anche Friederike Beer tra le donne che ritrasse. Friederike era una ricca ragazza ebrea che si accompagnava al pittore Hans Böhler e frequentava i circoli artistici, oltre a sostenere la Wiener Werkstätte, forse più per posa e capriccio che per convinzione.

Il ritratto fu realizzato nel 1913 ed è ritenuto l’opera più stravagante di Schiele, considerando:

1. la postura sospesa nell’aria

2. l’inconsueta gestualità delle mani

3. la lunga tunica variopinta (della Wiener Werkstätte; tunica che poi Schiele diede alla sua Wally)

4. che Friederike posò distesa su un materasso e Schiele la ritrasse stando in piedi su una scala

5. che Schiele sparse sulla tunica di Friederike alcune bambole della Bolivia, che risultano infatti incorporate nel ritratto

6. che la domestica di Friederike osservando il ritratto dichiarò che la fanciulla sembrava posta in un sepolcro

7. che il ritratto fu appeso sul soffitto, in modo che lo si osservasse dal basso, come Schiele stesso indicò.

8. che tre anni dopo Friederike fu ritratta anche da Klimt, in posa decisamente diversa.

In ogni caso, verso la fine degli anni Sessanta, Friederike vendette sia il ritratto di Schiele che quello di Klimt, il che le permise di pagarsi una casa di riposo alle Hawaii.

Perché certe cose non hanno prezzo, ma ancora si deve capire di quali cose si tratti.

ARIANNA BONINO






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