Il signore di cui a Delphi è
l'oracolo, cioè Apollo, non parla e non cela e non nasconde, ma significa
(uteleghei, utecriptei allà semainein).
È importante capire qui la
differenza tra il dire, (il leghein) e il significare (il semainein ).
Quest'ultimo è il modo di parlare
di Eraclito. Eraclito non dice, non fa discorsi composti di soggetto e
predicato, di nome e di verbo.
Semainen: significa, allude, quindi
accenna, che è un modo di esprimersi, ma in forma diversa dal discorso
predicativo.
E infatti, molti dei frammenti di
Eraclito non sono fatti da proposizioni con soggetto e verbo; ci sono o nomi,
in genere nomi contrari, opposti, accostati l'uno all'altro che si richiamano
reciprocamente...
E Mathieu istituisce un
interessante confronto, classico, tra Eraclito, una delle radici della
filosofia europea, e l'altra grande radice che è Parmenide (anche se poi non è possibile documentare se si siano
conosciuti, se abbiano polemizzato o no l'uno con l'altro).
Parmenide, al contrario, è proprio colui che privilegia il discorso predicativo, il discorso che dice "è" o che dice "non è". Ecco allora l'antitesi…
Cfr: Vittorio Mathieu,
La navigazione intellettuale. Ulisse e il valore
dell'impresa.
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