Consenso militare
Enrico
Euli 04 Luglio 2023
Quel
che un tempo si chiamava “complesso militare-industriale” e che ora possiamo
chiamare semplicemente “economia di guerra” emerge con tutta la sua potenza
nella politica odierna. E si rende visibile non più soltanto secondo modalità di
infiltrazione o condizionamento occulto, ma si presenta ormai alla luce del
sole, senza più infingimenti da centro-sinistra, quale fondamento strutturale
delle decisioni e delle visioni politiche ed economiche dello Stato.
La scelta, ancora una volta, del generale Francesco Paolo
Figliuolo quale commissario per la ricostruzione post alluvione in Emilia
Romagna dà un ulteriore segnale che, unito alla scelta di affidare i centri per
l’immigrazione alla Croce Rossa, fa capire cosa è divenuta la cosiddetta
Protezione civile (militare) e che cosa si appresta a diventare in vista dei
prossimi cataclismi (che
siano pestilenze, catastrofi climatiche o guerre).
La situazione in Francia apre
a scenari in cui lo stato d’emergenza è nei fatti, manca solo che venga
dichiarato (e militarizzato).
D’altra
parte, l’incontro del Consiglio europeo di qualche giorno fa è stato introdotto
da un intervento di Jens Stoltenberg, capo della Nato.
Quel che si rivela è che il
tentativo di democratizzare gli eserciti, di rendere compatibile una società
civile con le esigenze della Difesa, di preservare degli spazi di libertà
dentro un modello securitario, è miseramente fallito. La guerra sta ancora una volta divorando
qualunque residua prospettiva democratica. Gli organismi politici appaiono
ormai quasi totalmente in mano ai poteri militar-industriali. E
la nostra vita civile si appresta a trasformarsi in una società protetta dalle
forze armate e indirizzata a un’economia di guerra.
Il conflitto armato in Ucraina si è trasformato nel secondo
cavallo di Troia – il primo è stato evidentemente la pandemia – per giungere a
questo.
Nessuna reazione.
A meno che non si consideri
tale la zuppetta-missione del cardinale Matteo Zuppi: la pace è ormai divenuta
un tema religioso, al massimo culturale o giuridico, non più politico. Così
come peraltro è accaduto ai temi della giustizia sociale (trasformata in
“solidarietà”), dell’uguaglianza (tradotta in “pari opportunità”),
della
libertà (stravolta nei “diritti”).
Pezzo ripreso da https://comune-info.net/consenso-militare/
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