Cina e Occidente, guardarsi allo specchio
Massimo Bertorello-Danilo Corradi
I dati che progressivamente giungono dalla Cina ci parlano di crescenti
contraddizioni e difficoltà. (…)
I consumi interni ristagnano, la
disoccupazione giovanile supera il 20% nelle aree urbane e il lavoro precario
si diffonde, peggiorando la condizione delle nuove generazioni. Quest’ultime
incominciano a possedere livelli di istruzione sovradimensionati rispetto alle
esigenze del mercato del lavoro e in pochi anni hanno fatto precipitare i tassi
di natalità (vuoi per il relativo benessere raggiunto, vuoi per un quadro di
crescenti incertezze). (...) Il debito pubblico sembra veleggiare verso il 100%
del Pil e quello privato risulta in affanno già da tempo (era al 193% sul Pil
nel 2021 secondo il Fmi), facendo complessivamente registrare un ristagno degli
investimenti. Anche le esportazioni faticano segnando un -12,4% a giugno,
probabilmente in conseguenza anche delle tensioni crescenti con l’Occidente.
(...) Le linee di fondo verso cui
si sta muovendo Pechino risultano piuttosto chiare. A ben guardare sembra che i
suoi dilemmi assomiglino sempre di più a quelli del mondo occidentale (…)
giungendo ora a dinamiche che ricordano i problemi dei paesi a capitalismo
maturo. Oggi possiamo affermare che la Cina può specchiarsi nell’Occidente
(...)
Persino l’opzione di un capitalismo
politico, cioè gestito dall’alto e con una mano visibile dello Stato, mostra
segni di difficoltà in Cina, proprio quando in Occidente si inizia, più o meno
consapevolmente, a guardare con qualche interesse quell’opzione per gestire le
attuali contraddizioni. Proprio quando il ritorno dello Stato e di una mano
pubblica interventista in economia fa capolino in ambienti politici ed
economici sia di destra che di sinistra in Europa e negli Usa. Una tendenza che
vede confrontarsi diverse visioni sul ruolo del pubblico.
Ciò che andrebbe rilevato è che le
contraddizioni in campo nell’economia capitalistica trovano sempre meno una
soluzione efficace su base nazionale, anche per un paese grande come la Cina e
che non rinuncia a una certa pianificazione seppur centralmente dirigista. Le
logiche della concorrenza e dell’accumulazione sembrano condurre verso una
crescente difficoltà dell’espansione dell’economia, con conseguente
rafforzamento della sua finanziarizzazione a partire da un indebitamento
esponenziale, con un uso spregiudicato della leva nel mercato immobiliare, con
stimoli monetari e fiscali per rimanere a galla. Tutti fattori che sembrano
essere utili per prendere tempo, piuttosto che rappresentare una via d’uscita
dalle difficoltà crescenti del capitalismo contemporaneo.
(Per il testo completo cfr. il
Manifesto del 29 luglio 2023, pag. 15)
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