Dall'edizione palermitana di Repubblica
1 dicembre 2023
Pippo Rizzo il futurista venuto da Corleone
Andrea G. Cerra
La Galleria nazionale di Roma dedica una mostra all’artista siciliano sull’asse tra la capitale e Palermo, le città dove diresse le Accademie di Belle arti. La serie degli “ Omaggi” e l’abbandono del movimento di Andrea G. Cerra «Palermitani! Mi vedete venire? Sono io! Sono io! Applauditemi! Sono dei vostri!». L’urlo di gioia di Filippo Tommaso Marinetti rievoca il legame tra il futurismo e la Sicilia « nuovo cuore d’Italia » , come scriveva nel 1914. Il movimento culturale, letterario e artistico di respiro europeo ebbe, infatti, modo di lasciare un profondo segno nell’Isola nella prima metà del Novecento. L’esperienza futurista siciliana si ispirò ai principi declamati da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo in cui «la grammatica futurista diventava lo strumento formale e operativo di una riprogettazione integrata della realtà quotidiana, dal disegno d’interni alla moda, dalla comunicazione pubblicitaria all’architettura » , come scrive lo storico dell’arte e critico di “Repubblica” Sergio Troisi. Tra i maggiori esponenti del movimento in Sicilia vi fu anche Pippo Rizzo, originario di Corleone, che conobbe Balla e Marinetti nel suo soggiorno romano tra il 1919 e il 1921. Una figura centrale del futurismo siciliano, tanto da realizzare il manifesto della “Mostra d’arte futurista promossa dal Gruppo futurista siciliano”, inaugurata nel giugno 1927 nei locali del Supercinema a Palermo. Nelle opere futuriste di Rizzo «la natura diventa cubista perché geometrizzata dalla velocità e dalla visione dell’alto » , scrive Andrea G. G. Parasiliti, che al futurismo in Sicilia ha dedicato un corposo saggio. Roma e Palermo segnano la vita “nomade” di Rizzo, come ci ricorda Anna Maria Ruta in un volume dedicato all’artista. Insegnò pittura e fu direttore nelle Accademie di Belle arti sia di Palermo che di Roma. A questo fil rouge tra la capitale isolana e la capitale italiana è dedicata la mostra “ Pippo Rizzo. Palermo/Roma andata e ritorno” a cura di Nicoletta Boschiero e Giulia Gueci, fino al 4 febbraio 2024 allestita ala Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Le opere, provenienti da collezioni private e prestigiose istituzioni, oltre al significativo nucleo di opere appartenente alla collezione della Galleria nazionale stessa, arrivano principalmente da Palermo, sia dalla Fondazione Sicilia che dalla Gam di Palermo, ma anche dalla Galleria d’arte moderna di Roma e di Latina, dalla Venaria Reale di Torino e - per quello che concerne i compagni di viaggio di Rizzo, come Depero dal Mart di Rovereto. Il percorso della mostra permette un’ampia lettura della trasversale attività dell’artista grazie al prezioso materiale documentale e fotografico che l’Archivio Pippo Rizzo – fondato nel 2013 dagli eredi dell’artista – ha deciso di donare nella sua totalità alla Galleria nazionale di Roma. L’impianto espositivo ha l’intento di mettere in evidenza l’attività di Pippo Rizzo come leader del Futurismo in Sicilia negli anni Venti, collocando la sua esperienza in una dimensione nazionale, ponendo cioè l’attenzione sulle analogie delle sperimentazioni degli altri protagonisti del Movimento, da Balla a Depero, da Prampolini a Bragaglia. «Alla fine del decennio Rizzo si separò dal Futurismo, considerando definitivamente tramontata la sua utopia, i suoi procedimenti sovradimensionati e la sua misura simbolica» scrive la curatrice e storica dell’arte Nicoletta Boschiero. Nell’esposizione si dà conto, dunque, dei suoi anni Trenta tra la capitale e Palermo, ovvero l’approdo alla corrente del “Novecento”, in particolare i legami con Margherita Sarfatti e le affinità con Carlo Carrà, ma anche il suo impegno come critico, intellettuale e promotore culturale di quegli anni, dalla collaborazione con il giornale “L’Ora” al ruolo di segretario del Sindacato fascista degli artisti siciliani. Peculiarità della mostra è il proporre un focus sulla sua ultima, meno conosciuta, fase stilistica: la serie dei cosiddetti “ Omaggi”, realizzati da Rizzo dal secondo dopoguerra in poi, e la produzione scultorea, per la prima volta esposta, frutto dei suoi ultimissimi anni di produzione. Gli “Omaggi”, in particolare, sono dipinti in cui il citazionismo di opere di arte contemporanea si intreccia ad una dimensione intima, domestica, e si alterna alle suggestioni dell’Opera dei pupi siciliani. Sono anni in cui l’estro artistico di Rizzo coniuga più registri interpretativi, lo si evince dalla capacità di coniugare la lezione dei maestri del XX secolo ( da Picasso a Matisse, da Mondrian a Capogrossi), alle gesta dei paladini di Francia. Dalla stagione futurista, così totalizzante e veloce, che si manifesta nella versatile produzione della Casa d’arte Pippo Rizzo a Palermo ( un unicum in tutto il sud Italia) a quella novecentesca, fatta invece di stasi e attese, fino all’ultimo periodo che include con disinvoltura passato, presente e futuro, Rizzo ha attraversato il secolo delle avanguardie mettendosi costantemente in discussione, sperimentando linguaggi e forme, sistematicamente superate una volta metabolizzate, senza mai perdere coerenza, anzi trovando proprio in questa continua esigenza di cambiamento la propria integrità.
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