Amore.
Quando la parola viene usata in maniera appropriata, non denota
qualsiasi e ogni relazione tra i due sessi, ma soltanto una relazione in
cui ci sia un grande coinvolgimento emotivo e che sia di natura
psicologica e fisica.
L’amore può raggiungere gradi diversi di intensità. Emozioni come quelle espresse in Tristano e Isotta sono
in perfetto accordo con le esperienze di tantissime donne e uomini. Il
potere di dare espressione artistica all’emozione d’amore è raro, ma
l’emozione stessa, almeno in Europa, non lo è.
L’amore
è molto più comune in alcune società piuttosto che in altre, e questo
dipende, penso, non dalla natura della gente ma dalle convenzioni e
dalle istituzioni.
In
Cina l’amore è raro, e nella storia risulta caratteristico dei cattivi
imperatori, i quali vengono traviati da concubine malvagie; la cultura
cinese tradizionale si opponeva a tutte le emozioni forti e riteneva che
in tutte le situazioni l'uomo dovesse preservare la supremazia della
ragione.
In
questo, l’atteggiamento cinese somiglia molto a quello del XVIII
secolo. Noi, che abbiamo alle spalle il movimento romantico, la
Rivoluzione francese e la grande guerra siamo consapevoli che la parte
occupata dalla ragione nella vita umana non è così dominante come si
sperava durante il regno della regina Anna. E la ragione stessa si è
rivelata traditrice creando la dottrina della psicoanalisi.
Le
tre principali attività che vanno al di là della razionalità nella vita
moderna sono la religione, la guerra e l’amore; tutte e tre sono
“extra-razionali”, ma l’amore non è “antirazionale”, vale a dire che un
uomo ragionevole può ragionevolmente gioire della sua esistenza.
BERTRAND RUSSELL, Matrimonio e morale, ora in Pensieri, a cura di L.Ester – trad. A. Petruzzella, Newton Compton, 1993
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