18 dicembre 2017

PER FRANCESCO LEONETTI


Francesco Leonetti in questa foto si trova accanto a P.P. Pasolini

  Il 900, malgrado i suoi orrori ed errori, è stato anche ricco di menti lucide e generose. (fv)

Ricordando Francesco Leonetti

di Giorgio Mascitelli

E’ scomparso nella giornata di ieri a Milano Francesco Leonetti ( 1924-2017), poeta, scrittore, militante politico e figura di rilievo della letteratura italiana novecentesca. Se il suo nome in sede storica richiama innanzi tutto due riviste e due esperienze cruciali del Novecento italiano come Officina a Bologna negli anni Cinquanta con Pasolini, Roversi e altri e Alfabeta negli anni Ottanta a Milano con Eco, Balestrini, Volponi, Maria Corti e altri, la sua cifra intellettuale più autentica è stata quella di coniugare una forte passione politica con un’inesausta curiosità culturale: per Leonetti il piano della conoscenza del mondo e quella della critica dei rapporti di forza che ne determinano le gerarchie erano strettamente intrecciati. In questo senso egli apparteneva a una civiltà letteraria e politica profondamente diversa da quella attuale.
La forma della rivista, tipica del resto della cultura letteraria del Novecento, era per Leonetti il veicolo ideale di questa attitudine etica prima ancora che estetica e intellettuale, nella quale lo slancio conoscitivo e la tensione ideale si fondono. Questi elementi si ritrovano anche nelle sue tappe poetiche più significative da Percorso Logico 1960-1975 a In uno scacco fino a Le scritte sconfinate. Del resto la lucida passione che lo animava era di solito il tratto che colpiva immediatamente chi l’ha conosciuto, ma, anziché perdersi nella congerie dei ricordi,  verosimilmente il modo più giusto  per ricordarlo è ricorrere ai suoi stessi versi:

Io nativo cosentino in un fitto di larici
guardavo infante d’estate, mondo caldo,
alle colonie greche tra i sibariti
e ai popoli delle coste:
che danno sotto la ghiaia la sepoltura
a corpo rannicchiato, come a feto. 

E ho naso forte e sesso
con allegrezza. Utopia nella testa…
La lingua è di Campanella e vociana  
e di militanti moderni, addolcita
con suoni di Bologna, negli studi. 

Le ragioni di arcaico
che tollero o amo, volterriano del sud,
sono di base con furore logico.

Da La prima posa in AA.VV. Poesia italiana della contraddizione, Roma, 1989


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