L' ultimo film di Woody Allen è da vedere
Con: Jim Belushi, Juno Temple, Justin Timberlake, Kate Winslet, Max Casella.
Woody Allen è senza dubbio uno degli autori più prolifici della storia americana; da quando ha deciso di mettersi dietro la macchina da presa (non erano neanche gli anni Settanta), ha realizzato – in media – più di un film all’anno. Record ragguardevole, che però sarebbe puramente onorifico se il regista non fosse anche uno degli interpreti più influenti della sua generazione e della sensibilità contemporanea. I film di Allen, insomma, non vengono fatti “tanto per fare” o peggio ancora per sopravvivere. Non sono quasi mai film puramente commerciali e in essi si distingue sempre l’occhio dell’autore, che con il suo stile e la propria capacità di scrutare il mondo che filma, affronta con intelligenza temi ricorrenti, rielaborandoli però in continuazione.
Se all’inizio della sua carriera Allen si era fatto conoscere soprattutto per film ipercinetici e grandemente umoristici (Prendi i soldi e scappa è forse l’esempio più calzante), negli anni seguenti il suo stile si è affinato e, pur mantenendosi fedele alle sue ciniche ma sincere ispirazioni, Allen ha realizzato film-simbolo come Manhattan, vero e proprio inno d’amore a una città e a un tipo di personaggi. È evidente che, in una filmografia tanto vasta, non è possibile realizzare solo capolavori e i critici sono concordi nel ritenere che la qualità media dei suoi film si sia abbassata negli ultimi anni. Eppure, nonostante l’età anagrafica e la quantità di immagini girate, Allen riesce ancora a stupirci: lo ha fatto qualche tempo fa con Blue Jasmine e torna a farlo oggi con il suo ultimo lavoro, La ruota delle meraviglie.
L’universo che fa da sfondo al film ancora una volta è quello più spiccatamente americano, interpretato qui in uno dei suoi ambienti più caratteristici: il Luna Park di Coney Island. Qui si consuma il matrimonio fra Ginny e Humpty, particolarmente insoddisfacente per la donna (che ha pure un figlio problematico al seguito). Mentre Ginny si lascia affascinare da un bagnino che per la prima volta sa ascoltarla e capirla fa però la sua comparsa la figlia di Humpty, in fuga dal marito malavitoso. Una miscela esplosiva che non tarderà a scoppiare.
Fra i temi preferiti da Woody Allen c’è senza dubbio quello dei piccoli drammi della vita quotidiana. I suoi personaggi sono quasi sempre uomini e donne irrisolti, che devono fare i conti con tante piccole ansie e idiosincrasie. Nervosi, problematici, divisi e non di rado con difficoltà a collocarsi nel mondo, sono però individui profondamente umani, che raccontano in trasparenza anche i nostri drammi (piccoli o meno). Da un punto di vista espressivo il film si giova ancora una volta della magistrale fotografia di Vittorio Storaro, che impreziosisce volti e corpi degli attori chiamati da Allen a raccontare questo strano dramma familiare.
Lo spazio di Coney Island è reso da Allen una specie di palcoscenico, dove si susseguono i successi, le speranze, i pericoli e le miserie della vita. Una giostra (come quelle del Luna Park, non a caso) che continuamente si muove alternando temperature emotive diverse, conflitti e riappacificazioni, rischi e salvezze. La ruota delle meraviglie è insomma un ottimo titolo, film di un autore ormai rodato che ha però ancora molto da dire: tornare ossessivamente sui medesimi temi non diventa per Allen un modo per attingere a vene aurifere ormai quasi svuotate, ma si rivela un momento necessario di una ricerca sull’uomo che lo accompagna da ormai cinquant’anni e che ha costituito una riflessione organica, anche se affidata alle immagini.
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