21 marzo 2012

Ai migranti del mondo




In occasione della Giornata mondiale  della poesia,  pubblichiamo i versi di due autori  che, per vie diverse, hanno saputo dare voce ai migranti del mondo.  I primi sono tratti dal libro di  Benjamin Fondane, Le mal des fantômes, Éditions Verdier, Lagrasse 2006. Per farsi una prima idea dell’opera del poeta e filosofo rumeno, morto ad Auschwitz  nel 1944, si consiglia la lettura dell’articolo di Alice Gonzi: «Benjamin Fondane, la poesia e il grido». Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 9 (2007) [inserito il 30 dicembre 2007], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [38 KB], ISSN 1128-5478.

Emigranti, diamanti della terra, sale selvaggio
io sono della vostra razza,
io porto come voi la mia vita nella mia valigia
io mangio come voi il pane della mia angoscia
io non domando più quale sia il senso del mondo
io batto il mio pugno duro sul tavolo del mondo
io sono di quelli che non hanno niente
che vogliono tutto
-- io non potrei mai rassegnarmi.

                                    Benjamin Fondane

          Di seguito potete leggere alcuni versi tratti da Stefano Vilardo, Tutti dicono Germania Germania, Sellerio 2007. Per una prima sommaria storia di questo libro si rimanda a: AA. VV.,  Raccontare la vita raccontare le migrazioni,  Adarte 2011.


Prima delle elezioni
tutti distribuiscono miele di parole
faremo questo faremo quello
poi salgono al potere
si fanno i miliardi
ma il popolo resta schiavo
e noi siamo venduti alla Germania [25, 27-33]


La Sicilia dicono
è una conca d’oro
l’isola d’oro
ma per le tasche di quelli che governano
ladri senza vergogna
e noi non siamo che dei poveri disgraziati
senza cielo e senza terra
mandati allo sbaraglio in altri mondi
pieni di vento di neve di freddo [25, 79-87]

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