Alla vigilia della festa
dell’8 marzo il blog http://www.giovannacosenza.it/ * ha pubblicato, in
lingua italiana ed inglese, questo appello:
Otto marzo: a noi la festa, a voi la parola
Che per una volta non toccasse alle donne elencare di tutti i guai causati a questo Paese da un’irriducibile «questione maschile»: il monopolio, come lo chiama Chiara Saraceno, dei posti di potere, l’applicazione di cospicue quote non scritte (tra l’85 e il 100%) a favore degli uomini.
Sarebbe interessante che stavolta fossero i nostri colleghi giornalisti, opinionisti e blogger, a dire «I care».
A scrivere: la violenza e il femminicidio sono un mio problema, e rivelano l’incapacità della sessualità maschile di liberarsi dalla tentazione del dominio.
Come posta un lettore, Claudio Losio, sul blog Il corpo delle donne, commentando la vicenda della ragazza stuprata da un militare a L’Aquila, «il quadro che ne esce ci riporta indietro di 30 anni, al documentario di Tina Lagostena Bassi sul processo per stupro. La giovane studentessa dell’Aquila è nostra figlia, dobbiamo trovare il modo di sostenerla e proteggerla».
«I care»: è un mio problema di uomo lo sfruttamento commerciale e mediatico della bellezza femminile, che indebolisce le donne inchiodandole a stereotipi umilianti.
È un mio problema che l’agenda politica e quella economica siano decise quasi esclusivamente da vecchi maschi che bloccano qualunque innovazione per il loro vantaggio personale.
È un mio problema la mancanza di welfare e di servizi, freno all’occupazione femminile e allo sviluppo.
È un mio problema l’eccesso maschile che sta danneggiando tutti, donne e uomini.
E serve anche il mio impegno perché le cose cambino. Sarebbe bello.
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8TH MARCH: WE CELEBRATE, YOU DECIDE
It would be great if for once on this International Women’s Day things could be different.
It would be interesting to see our male colleagues, both columnists and bloggers, saying «I care».
If they wrote: «Violence towards women and femicide are my problem» and if they could reveal men’s inability to free themselves from the temptation to domineer.
Following the rape of a girl by an army man in L’Aquila, a reader, Claudio Losio, posted the following on the The Women Body blog: «This bring us back 30 years, back to the documentary by Tina Lagostena Bassi on the trial for rape. The young student from L’Aquila is our daughter, we have to find a way to support and protect her».
«I care»: I care as a man about the exploitation of women beauty in the media. It makes women fragile, confining them to a humiliating cliché’.
I care that both politics and the economy are controlled by old men who prevent any change from happening to protect their own gain.
I care for the lack of health, social and welfare services, which prevent women’s employment and development. I care for men’s excesses, which are detrimental to both women and men. .
I need to make a commitment for things to change. It would be great.
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* Giovanna Cosenza è professore associato di Filosofia e Teoria dei linguaggi all’Università di Bologna. Autrice di articoli e contributi per riviste e volumi collettivi, ha pubblicato tra l’altro La pragmatica di Paul Grice (Bompiani 2002) e ha curato il volume Semiotica della comunicazione politica (Carocci 2007) e Semiotica dei nuovi media (Editori Laterza). Per quest’ultima casa editrice ha appena pubblicato il libro Spotpolitik.
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