20 marzo 2012

Auschwitz non ha insegnato nulla.



Da un blog che seguo con sempre maggiore simpatia  traggo le parole che esprimono meglio, secondo me, l’orrore che tutti dovrebbero provare di fronte alle notizie provenienti da Tolosa.
Sono troppi i segnali, provenienti da tutto il mondo, che fanno pensare che non si tratti di fatti isolati, frutto di menti squilibrate.La mala pianta dell’anti-semitismo è più radicata e diffusa di quanto comunemente si creda.
Pertanto, anche se anch’io temo talvolta che i nostri siano soltanto degli inutili “buchi nella sabbia”, desidero fare circolare i versi di Benjamin Fondane che l’amica Francesca mi ha fatto conoscere:


È a voi che parlo, uomini degli antipodi,
parlo da uomo a uomo,
con il poco che in me rimane dell'uomo,
con il poco di voce che mi rimane in gola,
il mio sangue è sulle strade, possa esso, possa esso
non gridare vendetta!
L'hallali è dato, le bestie sono braccate,
lasciate che vi parli con queste stesse parole
che condividemmo -
resta poco di intelligibile!
Un giorno verrà, è sicuro, in cui la sete sarà placata,
noi saremo al di là del ricordo, la morte
avrà ultimato i lavori dell'odio.
Io sarò un ciuffo di ortica sotto i vostri piedi,
-- ebbene, allora sappiate che avevo un viso
come voi. Una bocca che pregava, come voi.
Quando la polvere entrava, o anche un sogno,
nell'occhio, questo occhio piangeva un po'di sale. E quando
una spina cattiva graffiava la mia pelle,
colava un sangue rosso come il vostro!
Certo, proprio come voi ero crudele, avevo
Sete di tenerezza, di potenza,
d'oro, di piacere e di dolore.
Proprio come voi ero cattivo e angosciato
solido nella pace, euforico nella vittoria,
e titubante, stravolto, nell'ora dello scacco!
Sì, sono stato un uomo come gli altri uomini,
nutrito di pane, di sogno, di disperazione. Eh sì,
ho amato, ho pianto, ho odiato, ho sofferto,
ho comprato dei fiori e non ho sempre
pagato la mia rata. La domenica andavo in campagna
a pescare, sotto lo sguardo di Dio, dei pesci irreali,
facevo il bagno nel fiume
che cantava fra i giunchi e mangiavo delle patatine fritte
la sera. Dopo, dopo rientravo a coricarmi
stanco, il cuore lasso e pieno di solitudine,
pieno di pietà per me,
pieno di pietà per l'uomo,
cercando, cercando invano in un grembo di donna
questa pace impossibile che abbiamo perso
un attimo fa, in un grande frutteto in cui cresceva,
al centro, l'albero della vita...
[...]
Eppure, no!
Non ero un uomo come voi.
Non siete nati sulle strade,
nessuno ha gettato nella fogna i vostri piccoli
come gatti ancora senz'occhi,
non avete errato di città in città
braccati dalle polizie,
non avete conosciuto le catastrofi all'alba,
i carri bestiame
e il singhiozzo amaro dell'umiliazione,
accusati di un delitto che non avete compiuto,
di un assassinio di cui manca ancora il cadavere,
cambiando nome e volto,
per non portar con sé un nome schernito,
un volto che aveva servito a tutti
da oggetto di sputo!
Verrà un giorno, senza dubbio, in cui il poema letto
Si troverà davanti ai vostri occhi. Esso non domanda
Niente! Dimenticatelo, dimenticatelo! Non è
Che un grido, che non si può mettere in un poema
Perfetto, avevo forse il tempo di finirlo?
Ma quando calpesterete quel ciuffo di ortiche
Che ero stato io, in un altro secolo,
in una storia che per voi sarà desueta,
ricordatevi solo che ero innocente
e che, come voi, mortali di quel giorno,
avevo avuto, anch'io, un volto segnato
dalla collera, dalla pietà e dalla gioia,
un volto d'uomo, semplicemente!

Benjamin Fondane, ripreso da Francesca in http://buchi-nella-sabbia.blogspot.it/

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