Caro Alfa, ritorno da
Bologna: ti scrivo qui, dall'autostrada, in fretta, non ho notizie fresche, ma
che rogna che è questa cosiddetta crisi: aspetta un po': guarda la Grecia, il
Portogallo, la Spagna: è una questione, qui, di giorni, forse di ore, attenzione:
guarda il gallo con i sobborghi che esplodono, forni ardenti, con Obama
abbronzatissimo, da nobelizzatissimo: si crede imperatore del mondo:
incertissimo su tutto, poveretto, lui, l'erede degli Stati sfasciati,
indebitati, nel pantano delle assicurazioni- tra iraniani e iracheni, e
iperarmati di Taiwan, nordcoreani e legioni, di indiani- e pechinesi che si
acquistano (e si vendono) tutto, tra filmati di bollynigeriani, e si
conquistano i mercati: e un mondo è morto- e soldati per le strade del mondo: e
non si arriva per me, al 2012: e vicina più vicina, è la fine- e la deriva è
completa: ma ciao- viva la Cina: 7 maggio 2010.
Edoardo Sanguineti
La poesia è profondamente
immersa nella storia.
Anche quando non ne parla direttamente.
Nell’incontro con la storia essa fortifica la sua tendenza a un’autonomia totale.
Ma la poesia è anche la testimonianza di un’ostinazione a sperare, a riaffermare le ragioni della speranza.
Perfino quando questa sembra sia stata definitivamente bandita.
Anche quando non ne parla direttamente.
Nell’incontro con la storia essa fortifica la sua tendenza a un’autonomia totale.
Ma la poesia è anche la testimonianza di un’ostinazione a sperare, a riaffermare le ragioni della speranza.
Perfino quando questa sembra sia stata definitivamente bandita.
A. Zanzotto, I miei 85 anni
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