19 marzo 2012

In principio era la parola...




Santo Lombino mi ha trasmesso un messaggio in bottiglia di Grazia Messina che giro ai lettori  di questo blog:

 Michele Serra ha aperto nei giorni scorsi una interessante discussione sostenendo che  il linguaggio di Twitter (o Facebook ) di tanti blog e network è un "cicaleccio sincopato". L'autore aggiunge di essere stato duramente criticato e di questo potete leggere nel suo articolo -http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/03/17/news/serra_twitter-31698872/?ref=HREC1-6. - Nell’affermare che in questi mezzi vi è un "uso frettoloso e impulsivo della parola. La prevalenza dell'emotività sul ragionamento”   Serra dice senz'altro il vero, e solo una superficiale quanto vana azione di autodifesa della parola veloce, che non si accompagna a riflessione, può negarlo.
Non possiamo però  negare l'importanza sociale di questi mezzi di comunicazione e l'opportunità straordinaria che offrono nel tessere contatti su scala planetaria.
 Ma è certo che il linguaggio non è solo comunicazione e non ha solo una funzione sociale, come sostiene Derrida: la parola scritta è un "lasciar tracce", è documento d'esistenza, è tappa della memoria ricostruttiva della nostra storia ed è dunque costruzione/decostruzione che parla di noi, della nostra cultura. La sua funzione è dunque anche cognitiva, storica, culturale, etica.
Maurizio Ferraris aggiunge che si tratta di "documentalità" necessaria (cosa ne sarebbe della scoperta dello scienziato se lo stesso non si affrettasse a scrivere su carta, e in modo esteso,  la legge appena intuita?) per la costruzione di una civiltà e della sua storia.
Scrivere serve per guidare il pensiero, lo diciamo sempre agli studenti "metti su carta, vedrai che dopo sarà più chiaro". Ma la parola chiede tempo e riflessione per guidare la formazione di un pensiero maturo capace anche di esaminare le sue responsabilità e le sue opportunità: e non è questo che si chiede oggi da ogni parte per il nostro futuro? Un mondo con tante opportunità ma anche con chiare e improrogabili responsabilità, per tutti e di tutti. E dunque, parola veloce o discorso strutturato?
Il dibattito rimane aperto. D'altronde la questione è antica ( Platone ne parlava già nel Fedro) e la risposta è sempre in corso d'opera. Sarebbe però interessante scrivere qualcosa in merito, che ne pensate?
Buona domenica a tutti
Grazia

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