Il fato, mia cara, ci ha convertito
in scrutatori di nuvole.
Due lirici handicappati alla finestra,
che poi precipitano in una pozza.
Voliamo, primordiale libellula su mattini di gerani;
indorati dalla polvere di sole.
Scendiamo e come appesi, specchiamo tetti lucidi
mentre il tempo cresce così tanto che
dentro le finestre e nelle iridi
si è già fatto inverno, inverno:
odore di fumo, fiato di bestia, castagne, buio.
Allora planeremo giù
verso un occhiello di luce d’alba,
faremo il volo nuziale delle termiti,
amoreggeremo in città nell’aria
del meriggio tra caffè negozi musei
e, per mano, come nella Passeggiata di Chagall,
ti tirerò giù, mi tirerai su.
Vedremo a quel punto proprio tutto il vedibile.
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