La Marcia per la Sicilia Occidentale, il
terremoto del 1968, la ricostruzione, le mobilitazioni e la violenza contro le
proteste della popolazione locale. È un manuale di "disobbedienza civile" il libro di
Lorenzo Barbera, già collaboratore di Danilo Dolci. Pubblicato per la prima volta trent’anni fa, aiuta a capire
l’Italia di oggi.
"I ministri dal cielo” sono quelli che arrivano nel Belice
in elicottero, subito dopo il devastante terremoto del gennaio 1968. Si chiamano Moro, Saragat, e promettono
agli abitanti di questa zona dell’entroterra siciliano -tra le province di
Palermo, Trapani ed Agrigento- lavoro e gli aiuti per la ricostruzione. “I
ministri dal cielo” è anche la storia che dà il titolo al libro di Lorenzo Barbera. Il sottotitolo
è “i contadini del Belice raccontano”, perché è a loro che dà voce l’autore,
sociologo e fondatore -nel 1973- del Cresm (Centro di ricerche economie e
sociali per il Meridione), la cui sede è da sempre a Gibellina (Tp),
nell’epicentro del sisma.
Pubblicato per la prima volta da Feltrinelli nel 1980, “I ministri dal cielo”
oggi viene riproposto in libreria da :duepunti edizioni.
E, a 30 anni dalla prima stesura, e oltre quaranta dai fatti narrati, si mostra
capace di una lettura quando mai attuale della realtà italiana. Il perché lo
spiega nell’introduzione, e senza giri di parole, Goffredo Fofi: “Di fronte a
un governo ingiusto, a una classe dirigente ipocrita e autoreferenziale, cui
importano solamente o anzitutto i propri privilegi, e che è oggi più distante
che mai dai bisogni profondi del Paese e da qualsiasi proposito di giustizia
sociale, il fondamentale strumento di lotta che rimane a chi non accetta quoto
iniquo stato delle cose è la disobbedienza civile, di cui questo libro narra
uno degli episodi più belli e più luminosi della nostra storia civile”.
Anche se l’Italia allora non guardava al Belice, infatti, c’è un
“prima” del terremoto, un evento che rappresenta un episodio (quasi) unico
nella storia del Paese: nel marzo del 1967, migliaia di persone si mettono in
marcia per 180 chilometri, tra Partanna (Tp) e Palermo.
È la Marcia per la Sicilia Occidentale, e la guida Danilo Dolci, di cui Lorenzo
Barbera è uno stretto collaboratore. L’obiettivo: la “piena occupazione”;
interventi in grado di frenare l’emigrazione, l’abbandono delle campagne.
“C’eravamo maschi e femmine, vecchi e picciotti, padri e figli. Mariti e mogli,
paesani e campagnoli, mastri e garzoni. E c’erano le signorinelle” racconta il
contadino Peppe Mulu pi Arcamu, che con le sue parole apre “I ministri dal
cielo”.
Poi arriva la notte terribile tra il 14 e il 15 gennaio, con le scosse che cambiano tutto. “In tutta la valle del Belice il 16 gennaio c’era fame e freddo, morti e feriti e bambini senza latte”. È in questo scenario che arrivano, da Roma, i ministri dal cielo. Non portano coperte, né latte. Solo promesse, che rimarranno inevase. Forse lo aveva capito Tina Manulonga, che -racconta Mariano lu Lampusu- accoglie con uno schiaffo il presidente della Repubblica, Saragat. Così, consapevoli che senza una mobilitazione popolare non otterranno niente, i contadini del Belice partono di nuovo. È il primo marzo del ’68, e il loro obiettivo è Roma, il palazzo del Parlamento. Quando arrivano a Palermo, però, “il treno dei terremotati” non c’è più. E il direttore delle ferrovie si giustifica così: “’Voi avete ragione, ma a Messina è tutto bloccato a causa dei treni merci carichi d’arance che aspettano. Arance che hanno la precedenza…’”; “’perché hanno la precedenza?’, chiede Quartarazza. ‘Se non passano le arance va in rovina l’economia siciliana’, risponde il signor Ferrovie dello Stato”. “Quando abbiamo appreso che l’economia siciliana va in rovina se un treno d’arance passa lo stretto con mezz’ora di ritardo -annota Barbera-, abbiamo informato il signor Ferrovie che, se non partirà il nostro treno, ci accamperemo sui binari”.
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