Oggi chi dà una veloce occhiata alle prime pagine dei
giornali italiani non tarda a vedere che i giornalisti, servi dei
loro padroni, non sanno come spiegare la vittoria dell'estrema
sinistra francese. Così, dopo aver tratteggiato a tinte fosche i leaders di questa sinistra, si dilettano a immaginare le difficoltà che i vincitori incontreranno nel tentare di formare un nuovo Governo.
La verità è che i comunisti, considerati estinti dopo il 1989,
continuano a fare paura alle
classi dominanti.
A me sembra questa una delle ragioni per cui Gramsci non è stato mai amato da giornalisti e pennivendoli:
«Io non sono mai stato un giornalista professionista, che vende la sua penna a chi gliela paga meglio e deve continuamente mentire perché la menzogna entra nella sua qualifica professionale. Sono stato giornalista liberissimo, sempre di una sola opinione, e non ho mai dovuto nascondere le mie convinzioni per fare piacere a dei padroni o manutengoli»
(Lettera del 12 ottobre 1931, ora in A. GRAMSCI - T.
SCHUCHT, Lettere 1926-1935, Einaudi, Torino 1997)
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