29 luglio 2024

UNA STORIA ESEMPLARE

 


Una lotta esemplare


Alessandra Algostino e Riccardo Barbero
28 Luglio 2024

Non smette di ripensarsi, di aprire il concetto di lavoro e di allargare il confine del possibile: è difficile definire la straordinaria lotta nata con il Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze, intorno ad esso ma anche in altri territori lontani (ad esempio in Val Susa). Una lotta che favorisce la costruzione di cultura e di esperienze di mutualismo, a cominciare dall’associazione dei lavoratori – pensata per dare forma in tanti modi diversi all’abbraccio solidale del territorio – e dal Gruppo di acquisto solidale. Una lotta che dimostra come non basta promuovere insieme una fabbrica pubblica ma occorre costruirla intorno ai principi e alle pratiche della conversione ecologica. La postfazione del libro Cronistoria personale di un innamoramento collettivo

Le foto sono tratta dalla pag. fb Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

La lotta dei lavoratori della ex GKN è una lotta esemplare per diversi aspetti: molti sono illustrati nell’appassionata cronistoria contenuta in questo libro di Silvia Giagnoni.

Innanzitutto, la grande capacità di costruire e mantenere l’unità dei lavoratori, di reggere lo scontro per tre lunghi anni; una capacità edificata attraverso la notevole esperienza contrattuale precedente, il costante confronto interno, il rapporto cosciente con la storia delle lotte precedenti all’interno del gruppo FIAT e con quelle storiche del territorio (Bekaert, Steelcoop, Italsider di Piombino), i legami con le altre vertenze presenti nella zona (il centro commerciale “I gigli”, “Mondo convenienza”, l’ex Alitalia) e il dialogo non sempre facile e tuttavia positivo con le organizzazioni sindacali (in particolare FIOM e CGIL).

E poi la capacità di costruire una sorta di blocco sociale attorno alla fabbrica: non solo gli altri lavoratori, ma la popolazione del territorio (i 17 mila partecipanti al referendum, i cortei nella zona e a Firenze), gli studenti in lotta sul tema del rapporto scuola-lavoro, i giovani dei movimenti ecologisti, gli esperti solidali (ingegneri, economisti, docenti e ricercatori universitari): un “innamoramento collettivo”, come viene definito nel libro, una sorta di comunità aperta che si trasforma nella parola d’ordine generale “Convergere per insorgere”.

E ancora l’attenzione a favorire la costruzione di cultura attraverso la lotta e attorno a essa: l’audioracconto, il documentario, l’instant book, lo spettacolo teatrale, la colonna sonora, la pubblicazione del piano di riconversione industriale, i festival della letteratura working class.

Inoltre, c’è stata la propulsione a livello nazionale: gli insorgiamo tour, le manifestazioni nelle altre città, la costruzione di una rete di solidarietà nazionale e internazionale, la raccolta di fondi che ha interessato l’intero paese.

Infine, la volontà e la capacità di coinvolgere le istituzioni locali: il Comune di Campi, il consiglio comunale di Firenze, la Regione Toscana, fino alla produzione di una proposta di legge regionale sui consorzi industriali.

Sempre in stretta connessione con la lotta, inoltre, molta attenzione è stata data all’attività di cura, allo sforzo mutualistico e solidaristico: la costituzione della SOMS “Insorgiamo”, il Gruppo d’Acquisto Solidale, il progetto della gestione cooperativistica della nuova fabbrica pubblica, socialmente integrata e la costituzione della cooperativa per gestire il nuovo piano industriale.

Tutte queste esperienze hanno trasformato il ruolo degli operai della fabbrica che, da lavoratori dipendenti, sono diventati classe dirigente e hanno saputo costruire attorno alla loro lotta un blocco sociale solidale.

Ora, nella primavera 2024, lo scontro si è acuito con la presunta “proprietà”; emerge una dimensione strategica di questa battaglia esemplare: di chi è questa fabbrica? dopo quasi due anni di abbandono da parte della finanziaria proprietaria, dopo un altro anno e mezzo di ambigue prese di posizione e di oscure intenzioni del presunto nuovo proprietario?

È stato il collettivo dei lavoratori l’unico a presentare un piano di reindustrializzazione fondato su principi di riconversione ecologica e di salvaguardia dei posti di lavoro e delle competenze dei lavoratori in rapporto con i bisogni del territorio.

È scritto nel piano industriale licenziato nel marzo 24: “Il presente progetto industriale delinea un’alternativa socialmente desiderabile, economicamente ed ecologicamente sostenibile e immediatamente praticabile alla devastante catena di effetti altrimenti innescata dalla decisione del fondo finanziario Melrose di delocalizzare la GKN di Campi Bisenzio (FI) nel luglio 2021: dalla cessazione definitiva di ogni attività̀ produttiva fino ad arrivare all’alto rischio di una speculazione immobiliare sullo stabilimento, passando attraverso la mancata reindustrializzazione del sito da parte della nuova proprietà̀ di QF, in capo all’imprenditore Francesco Borgomeo.”

È evidente, dunque, che la situazione si risolve solo con un intervento pubblico: poiché lo Stato latita, deve essere la Regione a farsi carico di intervenire sulla proprietà per permettere l’attuazione del piano industriale elaborato dal collettivo operaio insieme agli esperti solidali.



Foto di Silvia Giagnoni

E così questa lotta esemplare ci pone di fronte a una questione giuridica e politica di fondamentale importanza e apre una prospettiva interessante.

«Solo se cambiano i rapporti di forza generali nel Paese, noi possiamo sperare di salvarci», scrive il Collettivo di fabbrica della Gkn1: è la consapevolezza della necessità di una trasformazione sociale e del significato del lavoro come asse del cambiamento. Per i costituenti, fondare la Repubblica sul lavoro non rappresentava una mera petizione di principio ma esprimeva la volontà di segnare un mutamento nella «concezione dei fini e della funzione dello Stato, non più solo garante delle libertà, chiamato com’è ad intervenire nella disciplina dei rapporti sociali per contrastare da una parte le prevaricazioni del potere economico e promuovere dall’altra una più equa distribuzione tra le classi dei beni della vita»2.

La lotta dei lavoratori della Gkn e la «Repubblica democratica, fondata sul lavoro» (art. 1, Costituzione) si intrecciano, sotto più profili.

Primo. Gli operai della Gkn mostrano con forza l’esistenza di quel conflitto sociale che la retorica neoliberista nega, assorbe e, se del caso, reprime. La neutralizzazione del conflitto sociale, ça va sans dire, sancisce la vittoria di una classe, come mostrano politiche economiche che, situandosi nell’orizzonte ordoliberale, focalizzano il loro cardine nell’impresa, assicurandole sovvenzioni statali e al contempo una crescente de-regolamentazione. L’esistenza e la resistenza del Collettivo di fabbrica della Gkn ricorda che tra capitale e lavoro esiste un conflitto, che il lavoratore non è solo una voce dei costi di impresa.

La Costituzione è consapevole del conflitto sociale e si pone dalla parte dei soggetti più deboli, i lavoratori, nell’intento di riequilibrarne la posizione, donde le norme a tutela delle condizioni di lavoro (per tutti, art. 36 Cost.) e le norme che assicurano ai lavoratori gli strumenti per far sentire la propria voce: la libertà sindacale e il diritto di sciopero (artt. 39 e 40 Cost.). «Il conflitto sociale non [è] stato né ignorato, né escluso, ma riconosciuto e regolato, rendendolo pacifico, ma dotando la parte più debole del conflitto delle armi necessarie…»3.

La prospettiva è l’eguaglianza sostanziale, che, lungi dall’essere cieca, riconosce le diseguaglianze per rimuoverle, prendendo le distanze dalle sirene di una artificiale parità che si traduce in concreta diseguaglianza.

Secondo. I lavoratori della Gkn agiscono nel segno di un lavoro, quello che fonda la Repubblica, concepito come strumento di dignità e di emancipazione, non come merce. È il senso del lavoro come parte di un percorso di liberazione della persona, del suo pieno sviluppo (art. 3 Cost.): un lavoro, dunque, legato alla centralità della persona e non alla massimizzazione del profitto.

Terzo. L’emancipazione è personale ma insieme anche collettiva: gli operai della Gkn in lotta chiedono a chi li incontra «Voi come state?»4; è un porsi immediato nella prospettiva di un «“Insorgiamo”» come «messaggio responsabilizzante e collettivo»5, in quanto lotta comune e convergente con altre proteste e interesse della società tutta.

Si coniugano, per ragionare in termini costituzionali, il profilo del «pieno sviluppo della persona umana» e quello della partecipazione all’«organizzazione politica, economica e sociale del paese» (art. 3 Cost.).

Il recupero del senso del collettivo implica in sé una contrapposizione rispetto all’individualismo competitivo dell’imprenditore di se stesso di cui è impregnata la narrazione mainstream, funzionale, con la dissoluzione dei corpi intermedi, all’atomizzazione della società (“la società non esiste” proclamava Margaret Thatcher), alla sua liquefazione in una massa di individui soli e deboli di fronte al potere: una visione, quest’ultima, lontana dalla solidarietà come principio costituzionale.

Quarto. La convergenza coinvolge sia il territorio: «abbiamo visto la fabbrica fondersi con il territorio… abbiamo visto una comunità insorgere, solidarizzare, autorganizzarsi»6; sia altre lotte. È la consapevolezza dell’interdipendenza espressa, ad esempio, nitidamente nel comunicato di lancio delle mobilitazioni nazionali del 25 marzo 2022 per la giustizia climatica e di “Insorgiamo” del 26 marzo 2022, a firma di Fridays For Future e Collettivo di Fabbrica-Lavoratori GKN Firenze: «Due giorni che sfidano ogni tentativo di contrapporre questione sociale e questione ambientale, e che si fondono idealmente in un’unica giornata di lotta… E visto che non esiste processo più inquinante della guerra – per il suo impatto ambientale e per come ridefinisce le priorità economiche e sociali dei paesi – il 25 e 26 marzo non potrà che essere anche una scadenza di lotta contro la guerra»7

La convergenza evoca la connessione fra i differenti profili dell’«organizzazione politica, economica e sociale del paese» nei quali si esercita la partecipazione, concepita come strumento e fine nell’articolo 3, comma 2, della Costituzione. Emerge il lavoro come come trait d’union fra democrazia politica e democrazia economica.


La Cargobike Solidale prodotta da Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze presentata al Festival Alta Felicità 2024 del movimento No Tav

È una partecipazione «effettiva» come recita la norma costituzionale, che agisce nelle forme dell’auto-organizzazione ma cerca altresì il raccordo con il circuito politico-rappresentativo, muovendosi nello spazio multidimensionale della democrazia (nelle sue forme “dal basso” come in quelle della rappresentanza).

Quinto. La lotta condotta dal Collettivo di fabbrica per una legge “anti delocalizzazioni”, che non si riduca a operazione di marketing, che introduca limiti sostanziali e non solo procedure formali, è un passo per rompere l’intoccabilità della libertà di impresa, coerentemente con la Costituzione laddove prevede che la libertà di iniziativa economica privata possa essere limitata in caso di contrasto con l’utilità sociale o quando rechi «danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana», nonché soggetta ad indirizzo e controllo per «fini sociali e ambientali» da parte del legislatore (art. 41 Cost.).

Sesto. Il progetto mutualistico della SOMS Insorgiamo, l’azionariato popolare, la cooperativa per una fabbrica pubblica e socialmente integrata, la reindustrializzazione dal basso evocano norme accantonate della Costituzione, come gli articoli 43 (con la possibilità di trasferire le imprese a comunità di lavoratori), 45 (con la «funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata») e 46 (con il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende); norme scritte con l’obiettivo di favorire la partecipazione diretta dei lavoratori e dei cittadini, dando slancio al senso del lavoro come mezzo di emancipazione e sostanza ad una sovranità popolare che si esprime nella partecipazione effettiva.

Per concludere, la lotta dei lavoratori della Gkn è paradigmatica, anche rispetto alla Costituzione, e, nello stesso tempo, – e anche questo è nelle corde di una Costituzione contrassegnata da un realismo emancipante come quella italiana – concreta: una alternativa materialmente percorribile rispetto all’esistente, a Campi Bisenzio come altrove.


Note

1 Collettivo di fabbrica-Lavoratori Gkn Firenze, comunicato del 14 agosto 2021.
2 C. Mortati, Art. 1, in Commentario della Costituzione, a cura di G. Branca,Bologna-Roma, 1975, vol. I, p. 10.
3 G. Ferrara, I diritti del lavoro e la costituzione economica, in Costituzionalismo.it, n. 3/2005.
4 Collettivo di fabbrica Gkn, Insorgiamo. Diario collettivo di una lotta operaia (e non solo), Roma, 2022, pp. 19-20.
5 Collettivo di fabbrica Gkn, Insorgiamo, cit., p. 8.
6 Collettivo di fabbrica Gkn, Insorgiamo, cit., p. 116.
7 Fridays For Future Italia, https://fridaysforfutureitalia.it/.

Pezzo ripreso da: https://comune-info.net/una-lotta-esemplare/

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