Ezio Spataro
questa mattina, dopo aver visto le foto della serata marinese dedicata all’opera
dei pupi, mi ha confidato che con Onofrio Sanicola ha perduto, insieme all’amico,
la sua principale fonte di ispirazione.
Ecco una
delle ultime poesie scritte da Ezio per ricordare l’amico:
A Guglielmo
Ti sei fermato a quel
"C'era una volta"
come una fine d'anno di Borges,
forse sei rimasto ferito
tra una rissa e l'altra dei fratelli coltelli
Ti ho intravisto
alla scuola eccellente del Gorgaccio
dove la stagione delle mostre
mi fa ricordare Battiato
quando mi chiedevi di cantare
una stagione dell'amore
Tra sacro e profano
tra presepe e presepe
il fuoco amico degli amici
ti ha abbrustolito la penna
e reso muto
Ti resta di invocare i fratelli Copti
in un rispolvero di vare e memorie
che mi dipinge te con la pizzudda
mentre ti azzanni ancora la midudda
Dai, non lasciare andare a matula
il gioco delle memorie
quella narrazione di comitati cittadini
e anargire consulenze sulla flora nostrana
Fammi raccogliere la mandragora
del tuo pensiero
quella che non si può comprare
nei bivi della cultura a futura memoria
solo tu puoi banniare la tua verdura
svuota i cassetti dove conservi
i tuoi proiettili culturali
non vedo un futuro senza di essi
non farmi aspettare una fine d'anno
per sentire lo sparo delle tue cartucce
Non farmi attendere San Ciro
per sentire i botti e prenderci il gelato
non restiamo bloccati
nel doppio senso della strada mastra
(Ezio Spataro)
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