Di Alejandro
Jodorowsky ricordiamo soprattutto due splendidi film: La montagna
sacra, allucinata rivisitazione della tradizione esoterica
dell'Occidente, e il western psico-situazionista El topo.
Jodorowsky: “Diffidate dei santoni la sola guida deve essere l’opera”
Intervista di Dario Pappalardo
Per il cineasta e scrittore cileno, considerato un maestro di “psicomagia”, ogni realizzazione creativa deve essere in primo luogo un’esperienza spirituale. Più che lettori o spettatori, i suoi sono adepti. Alejandro Jodorowsky, nato 84 anni fa in Cile, ma naturalizzato francese, si è sempre mosso tra letteratura, fumetto, cinema e teatro, contaminando tutto questo con i tarocchi e la sua “psicomagia”, l’arte di guarire da soli i propri mali compiendo gesti surreali. Oggi, mentre continuano a uscire i suoi libri – Feltrinelli sta ristampando le sue opere e ha pubblicato una nuova, ampliata edizione di Psicomagia – il regista di film ancora amati dai cinefili come Fando y Lis, The Holy Mountain eSanta Sangre, dispensa consigli e massime di vita attraverso la Rete: su Twitterconta 862 mila follower.
Jodorowsky, in lei la ricerca spirituale e quella artistica sono sempre andate di pari passo. Ma l’artista deve anche essere una guida spirituale?
«Non è l’artista che
deve essere una guida spirituale ma la sua opera. L’artista non
deve avere altro obiettivo che l’opera stessa. “Pensa all’opera
e non al suo frutto” dice un testo sacro hindu. Ed è evidente che
l’opera deve essere realizzata da un artista che ha trovato
un’unità interiore, che è riuscito a far sì che il suo ego si
chini con venerazione davanti alla sua essenza. Se l’opera è
onesta al 100%, senza alcun odore di ombelico narcisista, essa
diventerà una guida risanatrice».
Non crede che il forte seguito di artisti che si propongono come maestri di spiritualità (penso a Marina Abramovic) sia dovuto anche alla crisi della religione, dell’etica e della politica?
«Ogni artista, come ogni
essere umano, è un prodotto delle influenze della sua famiglia,
della sua società e della sua cultura. La religione, e così la
politica, è un’istituzione che pone una morale limitatrice per la
libertà creativa. Oggi, questo è un fenomeno più intenso che mai,
perché vi si aggiunge la tirannia economica. Un artista che si
presenti come maestro di spiritualità è un ciarlatano. E se pensa
che io mi creda un guru, si sbaglia. Credo invece di essere un
maestro d’arte. La psicomagia è un’arte. Il cinema attuale non è
un’arte, è una merda industriale, con un unico fine: guadagnare
dollari. Per me il cinema è un’arte, non lo faccio per guadagnare
soldi, né per essere un maestro spirituale, lo faccio perché amo
esprimermi artisticamente, cercando di raggiungere la massima
espressione estetica. E certo, ciò che è estetico, è una guida
spirituale. La bellezza è il fulgore della verità. Il cinema è
luce, proiezione, fulgore... ci avvicina alla verità impossibile,
vale a dire, a ciò che siamo davvero: dèi che si ignorano».
I suoi film sembrano il frutto di un percorso, di un passaggio. Come The Holy Mountain,per esempio. È solo finzione o i suoi set sono stati anche teatro di un’esperienza spirituale collettiva?
«Sì. Ogni arte deve
essere prima di tutto un’esperienza spirituale. E preferibilmente
collettiva».
Su Internet il blog Plano Creativo si ispira alla sua “psicomagia”. In 5 milioni l’hanno visitato lo scorso anno. Come lo spiega?
«Plano Creativo (adesso
si chiama Plano sin fin)è un blog creato all’inizio sulle mie idee
e sui miei concetti. È stato visitato 47 milioni di volte. E i miei
follower su Twitter (“ale jodorowsky”) crescono, più o meno, di
1000 al giorno. In meno di due mesi arriveranno a 900.000. Io me lo
spiego così: non disprezzo l’essere umano, tanto meno i giovani di
oggi. Non gli parlo del mio ego, né di ciò che mangio o caco, non
gli parlo come se fossero dei cretini... Gli parlo come se fossero
degli esseri umani di immenso valore, esseri con un cranio che
contiene milioni e milioni di neuroni, esseri con un immenso
desiderio di cambiare questo mondo, di essere liberi, creativi,
felici, saggi, capaci di trasformare il pianeta in un bellissimo
giardino. Questo è quello che credo. E per questo le mie poesie
impersonali, i miei pensieri filosofici ispirati alla saggezza
ancestrale, il mio misticismo rivoluzionario, ecc., vengono presi
come un nutrimento spirituale».
Come definirebbe in poche parole la “psicomagia”?
«Una terapia non
scientifica ma artistica, non basata sulle parole ma su atti che
imitano i sogni».
Ci sono artisti del passato che considera fondamentali per la sua formazione, che considera “guide spirituali”?
«Lao Tzu, Chuang Tzu, Rumi, Eliphas Levi, Korzibsky, Ramakrishna, William Blake, Eraclito, Wittgenstein, Meister Eckhart, Antonio Porchia, Fariddudin Attar, ecc., ecc.».
L’ultimo saggio di Alejandro Jodorowsky è Metagenealogia. La famiglia, un tesoro e un tranello, scritto con Marianne Costa (ed. Feltrinelli)
(Da La Repubblica del 13
ottobre 2013)
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