Riprendiamo questa corrispondenza da Atene del nostro amico Mauro Faroldi, apparsa il 18
ottobre dell'anno scorso su Greenport. Una cosa in particolare ci ha colpito: come
all'ampliarsi della crisi corrisponda l'estendersi della rete di
solidarietà dal basso. Forse non tutto è perduto e dopo l'inverno
dobbiamo aspettare la primavera.
Mauro Faroldi
Solidarietà e proteste contro la
crisi: la Grecia scende ancora in piazza.
L'ennesimo sciopero
generale che si svolto oggi in Grecia ad Atene ha preso una piega
tragica. Un manifestante aderente al PAME, il sindacato emanazione
del partito comunista, ha avuto un infarto e quando è giunto al
pronto soccorso dell'ospedale Evanghelismòs non c'era più niente da
fare. Non è ancora chiaro se l'infarto possa essere stato causato
dal fumo dei sempre più sofisticati lacrimogeni, di produzione
israeliana, che la polizia ha lanciato sui manifestanti dopo aver
spaccato e interrotto, senza motivo apparente, il corteo davanti
all'Hotel Gran Bretagna, in piazza Sýndagma.
Nonostante la
partecipazione sia stata più che discreta il clima fra chi partecipa
alle manifestazioni sindacali non è dei migliori. Malgrado gli
scioperi generali che da tre anni a questa parte si contano a decine,
l'ultimo il 10 ottobre in occasione della visita ad Atene di Angela
Merkel, niente sembra arginare la disoccupazione, la riduzione dei
salari e dei diritti, l'impoverimento, in tutti i sensi, che sta
investendo la popolazione greca. In questa situazione sarebbe più
giusto domandarsi come può essere che tanta gente abbia ancora
energia per protestare e fiducia che la protesta possa portare a
qualche risultato.
Il governo sta varando
nuove misure per 13,5 miliardi di euro, facendo le debite misure
sarebbe come dire 100 miliardi di euro per l'Italia. Evànghelos
Venizèlos, il presidente del PASOK, il partito socialista che fa
parte della compagine governativa, giura in televisione che queste
saranno le ultime. Nessuno più gli crede e tutti aspettano le
prossime scommettendo quali possano essere: licenziamenti nel
pubblico impiego, tagli e soppressione di assegni agli invalidi, come
gli emodializzati, "chiusura" delle isole con meno di 150
abitanti perché costa troppo garantirne i servizi. Non sappiamo se
questa ipotesi sulle piccole isole diventerà realtà, ma già
"l'ipotesi" misura come la crisi stia imbarbarendo la
società greca. Esiste certo una risposta a questo arretramento, una
risposta parziale e contraddittoria che comunque evidenzia la
vitalità e la forza di questo popolo.
Più si espande la crisi
più si sviluppa la rete di solidarietà. Medici e infermieri curano
gratis i disoccupati: qui se si perde il lavoro si perde l'assistenza
medica e la disoccupazione è al 25%. Organizzazioni di volontariato
garantiscono il "sissitio", cioè un pasto caldo, alle
decine di migliaia di ateniesi che hanno perso tutto: casa e lavoro.
Ma esiste anche una solidarietà più spicciola e molecolare; per
fare un esempio la mia vicina di casa, un'insegnante d'inglese, da
lezioni di lingua gratis a ragazzi che vogliono prendere il
proficiency, il diploma d'inglese che garantirà la possibilità di
lavorare all'estero, meta sempre più cercata dalle nuove
generazioni. La disoccupazione giovanile in Grecia sta marciando
verso il 60%. Sempre nel mio quartiere è nato da pochi giorni "Il
Ritrovo di Solidarietà", lo scopo dell'associazione è
raccogliere cibo, altri generi di prima necessità, organizzare
doposcuola per i bambini e altro per le famiglie del quartiere
rimaste senza reddito. In Grecia secondo il sindacato confederale,
GSEE, oltre 440.000 famiglie non hanno alcun reddito, più di una
famiglia su dieci. "Il Ritrovo di Solidarietà" del mio
quartiere è sponsorizzato dalla coalizione di sinistra SYRIZA, il
maggior partito di opposizione.
È un modo per
intervenire nel quartiere ma anche per contrastare i neonazisti di
Chrysì Avghì, "Alba Dorata", che nei quartieri popolari
stanno portando avanti la loro politica di "solidarietà
sociale": certo, puntualizzano, "solidarietà sociale"
solo per chi è di "pura razza greca". Fra l'altro i
parlamentari di "Alba Dorata" devolvono la quasi totalità
del loro vitalizio per questa iniziativa. Un modo più intelligente
di porsi di quello dell'oligarchia conservatori/socialisti che ha
governato la Grecia negli ultimi quarant'anni fra scandali e ruberie.
Ma quando, alcuni giorni fa, il primo ministro e presidente del
partito conservatore "Nuova Democrazia", Antònis Samaràs,
ha parlato di un pericolo repubblica di Weimar per la Grecia, doveva
prima di tutto domandarsi quanto lui stesso (e la classe dirigente
dei partiti che hanno governato il paese dal ritorno del regime
democratico) ne fosse responsabile.
(Da: www.greenreport.it/)
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