Il rating di Trani e la Cmc
di CLAUDIO GIORNO
Trani è una città suggestiva. La sua Cattedrale sembra galleggiare sul mare quando ti si para davanti. Il bianco della sua pietra, la leggerezza della sua architettura sembrano farla lievitare sulle acque azzurro intenso che ne lambiscono il sagrato. Ma le inchieste del Tribunale di Trani sono pesanti. Lo sono da un po’ di tempo, da quando vi si è insediato sostituto procuratore Michele Ruggiero con la collaborazione del collega Antonio Savasta (sotto l’accorta regia del loro capo, Carlo Maria Capristo). Alcuni dei fascicoli aperti negli ultimi due anni autorizzano a sperare che la funzione della Magistratura possa anche essere quella evocata spesso dai più liberali e progressisti tra i giuristi democratici. Trani ha messo il proprio sigillo su alcuni dei casi più clamorosi di chiamata in causa di chi – non solo in Italia – pareva destinato ad essere intoccabile. A cominciare dalle famigerate agenzie di rating. Proprio quelle che solo qualche mese fa hanno sostenuto – lo ha fatto JPMorgan – “che i governi europei dovrebbero modificare le loro costituzioni perché retaggio di una cultura eccessivamente legata alle vicende dell’antifascismo europeo, che garantiva troppi diritti”.
Tutti sappiamo che si tratta di organismi di diritto privato controllati dalle principali banche speculative del mondo. Le stesse che hanno indotto la crisi globale del 2008 riversandone i maggiori costi sull’Europa. Facendo tra l’altro sprofondare la Grecia nella miseria imponendo politiche di austerità che hanno annientato qualsiasi diritto determinando una sorta di “sperimentazione pratica della raccomandazione anticostituzionale”.Lo sa sicuramente meglio di noi anche Ruggiero che non ha trovato molto sostegno tra i colleghi più “autorevoli” e titolati a cominciare da quel Michelevietti che Pierferdinandocasini ha indicato per la presidenza del Consiglio Superiore, l’organo di “autogoverno dei giudici”. Ma a quanto pare non si è lasciato impressionare, ed anzi “ha coltivato con il tempo una spiccata passione per le faccende in materia finanziaria. A spingerlo è stato probabilmente (…) il forte desiderio di difendere i diritti dei piu’ deboli, i consumatori”. E’ un’annotazione che non si legge su un sito dei centri sociali che lottano contro la crescente disuguaglianza imposta dal modello economicistico trionfante, ma che ho trovato su WALLSTREETITALIA giornale on line che si rivolge agli investitori! Ed è sempre da quella fonte che traggo altre preziose notizie: come il fatto “che si occupa in prima persona di reati finanziari e ha aperto fascicoli e avviato le inchieste piu’ grosse della sua procura. Da quella sulla vendita di prodotti derivati riconducibili al (famigerato NdR) Monte dei Paschi di Siena negli anni 2009-2010 a quella sui prodotti dell’allora Banca 121 che vide indagato (e poi prosciolto) l’allora governatore Antonio Fazio”.
Ma aver messo “nel mirino le maggiori agenzie di rating” ha determinato che “del suo operato siano venuti al corrente anche oltroceano: così che su richiesta del Dipartimento di Giustizia Usa, (che ha messo sotto accusa Standard&Poors per comportamento fraudolento, Trani ha inviato un fascicolo con 8.000 documenti! Come si sa è stato direttamente il Governo USA a chiedere a S&P a febbraio di quest’anno un risarcimento di 5 miliardi di dollari, e proprio in questo giorni si leggono notizie sulla “disponibilità” a pagare da parte di alcuni istituti tra i più potenti del globo. Perché come si sa, oltreoceano hanno tanti difetti, ma chi truffa fisco e risparmiatori viene rinchiuso in carcere e non c’è amnistia o indulto che soccorra…diversamente avviene da noi: è ancora da WSI che traggo questa considerazione: “I magistrati pugliesi hanno finora dimostrato di sapersela cavare, nonostante la ristrettezza dei mezzi, per sostenere il peso di inchieste su temi kolossal, che coinvolgono istituti bancari e mercati per migliaia di miliardi di dollari. Sono stati sinora in grado di indagare con serietà di fronte ai big della finanza mondiale e probabilmente gli ostacoli maggiori li hanno incontrati invece in patria”.
Ora – proprio in questo fine mese la stessa procura – gli stessi PM – hanno concluso una inchiesta solo apparentemente più “modesta” (perché legata a una ipotesi di truffa di dimensioni relativamente piccole e a scala locale. Una indagine che a mio giudizio – non sono un giurista ma provo a usare il buon senso comune – potrebbe essere destinata a fare scuola: Quale che sia la decisione che prenderà il GUP l’inchiesta aperta sulla costruzione “impossibile” del porto di Molfetta, sull’ex sindaco oggi senatore (PD+L) che ne volle fortemente l’avvio dei lavori e sull’impresa la CMC (di area PD-L), a capo del raggruppamento che si aggiudicò l’appalto ha rivelato un’attenzione verso il buon uso del denaro pubblico e un rigore inusuale nella concezione stessa di quelli che un tempo si chiamavano Lavori Pubblici. Un atteggiamento in cui in questo paese non pareva neanche più lontanamente possibile l sperare: perché i PM di Trani si sono spinti a mettere – tra le ipotesi di provvedimenti chiesti ai giudici – l’opportunità di privare una impresa che si fa coinvolgere in un appalto così clamorosamente irrealizzabile della titolarità stessa aconcorrere o mantenere altri appalti pubblici!
Si deve sapere infatti che il porto di Molfetta, il suo ampliamento presupponeva un lavoro di bonifica bellica di tale onerosità da rendere il successivo dragaggio dei fondali e la realizzazione di qualche banchina in più e l’irrobustimento della difesa la difesa foranea un costo “trascurabile” rispetto al vero importo “sommerso” (è il caso di dirlo! Esponenzialmente oltre i 150 milioni di euro “previsti”!). Cosa di cui dalle indagini accuratissime svolte risulta fossero a perfetta conoscenza tutti gli “attori”, dal senatore PDL Antonio Azzollini – allora sindaco della cittadina pugliese agli aggiudicatari dell’appalto. Che però – nella più consolidata tradizione italica avrebbe dovuto essere solo l’avvio di una filiera di Sanpatrizio capace di garantire uno stillicidio infinito di finanziamenti negli anni a venire perché speso “un tot” per i progetti e l’avvio dei lavori scatta la minaccia delle penali da pagare alle imprese e soprattutto il ricatto occupazionale per cui mica si possono “chiudere i rubinetti”. Un copione assolutamente logoro, ma talmente collaudato che penso di poter affermare – per i 36 anni trascorsi nel mondo delle grandi opere – che senza un simile paradigma una buona metà degli appalti pubblici andrebbero deserti. (Anzi, non verrebbero neanche attivati! Ho anche avuto modo di scriverle queste cose in alcuni esposti mandati a suo tempo ai magistrati; ma evidentemente sbagliavo indirizzo: non le ho mai inoltrate alla Procura di Trani!).
E tornando alla città della cattedrale leggera e ai suoi diligenti PM provo a “tradurre” la loro ipotesi di reato e la richiesta di provvedimenti “adeguati” per come l’ho capita io che sono un semplice cittadino: Se di una impresa oggetto di indagini si è dimostrata una così grave la “vocazione” fraudolenta questa non è più in grado di offrire le garanzie irrinunciabili che dovrebbero essere la pre-condizione per lavorare per le Pubbliche Amministrazioni che pagano coi soldi dei cittadini! Un ragionamento lineare che non dovrebbe fare una grinza e che deve aver letteralmente terrorizzato i legali di CMC evidentemente “non abituati” a dover affrontare uno scenario così inatteso. Per cui prima ancora di negare la colpevolezza dei titolari della solita scatola cinese creata ad hoc per aggiudicarsi l’appalto (la solita Associazione Temporanea di Impresa che in questo caso si chiama esoticamente Molfetta Newport e ha sede ovviamente a Ravenna) sono corsi ai ripari sostenendo non solo che sono stati i dirigenti, i responsabili della catena di comando e controllo di quel cantiere a macchiarsi “eventualmente” di tali colpe, ma soprattutto che il vertice societario deve in ogni caso essere ritenuto estraneo alla violazione della normativa sugli appalti “come dimostrano le centinaia di lavori acquisite ”(?!); per la qual cosa non potrebbe venire meno la fiducia del committente pubblico (Non senza agitare lo spettro della disoccupazione cui andrebbero incontro migliaia di operai…categoria in via di estinzione che a volte sembra servire solo più a garantire profitti illeciti)…Nelle prossime ore sapremo cosa decideranno i giudici che dovrebbero assumere i provvedimenti così difficili (si legga “ricattabili“: un’altra vicenda “pugliese” l’ILVA di Taranto lo sta a dimostrare): Intanto godiamoci però l’apertura di un capitolo che potrebbe anche segnare un punto di svolta se non altro in termine di speranza per quei cittadini che non si rassegnano ad una magistratura forte con i deboli e inesistente con i (poteri) forti.
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