La Cicciona
Recensione di Romano A. Fiocchi, pubblicata il 26 ottobre 2013 su http://www.nazioneindiana.com/
Guy de Maupassant, La Cicciona, traduzione e cura di Stefano Lanuzza, Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri, 2013.
Guy de Maupassant, La Cicciona, traduzione e cura di Stefano Lanuzza, Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri, 2013.
Il 6 luglio di centoventi anni fa moriva Guy de
Maupassant. Moriva pazzo, causa la sifilide contratta da giovane, forse
ereditata dal padre, forse trasmessagli dalle assidue frequentazioni di
prostitute. Stampa Alternativa l’ha celebrato con un volumetto che non poteva
uscire se non per i suoi tipi: La Cicciona, titolo originale Boule de
suif, letteralmente Palla di sego, Palla di grasso, o anche Pallina, come
suggerisce nella postfazione Stefano Lanuzza. È un libretto curioso, di cento
pagine, con un opulento nudo di Renoir protagonista della copertina. Curioso e
che incuriosisce a prima vista. Provate a leggerlo in metropolitana, su un tram
o su un autobus e vi accorgerete di quante persone (soprattutto donne) notano
il nudo in copertina, sbirciano il titolo e vi osservano cercando di carpire il
contenuto. La Cicciona, specie in una società dove l’anoressia è la
normalità, fa il suo effetto.
Lo farebbe ancora di più se si sapesse che la Cicciona
è una prostituta e che tra i compagni di viaggio con cui sta fuggendo da Rouen,
occupata dalle truppe prussiane, è il personaggio che più catalizza la
benevolenza del lettore. Sì, una prostituta è meglio del conte de Bréville e
signora, dell’industriale Carré-Lamadon e signora, del commerciante Loiseau e
signora, ma anche del “rivoluzionario” Cornudet, idealista solo in apparenza, e
delle due suore, pronte ad aiutare soldati contagiati dal vaiolo ma incapaci di
riconoscere il bene in una prostituta. L’idea di rappresentare in pochi
elementi caratteriali l’archetipo della borghesia francese dell’epoca (e non
solo) è un’idea vincente, tanto che oltre all’adattamento cinematografico del
1945 di Christian-Jaque con una Micheline Presle affascinante e niente affatto boule
de suif – alcune sequenze si possono vedere qui
-,
personaggi e microcosmo psicologico del racconto tornano in uno dei più celebri
film dell’epopea western: Ombre rosse di John Ford del 1939 - per
chi non l’ha mai visto, o avendo una certa età ne ha un improvviso richiamo
nostalgico, il lungometraggio completo in lingua originale è visionabile
qui
-. Ombre rosse è a sua volta tratto dal
racconto La diligenza per Lordsburg dello scrittore americano Ernest
Haycox, che si rifà al racconto di Maupassant. Il finale del film è ovviamente
adattato al pubblico dei western: la prostituta Dallas si riscatta andandosene
a vivere con il bello e onesto fuorilegge – equivalente eroico di Cornudet –
impersonato da John Wayne. Il perbenismo americano non avrebbe accettato una
prostituta con il volto rigato dalle lacrime dell’umiliante irriconoscenza.
Immagine invece, quest’ultima, che vela il personaggio di tenerezza sino a
farlo più bello di quello che è.
Veniamo ora agli aspetti più letterari. La Cicciona
è un racconto breve ma potente, scritto da un Maupassant di appena trent’anni.
Pubblicato nel 1880 in un’antologia che rappresenta il manifesto del
naturalismo (con racconti di Zola, Huysmans, Céard, Hennique, Alexis), riesce a
coniugare la straordinaria capacità di osservazione con l’evocazione di
sentimenti (e risentimenti) attraverso un linguaggio distaccato e realista,
quasi anticipasse di settant’anni l’école du regard di Robbe-Grillet.
Racconto simbolo, racconto considerato perfetto da Zola, “capolavoro destinato
a durare” da Flaubert, La Cicciona è in sostanza un libro di denuncia:
da un lato dell’assurdità della guerra, dall’altro della meschinità degli
uomini ricchi o arricchiti, che pur essendo di condizioni sociali diverse si
sentono – come scrive Maupassant – “affratellati dal denaro, membri della
grande massoneria degli abbienti”.
C’è dell’altro. Tutto il libretto è attraversato da
una sottile incessante ironia che non risparmia neppure i disturbi respiratori
dell’albergatore: “I suoi polmoni, sibilando, esprimevano l’intera gamma
dell’asma: dalle note gravi e profonde fino alle note acute dei galli giovani che
provano a cantare”. Ma anche i nomi: dallo stesso albergatore, signor Follenvie
ossia pazzo-nella-vita, al buffo Loiseau, in francese letteralmente
“l’uccello”, ai nomi degli eroici e briganteschi reparti francesi che battono
in ritirata: I Vendicatori della Disfatta, I Cittadini della Tomba, Gli Amici
della Morte. È proprio da questi ultimi che prende inizio l’invettiva di
Maupassant contro la guerra, contro le ambizioni di Badinguet – nomignolo di
Napoleone III – e le vanaglorie del nuovo impero. Le prime dodici pagine sono
una sorta di ouverture storica costruita con l’occhio acuto e sarcastico di un
cronista di guerra (del resto Maupassant vi partecipò in prima persona).
Sfilano allora i componenti di un’armata allo sbando che non dà affidamento neppure
in chi la comanda: vecchi commercianti di stoffe e di granaglie, ex
commercianti di grasso o di sapone a cui è stato conferito il grado di
ufficiali solo per il loro denaro. Da questa moltitudine di personaggi
sbiaditi, la patriottica Cicciona emerge come una delle poche figure vere e
sincere.
Sono passati centotrentatré anni dall’impietosa
fotografia scattata da Maupassant, eppure le cose non sono cambiate, così in
Francia come in Italia e nel resto del mondo occidentale. Ecco perché se Ombre
rosse resta soltanto una bella fiaba western, La Cicciona continua
ad esercitare il suo fascino con la sua potente dose di attualità. Mettete un
pulmino al posto della grande carrozza trainata da sei cavalli diretta a
Dieppe, collocatela in una diversa zona di guerra al posto della Francia post
Sedan, e vi renderete conto di quanto il racconto sia fresco e contemporaneo.
Stefano Lanuzza presenta un’ottima traduzione
corredata di note particolareggiate e aggiornate (ad esempio il nomignolo
Badinguet utilizzato anche per Sarkozy), talvolta persino eccessive (come le
note esplicative sul mito di Tantalo e sull’alea iacta di Cesare).
Veste tipografica sempre originale, come è tipico
delle edizioni Stampa Alternativa. Attenzione, nonostante tutto della Cicciona
ci si può anche innamorare.
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