Liberate finalmente le pagine dei giornali dai resti di Priebke pubblichiamo un testo che forse molti giovani non conoscono, e molti anziani hanno dimenticato. Non ci sembra che in questi giorni sia stato ripreso, ma forse si.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Nota informativa
Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e
altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle
forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La
condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione
delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato
in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti
bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il
suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che
non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano
essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto
che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.
A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante
la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti),
dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale
di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del
criminale nazista.
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