Anima mia, fossa comune...
Dopo lo scandalo legato alla pubblicazione del Dottor Živago
all'estero e al Premio Nobel, Pasternak deve mettere da parte un grande
progetto di riedizione delle sue poesia in Unione Sovietica, già in
cantiere nel 1956. In quell'anno, comunque, erano uscite nove poesie che
entreranno in un nuovo libro, Quando rasserena, composto tra il
1956 e 1959, e percorso dal filo rosso della memoria e della vocazione
della poesia, dove l'io ritrova se stesso e il proprio senso nel
ritrarsi e farsi medium, servo: contenitore anonimo delle ceneri della Storia. Anima
entra in quest'ultimo libro. Il Pasternak, che spesso viene letto come
il poeta lirico per eccellenza, colui che afferma la Vita e si apre al
tutto, qui si fa becchino di Amleto e impasta la sua poesia con il
terriccio delle fosse comuni, delle tombe senza nome e senza ricordo del
suo Secolo-belva. E con l'epigrafe crea un bel cortocircuito tra
Memoria e Oblio: "Un livre еst un grand сimetièrе où sur lа рlupart dеs tombes оn nе реut рlus lire les noms еffacés". Marcel Proust
Anima mia, donna in lutto
per quelli che mi attorniano,
sei divenuta il loculo
dei martoriati vivi.
I loro corpi imbalsamando,
dedicando loro il verso
con la lira singhiozzante
Levando per loro il pianto,
Nel nostro tempo egoistico
per coscienza e per paura,
sei come urna funeraria
a ospitare le loro ceneri.
I loro comuni tormenti
ti hanno buttato a terra..
Tu odori di polvere di morto,
di obitori e sepolcri.
Anima mia, fossa comune,
tutto ciò che hai visto qui,
macinandolo come un mulino
lo hai trasformato in mistura.
E macina ancora
tutto quello che mi è successo,
questi quasi quarant'anni,
in terriccio di cimitero.
1958 da Quando rasserena
E macina macina, l'anima del poeta. Il
mulino ci riporta ad Amleto, come ci insegna Santillana: "Nelle rozze e
vivide immagini delle popolazioni scandinave Amlóði si distingueva per
il possesso di un mulino favoloso dalla cui macina ai suoi tempi
uscivano pace e abbondanza. Più tardi, in tempi di decadenza, il mulino
macinò sale; ora infine, essendo caduto in fondo al mare macina le rocce
e la sabbia creando un vasto gorgo, il Maelstrom («la corrente che
macina», dal verbo mala, «macinare»), ritenuto uno delle vie che
conducono alla terra dei morti. Questo nucleo di immagini, come rivela
una serie di fatti, rappresenta un processo astronomico, lo spostamento
secolare del sole attraverso i segni dello zodiaco che determina l’età
del mondo, assommanti ciascuna a migliaia di anni. Ogni età porta con sé
un’Era del mondo, un Crepuscolo degli Dei: le grandi strutture
crollano, vacillano i pilastri che sostenevano la grande fabbrica,
diluvi e cataclismi annunziano il plasmarsi di un mondo nuovo." (G. de
Santillana, H. von Dechend, Il mulino di Amleto, Milano 2003.
Il Mulino-asse terrestre, che macina le ossa dei morti, è ripreso anche dal Dickens di A Tale of two Cities:, per parlare della fame, attingendo dal buon vecchio folclore inglese
"Macinati e rimacinati in un terribile mulino, ma non quel mulino
favoloso in cui i vecchi ritornano giovani, quei disgraziati
rabbrividivano a ogni angolo /.../ Il mulino che così li aveva macinati
era lo stesso nella cui mole i giovani diventano vecchi..." (trad. di M.
Domenichelli, Frassinelli, p. 40).
Combinazione, è proprio quel libro di Dickens che Živago legge e rilegge...
Da: http://candadi.blogspot.it/2016/09/anima-di-pasternak.html
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