25 settembre 2016

SULLA NECESSITA' DEGLI STUDI "LUNGHI E DIFFICILI"



     Ho letto stamattina un pezzo di un caro collaboratore di questo blog, Domenico Passantino, che mi ha fatto ripensare alle critiche di cui fu oggetto il giovane Antonio Gramsci negli anni in cui redigeva la rivista L' ORDINE NUOVO.Rassegna settimanale di cultura socialista. Di seguito, pertanto, posto un brano del pezzo di Gramsci e, successivamente, l'articolo dell'amico di Ciminna. fv  



1. SULLA NECESSITA' DEGLI STUDI  "LUNGHI E DIFFICILI"

Antonio Gramsci

     [...] Sì, è vero, abbiamo pubblicato articoli "lunghi" studi "difficili" e continueremo a farlo, ogni qualvolta ciò sarà richiesto dall'importanza e dalla gravità degli argomenti, ciò è nella linea del nostro programma: non vogliamo nascondere nessuna difficoltà, crediamo bene che la classe lavoratrice acquisti fin d'ora coscienza dell'estensione e della serietà dei compiti che le incomberanno domani, crediamo onesto trattare i lavoratori come uomini cui si parla apertamente, crudamente, delle cose che li riguardano. Purtroppo gli operai e i contadini sono stati considerati a lungo come dei bambini che hanno bisogno di essere guidati dappertutto: in fabbrica e sul campo dal pugno di ferro del padrone che li stringe alla nuca, nella vita politica dalla parola roboante e melliflua dei demagoghi incantatori. Nel campo della cultura poi, operai e contadini sono stati e sono ancora considerati dai più come una massa di negri che si può facilmente accontentare con della paccottiglia, con delle perle false e con dei fondi di bicchiere, riserbando agli eletti i diamanti e le altre merci di valore. Non v'è nulla di più inumano e antisocialista di questa concezione. Se vi è nel mondo qualcosa che ha un valore per sé, tutti sono degni e capaci di goderne. Non vi sono né due verità, né due diversi modi di discutere. Non vi è nessun motivo per cui un lavoratore debba essere incapace di giungere a gustare un canto di Leopardi più di una chitarrata, supponiamo, di Felice Cavallotti o di un altro poeta "popolare", una sinfonia di Beethoven più di una canzone di Piedigrotta. E non vi è nessun motivo per cui, rivolgendosi a operai e contadini, trattando i problemi che li riguardano così da vicino come quelli dell'organizzazione della loro comunità, si debba usare un tono minore, diverso da quello che a siffatti problemi si conviene. Volete che chi è stato fino a ieri uno schiavo diventi un uomo? Incominciate a trattarlo, sempre, come un uomo e il più grande passo in avanti sarà già fatto.  

Antonio Gramsci,  da  L'ORDINE NUOVO, 10 gennaio 1920, I, n. 33.


***** 

2. Sulla semplificazione a tutti i costi
di Domenico Passantino
 
Con questo scritto intendo rispondere a quanti mi rimproverano complessità di ragionamento e di scrittura.
Semplificare, è noto, vuol dire rendere semplice. Semplice è qualcosa, etimologicamente, diverso da duplice, triplice ecc. Semplice vuol dire piegato una sola volta.
Per esempio potrei semplificare questa disquisizione puramente astratta e perciò inutile ai fini commerciali ecc. fino a non dire esattamente nulla. La semplificazione è quel processo che tende a razionare in parti più piccole, più digeribili e immediatamente adatte all'uso tutti i pensieri.
I pensieri però possono essere di due tipi: ragionamenti e riflessioni. Per loro natura é da notare che i primi, ossia i ragionamenti, tendono a semplificare un problema (infatti si ragiona per dare una soluzione-la macchina di Turing e i computers funzionano in questo modo: gli si dànno delle informazioni problematiche che l'automa elabora in numeri e semplifica in una soluzione, scioglie cioè una matassa di dati in dati più semplici). D'altra parte, ragionamento deriva da ragione, che ha il suo alterego nella parola razione, per cui ragionare vuol dire dividere in parti più semplici problemi di natura complessa.
La riflessione invece agisce in maniera nettamente contraria al ragionamento: riflettere vuol dire flettere su se stessi, piegarsi su di sé, così come complicare vuol dire piegare insieme, piegare più volte. Una riflessione è, quindi, una problematizzazione di dati che apparentemente sembrano semplici, ma che, dal momento che riguardano l'uomo che non è un automa, sono invece complessi. La riflessione, in definitiva, si può definire come un ragionamento, complesso, se vogliamo, che, tuttavia, nella sua apparente complessità, serve a smascherare l'apparente semplicità delle logiche relazionali che intercorrono tra gli uomini.
Non mi sorprende che mi si richieda la semplificazione a tutti i costi; in fondo essa è ciò a cui siamo abituati: prendo lo smartphone dalla tasca e digito su Google il problema; il computer lo analizza (alla lettera lo scioglie) e me lo risolve(alla lettera lo scioglie: analizzare e risolvere sono fratelli figli del verbo greco luw=sciogliere). L'automa telefonino, l'automa computer mi semplifica un dato o dei dati complessi in dati più semplici e più comprensibili, un po' come fanno gli enzimi che, durante la digestione, trasformano le macromolecole in unità più semplici o come fanno la mamma quando imboccano i lattonzoli appena appena svezzati.
L'uomo non è un automa, almeno non lo è ancora diventato: il ragionamento matematico deve essere affiancato da una riflessione critica, se non si vuole scadere nei numeri e alienare questa caratteristica tutta dell'uomo che è il pensiero critico: occorre creare una crisi, una separazione, una spaccatura, all'interno di verità superficiali e scontate.
Domenico Passantino

2 commenti:

  1. Domenico Passantino: Grazie di cuore.
    Sono onorato

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  2. Prof. Salvo Spica: Bellissimo articolo! Viviamo in un'epoca in cui la banalizzazione e la spiegazione superficiale di problemi complessi dominano le nostre vite; i giornali ci offrono pezzi di verità che non sappiamo più mettere assieme per costruire un discorso logico e ragionevole sulla realtà che ci circonda; nessuno vuole più faticare, deleghiamo agli altri anche il compito di riflettere. Sarebbe bello riscoprire con gli altri, soprattutto con i più giovani, il valore della complessità. Per questo ho scelto il mestiere più difficile di tutti!

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