Ieri sulla sua pagina FB il mio primo caro prof. di storia e filosofia, Giuseppe Carlo Marino, ha lanciato l'allarme sulle manovre in corso per impedire agli italiani di pronunciarsi liberamente sul referendum costituzionale:
Faranno di TUTTO, ma proprio di TUTTO, per tentare di impedire al NO di vincere il referendum. E' in corso una partita molto complessa e molto pericolosa per la cosiddetta "democrazia repubblicana", di cui ignoriamo le dinamiche "interne".
Prof. Giuseppe Carlo Marino
Io comunque, malgrado il comprensibile pessimismo del Prof. Marino, penso che la partita sia ancora aperta e che si possa vincere seguendo le indicazioni date alcuni mesi fa da un vecchio saggio radicale:
REFERENDUM: RENZI E “I TONI DA SMORZARE”
Un altro appello di Renzi, un’altra contraddizione, un’altra bugia.
Certi “appelli” di Renzi sembrano piuttosto delle “disposizioni per i media”, qualcosa di simile alle “veline” del ventennio fascista.
Questa volta il Presidente del Consiglio-Segretario del P.D. raccomanda di “smorzare i toni” delle polemiche sul referendum costituzionale.
Che significa “smorzare i toni”? Dovrebbe significare “parlarne pacatamente”, “ragionare”.
Ottima cosa solo che i toni li ha alzati lui ed i suoi, con il suo “se vince il NO me ne vado” e con una serie di vituperi nei confronti di “quelli del NO”. Le cose devono andare maluccio in termini di sondaggio per l’ex Boy-scout. Da quando ha dovuto prendere atto che quel suo “se no me ne vado” si traduceva in un autolesionistico invito a non perderne l’occasione, Renzi sembra puntare sul “parlare d’altro” ma, soprattutto sull’invito agli avversari a non fare, non dire, non sottolineare quanto gli nuoce.
E poiché gli avversari non stanno certo ai suoi ordini, questi suoi “inviti” sono altrettante “veline” di disposizioni ai media che ai suoi ordini sono proni, a smorzare le voci del crescente movimento per il NO.
Che Renzi possa contare sull’appoggio di gruppi economico-finanziari-giornalistici non sono io, non siamo noi a dirlo.
Basta ricordarci di quel che ha scritto in uno dei suoi struggenti atti di fedeltà a Renzi, Cerasa, il successore di Ferrara a Il Foglio che, malgrado il suo attuale fanatismo, è tutt’altro che sprovveduto. Egli indica i rapporti con quei tali ambienti economico-giornalistici come la carta che resta in mano a Renzi.
“Abbassare i toni” significa, dunque, abbassare il volume quando parla l’opposizione.
In realtà la paura di Renzi è proprio quella che “si ragioni”, che si parli di che cosa è e che cosa comporti sul piano del funzionamento di uno Stato che voglia continuare a definirsi democratico e liberale quel gran pasticcio che si vuol far passare per una riforma.
Credo che oramai quella solenne sciocchezza del “nuovo è bello” che doveva divenire lo slogan del SI, abbia finito per essere compreso per quello che è dalla gente: un modo di parlar d’altro, anzi, di non parlare di ciò che è da giudicare.
Il cosiddetto “fronte del NO” che, come ho scritto altre volte è necessariamente policentrico, perché il diritto di rifiutare le baggianate non si può negare a nessuno e ragionare è diritto ed obbligo di tutti, indipendentemente dalla loro collocazione politica, ha oggi un problema ed un compito: imporre l’esigenza di ragionare, come ci suggerisce Pasquino, e di far circolare tutte le analisi puntuali delle incongruenze della cosiddetta riforma, mettendo in comune la capacità di ragionare ed il prodotto del ragionamento. Rompere, con l’uso dei mezzi di informazione incontrollabili dai “padroni del vapore” più o meno “etruschi” ed amici e compari di Renzi, il silenzio sul “ragionare” da essi imposto.
Penso, ovviamente ad internet, con cui si può in qualche modo superare il silenzio, magari camuffato da “abbassamento dei toni” che oggi è nell’interesse di Renzi di imporre a chi a ragionare non ha rinunziato.
Io, vecchio decrepito, credo di fare la mia parte. A tutti gli amici chiedo di non esprimere il loro apprezzamento su quanto vado scrivendo, ma piuttosto, se ritengono validi gli argomenti, di farlo circolare, facendo ogni sforzo a tal fine.
E’ una battaglia, anzitutto, contro il monopolio dell’informazione, specchio del monopolio del potere insito in questo “ambiguo” “Partito della Nazione” e sulle sue cosiddette riforme.
Buon lavoro!
Mauro Mellini, 26 maggio 2016
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