07 ottobre 2012

ELOGIO DELL' E-BOOK 1 e 2





Oggi su un blog  che seguo con particolare simpatia - http://buchi-nella-sabbia.blogspot.it  - ho trovato un originale elogio dell’e-book :



 

Mania del nuovo. Dice che il nuovo è meglio del nonnuovo: e perché mai? Io sto con ciò che è evolutivo cioè nuovo e anche vecchio; sono darwiniano. Attingo nella roba del maestro delle origini come a una fontana. È un balsamo quella prosa prudente, quel pensare lento lento, quel coraggio senza iattanza... Rileggo tutto ogni due o tre anni.

15 luglio 1968

Luigi Meneghello, Le carte. Materiali manoscritti inediti 1963-1989, trascritti e ripuliti nei tardi anni Novanta. Volume I: anni Sessanta, BUR Rizzoli, prima edizione digitale 2012

Rileggere Meneghello. Rileggerlo grazie ad una liseuse - il libro è maschio, ma il dispositivo per leggere quello elettronico è una lettrice, in francese: una complementarità casuale, ma ben riuscita, per una volta.
Ho aspettato diversi anni, prima di perpetrare quello che a tutti gli effetti è un tradimento, considerata la mia attitudine rispetto ai libri tradizionali, nei confronti dei quali l'affetto e l'attaccamento continuano a sgorgare come acqua di fonte non solo perché contengono parole, i mattoni del mondo, alla pari di atomi e numeri, ma anche perché i mattoni sono legati tra loro con la malta del tatto (meglio se la carta è almeno leggermente scabra, non come quella liscia e patinata di molti testi di chimica o geografia o fotografia, fisicamente insopportabile), dell'odorato e del fruscio delle pagine (preferenze assolute: odore di fieno e rumore di una leggera risacca), e ho aspettato qualche mese, prima di scriverci queste righe.
Non so come evolverà il mio rapporto col libro in futuro. So, al momento, che in questi mesi, di libri di carta, ne ho comprati pochissimi e che, contrariamente ai miei timori iniziali, l'aggiunta di un nuovo mezzo di accesso alla lettura non ha compromesso il mio rimestare roba vecchia, trapassata e vetusta e non mi ha avvicinato a nuove edizioni più di quanto non fosse mia abitudine prima, anzi: vi ho caricato tutto Benjamin e alcuni testi delle sue fonti ottocentesche, quasi tutto Kafka, un numero imprecisato di poesie classiche, un Nello Rosselli su Pisacane che non conoscevo per niente, un Marx di cui ancora non mi capacito come possa aver vissuto finora senza (il 18 brumaio!), diversi testi su Istanbul, il cui incontro diretto, pur importante, è troppo recente per cui mi possa sentire di scriverne, un Andrés Neuman, un Noiriel su immigrazione, antisemitismo e razzismo, un Isnenghi, un T.S. Hamerow, un Complete Danish per marchiare a fuoco la mia prima visita di Copenhagen, diversi PDF che avevo accumulato nel tempo infrattandoli a caso nei meandri di un disco fisso sempre molto disordinato, qualche giornale di tanto in tanto, e, ovviamente, in ordine crescente di importanza, On the origin of species, Decameron e Pinocchio. Nessuna traccia ancora di Borges e Musil, il che mi induce a pensare che, ormai integrati o, più probabilmente, smarriti, nella mia memoria, non desiderino esserne estratti o rievocati, almeno non da me.
Mi ha dato un'emozione particolare, che in parte è riuscita ad attenuare i profondi sensi di colpa, partire proprio da Pinocchio. Se il primo passo doveva essere fondamentale per avviare il cambiamento - così mi sono detta al primo collegamento; mi sembrava che un primo passo sbagliato avrebbe potuto compromettere irrimediabilmente tutto il cammino futuro -, ci ho messo un attimo ad optare per Pinocchio, come primo testo, così come un attimo deve aver messo mia madre in un giorno di dicembre del 1975, entrando nella libreria Mondadori di piazza Goldoni, a Trieste, per prendermi un volume di Pinocchio che reca ancora la sua dedica e che, come molti altri, non mi ha seguito fisicamente nei miei spostamenti, ma in realtà non mi ha mai abbandonato, perché rappresenta, idealmente e concretamente, il mio primo libro. Ripensandoci, sempre grazie a lui, una cosa su Istanbul posso dirla senza tema di esprimermi troppo presto, prima che l'esperienza si sia sedimentata a sufficienza. Si tratta di un dettaglio minimo, eppur rivelatore, meglio di quanto facciano alcuni testi di storia compilativi e senza anima, dei rapporti tra Bisanzio e Venezia, e si tratta allo stesso tempo di un minuscolo segno di pervicace resistenza da parte di alcune parole alla riforma radicale di Atatürk (certe parole hanno volontà propria), che molte parole di origine straniera, a cominciare da quelle di origine persiana, bandì per decreto: sfogliando in una libreria una traduzione in turco di Pinocchio (eh), ho scoperto che falegname si dice marangoz, dal veneziano marangon. Un momento di gioia indimenticabile.
L'uso sociale in senso informatico che ne faccio è limitatissimo: al momento, mi limito a condividere una lista di libri desiderati solo con una persona, mentre registro che mi ostino a non dare valutazioni in forma di sequenze di stellette e a non fornire alcun commento, quando arrivo all'ultima pagina e mi si sollecita a farlo. L'ultima pagina è così diventata all'improvviso fonte di ansia, purtroppo, proprio per questa funzione di cui farei volentieri a meno, se riuscissi a sopprimerla.
Solo due, direi, le lamentele principali, la questione del tatto-odorato-udito essendo largamente compensata dal vantaggio di non dover più pensare un'ora a quali libri portarmi dietro, quando esco di casa o parto, e quella dell'ansia da fine essendo abbastanza facilmente superabile respirando a fondo per tempo: in Europa non si ha (ancora) accesso alle biblioteche e non si possono dare od ottenere in prestito i libri dagli amici.
Come si vede, è una Wende e al tempo stesso non lo è.

francesca


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P. S. Una piccola ulteriore dimostrazione del fatto che il mondo ormai è un "villaggio globale" ce la fornisce l'amico Gabriele Mastropaolo che a Marineo ha dato vita, pochi mesi fa, ad una sua originale casa editrice di e-book:




Il mondo intorno a noi cambia ormai rapidamente.
Mai come nella nostra epoca i cambiamenti sono immediati e influiscono immediatamente nel nostro vissuto quotidiano.
Sta cambiando il nostro rapporto con l'ambiente, cambiano le relazioni sociali, il modo di conoscere altra gente, cambia la politica. E cambia anche il nostro rapporto coi libri.
La tecnologia viaggia dritta sempre più verso un orizzonte fatto di nubi (clouds) e pixels. Settori sempre più ampi della nostra attività quotidiana vengono ormai completamente gestiti dai computer, e i computer divengono sempre più leggerie volatili.
Si realizza quella sorta di profezia preconizzata nel 1984 da Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane, in cui una tra le sei parole con cui salutava il nuovo millennio prossimo a venire era leggerezza, nel senso di inconsistenza;
I computer di oggi sono sempre più leggeri, sottili e cloud, parola che in inglese vuol dire 'nube' e che designa un modo di intendere il web, internet e i computer, un modo leggerissimo, in cui nei computer ci sono sempre meno hardware, ovvero parti meccaniche, e sempre più soltanto software, ovvero programmi.
Uno dei primi strumenti rivoluzionari introdotti dall'avvento di internet è la posta elettronica, ovvero un account in rete con cui scambiare messaggi istantaneamente in tutto il mondo, account che non si trova allocato nel pc ma 'volatilizzato' tra i miliardi di bytes che la rete secondo per secondo scambia.
Ecco, il concetto di cloud non è altro che l'estensione del principio della posta elettronica a tutto ciò che il pc può gestire in rete.
Nascono computer senza hard disk, consentendo all'utente di allocare i suoi dati direttamente in rete, coi dovuti vantaggi e svantaggi.
Vantaggi perché l'utente ha in dotazione un computer molto più maneggevole senza l'obbligo di portare con se chiavette, pendrive, dischi masterizzati e quant'altro.
Svantaggio, perché ne va della privacy. Annosa questione, questa. Ma la privacy, rassegnamoci, ce la siamo scordata già con l'avvento delle carte di credito e dei cellulari.
Il futuro impone sempre delle sfide, e accettarle e superarle è il nostro compito.

Come cambia, in tutto questo, il rapporto coi libri?
Cambia radicalmente. Innanzitutto, già la parola libro è obsoleta: libro designa un supporto di carta, rilegato a fascicoli. Coi pixels si perde il senso di tutto ciò.
Sarà opportuno d'ora in avanti parlare più opportunamente - e semplicemente - di testo.
Un testo digitalizzato perde la sua consistenza fisica, viene a mancare il concetto fisico di pagine, di cartelle.
In digitale, un testo può essere letto senza toccarlo; letto attraverso un portatile o un tablet leggere un testo sarà, dal punto di vista ergonomico, come guardare un film; si potrà leggerlo tenendo comodamente in mano un sacchetto di patatine, o prendendo appunti; inoltre, nel tablet o nel portatile potranno essere allocati migliaia di testi.
Questo potrà lasciarci indifferenti se pensiamo a testi di svago, ma pensiamo a testi didattici; pensiamo ai ragazzi di oggi piegati dagli zaini colmi di libroni e vocabolari, e pensiamo invece a una custodia con portatile o tablet. Il cambiamento è radicale. Una rivoluzione.
Svaniranno le librerie domestiche; spariranno i libri civetta, quelli che fanno arredamento, quelle enormi immense librerie esposte in bella mostra esclusivamente a titolo di rappresentanza.
Dal punto di vista pragmatico, l'avvento del testo digitale costituisce uno smacco letale al feticismo del lettore, al lettore per cui il libro non è il testo, ma il suo supporto di carta, il lettore - praticamente tutti - cui piace toccare il libro, il lettore cui piace comperare i libri senza leggerli.
L'avvento del testo cambia radicalmente l'editoria: riducendo i costi, le pastoie che consentiranno ai bravi scrittori di emergere saranno meno gravose; non esisteranno più i resi di magazzino, e soprattutto non esisterà più il fuori catalogo: un testo sarà sempre disponibile.
Ancora, l'avvento del testo digitale è soprattutto uno smacco letale all'egomania congenita agli scrittori - tutti gli scrittori - , quelli che tarano la consistenza del proprio talento attraverso la consistenza cartacea del libro. Non di rado un volume di 600 pagine fa del suo autore un genio. Poco importa se abbia scritto sciocchezze e male per giunta.

Tutti costoro dovranno rassegnarsi: il libro sparirà, sempre più inconsistente, sarà sempre più testo.
I pixels sono leggeri quasi come il pensiero.
Exbook.eu Publisher, la prima casa editrice on line in Sicilia, partecipa di tutto questo, e guarda avanti.
I suoi testi sono disponibili esclusivamente in formato digitale: pdf, epub, html, ideali per per ogni tipo di supporto digitale.
Ha il suo negozio on line, http://www.exbook.eu, dove è possibile acquistare tutti i testi attualmente in catalogo a prezzi più che popolari, testi che sono anche distribuiti dalle maggiori piattaforme on line di vendita di ebook, come Feltrinelli.it:

Amazon:

IBS:

e tutte le maggiori piattaforme di vendita on line.

Dopo secoli di carta stampata, il testo torna protagonista, il testo recupera la dimensione che gli è più propria, quella della inconsistenza, come quella del pensiero.
Exbook.eu Publisher è partecipe di tutto ciò. Per questo esiste: il testo prima di tutto.

Gabriele Mastropaolo









1 commento:

  1. La lettura di un testo su supporto digitale invece che cartaceo è una vera rivoluzione, tuttavia in pochissimi ancora sono al corrente dei non pochi vantaggi funzionali e pratici del caso.

    Vantaggi di cui ho curato una sintesi in questo articolo corredato da video tutorial

    http://exbook.eu/ita/vademecum-per-un-exbook

    Gabriele Mastropaolo

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