27 ottobre 2012

SUL CICLONE GRILLO













Visto che alla vigilia delle elezioni che si terranno domani in Sicilia non si fa altro che parlare di Grillo e del suo movimento, mi pare opportuno proporre la lettura di un bel pezzo di Marco Belpoliti, pubblicato oggi da L’Espresso:

Marco Belpoliti - Professione  guastatore

Messaggi urlati, uso del corpo, derisione degli avversari. Così il comico-politico incarna il mito del “briccone divino”. Ora alla prova in Sicilia.

La vecchia foto di Giuseppe Grillo, in arte Beppe, che emerge dagli Archivi Farabola, ci mostra il comico in abito di scena, tra Superman e il Mago Zurli, l’extraterrestre e il pupazzo infantile. Un’immagine di altri tempi, che ci rivela qualcosa di importante circa il carattere profondo di questo attore, nato a Savignone in provincia di Genova nel 1948. La sua è una lunga carriera che parte da un teatro-cabaret del capoluogo ligure, L’Instabile, per arrivare al Movimento Cinque Stelle, passando per una serie quasi interminabile di trasmissioni televisive, spettacoli teatrali, film.
Tuttavia in Grillo sembra agire qualcosa che va al di là della figura del semplice attore, così da collocarlo nell’universo dei trickster, figura che gli antropologi e i mitologi chiamano il “briccone divino”: personaggio mitologico appartenente a un tempo al regno animale e a quello umano, al novero degli dèi e a quello degli uomini. Dio del passaggio tra l’alto e il basso, il dentro e il fuori, il sublime e l’abietto, tra la follia e la ragione, il trickster prende le forme dell’idiota creativo, del saggio buffone, del bambino dai capelli grigi; è il continuo dissacratore.
Un critico teatrale, Oliviero Ponte di Pino, ha scritto che solo un osservatore distratto potrebbe scambiare Grillo per un comico, mentre si tratta di un “realista”, poiché si limita a raccontare quello che sta sotto gli occhi di tutti, dato che la nostra realtà italiana è assolutamente esilarante. Vero. Ma il realismo di cui è portatore Grillo possiede un tratto magico e inafferrabile, che mobilita forze non facilmente comprensibili, le quali traggono la loro origine da elementi reconditi posti al di fuori del campo razionale, per cui la realtà stessa, quella che il comico-trickster agisce nella scena mediatica, è al di là, o forse al di qua, degli schemi tradizionali della politica.
Per questa ragione la sua comparsa nel teatro della politica italiana ha spinto molti ad accostarlo a Silvio Berlusconi, a Sua Emittenza, al Cavaliere, al Primo Ministro dei Bunga Bunga. Entrambi ci fanno balenare una visione del reale che non si può facilmente imbrigliare dentro le categorie consuete, e che ha nel corpo il suo riferimento più evidente. Entrambi possiedono quello che si può definire “lo spirito animale”: un ampio spazio d’irrazionalità che attinge alle zone profonde dell’inconscio collettivo e le mobilita sulla scena pubblica. Ma mentre nell’ex presidente del Consiglio l’aspetto oscuro, se non proprio nero, era ben evidente, nonostante i tentativi di farlo scomparire dietro al luccichio del denaro e del sesso facile, in Grillo la natura animale della sua forza si mostra immediatamente ed è tutt’uno con la sua identità di “briccone divino”. Nel folclore il trickster appare un personaggio ambiguo, scaltro mentitore, che riesce sempre a farla franca, a uscire sano e salvo dai garbugli più intricati senza subire alcun danno.

 Grillo, del resto, possiede anche l’aspetto fisico del trickster: corpo corto e tozzo, testa riccioluta, sguardo provocatore, occhi roteanti e fulminanti, tendenza al mascherone. Sul palco nei comizi – come in precedenza in televisione e a teatro – egli distorce i lineamenti nella tensione del grido; con le mani compie gesti convulsi, caricando il corpo di un’energia che lo obbliga a piegarsi, a incurvarsi in avanti. Le mani sono infatti l’elemento centrale della sua gestualità carnevalesca, da Arlecchino, senza tuttavia possederne la leggerezza. Ricorda lo Zanni della antica commedia – fool e clown -, ma anche Pulcinella: la comicità come derisione, abbassamento dell’avversario, è la sua arma migliore che suscita l’immediata simpatia e il riso nel pubblico degli spettatori. In Grillo la Commedia dell’arte, archetipo insuperabile del nostro carattere nazionale, celebra il suo immancabile ritorno.



Il trickster raccontato dai miti è abile, vorace, eccessivo, imprevedibile; mette in moto cambiamenti inattesi: ingarbuglia le cose, le complica, poi le scioglie in un attimo, con un gesto, aiutato dalla sua natura animale. La cosa più interessante di questa figura mitologica, presente nei miti dei Pueblo come nella nostra letteratura (Pinocchio è senza dubbio un trickster), è quella di distruggere l’ordine precedente e di crearne uno nuovo e inatteso. Sul palco Beppe Grillo urla, strepita, minaccia; i suoi comizi – monologhi assoluti – hanno il ritmo di un rito ossessivo che, mentre spaventa una parte dell’uditorio, contemporaneamente provoca grandi entusiasmi e fa vibrare la corda isterica delle folle.



 In Sicilia, dopo l’attraversata a nuoto dello Stretto, performance personale fondata sul corpo, là dove nelle esibizioni sul palco emergono soprattutto la voce e il gesto, si aggregano, di città in città, folle sempre più numerose, segno di una frenesia popolare che nessun politico riesce oggi a suscitare, fenomeno d’eccitazione collettiva degno delle feste religiose. Per trovare degli antecedenti al forma-Grillo bisogna rifarsi alle maschere del teatro romano, ai mascheroni che appaiono sulla scena della Roma antica, ma anche al Miles gloriosus di Plauto o alle Antellane, da cui derivano le maschere del nostro teatro. Per capire l’identità italiana, in cui Beppe Grillo s’inserisce con la sua isteria compulsiva, bisogna perciò ricorrere all’antico repertorio delle maschere: Arlecchino, Pulcinella, Dottor Balanzone, Stenterello, Brighella, Gianduia, Colombina, Meo Patacca, Rugantino, Sandrone, Tartaglia, ecc., che identificano le peculiarità dei caratteri locali, i luoghi comuni propri di ogni paese o città. Si tratta di antichi stereotipi, ma anche di archetipi su cui si modella la nostra comprensione delle diverse identità locali: i napoletani, i veneziani, i liguri, i torinesi, i bergamaschi, ecc. Beppe Grillo è, dunque, al di là del suo possibile esito politico, prima di tutto una maschera.

fonte: L'Espresso 


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Nell'occasione mi sembra utile segnalare due recenti libri dell'autore dell'articolo di sopra:

Marco Belpoliti  Il corpo del capo   Guanda




Marco Belpoliti  La canottiera di Bossi  Guanda


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