07 ottobre 2012

QUASIMODO, Lamento per il sud




                                     LAMENTO PER IL SUD    
 
 
La luna rossa, il vento, il tuo colore 
di donna del Nord, la distesa di neve... 
Il mio cuore è ormai su queste praterie, 
in queste acque annuvolate dalle nebbie. 
Ho dimenticato il mare, la grave 
conchiglia soffiata dai pastori siciliani, 
le cantilene dei carri lungo le strade 
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie, 
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru 
nell'aria dei verdi altipiani 
per le terre e i fiumi della Lombardia. 
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria. 
Più nessuno mi porterà nel Sud. 
 
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti 
in riva alle paludi di malaria, 
è stanco di solitudine, stanco di catene, 
è stanco nella sua bocca 
delle bestemmie di tutte le razze 
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi, 
che hanno bevuto il sangue del suo cuore. 
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle, 
mangiano fiori d'acacia lungo le piste 
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse. 
Più nessuno mi porterà nel Sud. 
 
E questa sera carica d'inverno 
è ancora nostra, e qui ripeto a te 
il mio assurdo contrappunto 
di dolcezze e di furori, 
un lamento d'amore senza amore. 

Salvatore Quasimodo

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