31 marzo 2024

PAOLO DESOGUS CONTRO I GUERRAFONDAI

 


La leggerezza con cui si parla di guerra è sconcertante. Anche io come molti di voi sono rimasto impressionato dalle dichiarazioni dei vari esponenti europei, da Michel a Macron, passando poi per Von der Leyen, i quali da un lato denigrano la Russia per la sua arretratezza economica e tecnologica, dall'altro però le attribuiscono la forza di attaccare persino i paesi Nato, sebbene in due anni non sia ancora riuscita a conquistare tutto il Donbas.

La spiegazione più semplice di questa isteria guerrafondaia è che le élites europee vogliano spingere i paesi al rapido riarmo e questo anche al prezzo di nuove privatizzazioni, così come di tagli ai servizi, alla sanità e all'istruzione. La guerra costituisce in questo senso un grande affare per le lobby delle armi e più in generale per il capitale privato che si troverà nella condizione di prendere il posto del pubblico abbastando definitivamente le conquiste sociali del secondo Novecento.

Ma è proprio così? Questa spiegazione, diciamo così, opportunistica e affaristica mi convince sino a un certo punto. Credo che ci sia dell'altro.

L'isteria della guerra mi pare che nasconda anche un cambio culturale. È forte in Europa il tentativo di affrontare il declino della globalizzazione attraverso nuovi sentimenti di paura e odio verso ciò che sta ad est, ovvero verso Russia, Cina e Iran. Non è più possibile difendere i privilegi economici dell'Occidente con la forza militare americana, né con l'ipocrisia della globalizzazione e della sua promessa di benessere generalizzato per mezzo della diffusione degli ideali del mercato e della libera iniziativa.

Gli Usa vivono una fase di ripiegamento imperiale. Le sue classi politiche sono corrotte e meschine. Più in generale l'Occidente è nel mondo minoritario. Sui suoi paesi si sono del resto accumulate quote gigantesche di odio e di desiderio di rivalsa da parte dei paesi esclusi dal benessere, vittime delle colonizzazioni. Per di fendersi ai paesi occidentali non resta che restaurare e amplificare la dicotomia noi/loro e agitare lo spauracchio della guerra vestendo i panni degli agnelli, ma preparandosi a ribadire la loro natura di lupi. 

 PAOLO DESOGUS

 (Docente di letteratura italiana alla Sorbone di Paris)


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