Le cronache degli ultimi mesi sono piene di abusi, pestaggi, violenze varie che alcuni agenti di custodia esercitano nei confronti dei detenuti. Prima di parlare degli ultimi fatti accaduti in un carcere di Trapani, voglio ricordare che Danilo Dolci - fin dai suoi primi libri degli anni cinquanta (Banditi a Partinico, Processo all'art. 4, Inchiesta a Palermo) - è stato tra i primi in Italia a denunciare l'uso sistematico della tortura nelle carceri.
Veniamo adesso ai fatti più recenti:
Senza respiro
Gli abusi, il pestaggio, le violenze, le torture sugli ultimi degli ultimi, i più vulnerabili, i più fragili, gli isolati per problematiche psichiatriche o di dipendenza – che invece di essere presi in cura dal sistema sanitario, sono stati condotti lì, nella terra di nessuno, alla mercè del sadismo di turno degli agenti aguzzini del carcere di Trapani – sono il punto più basso della nostra civiltà.
Un girone dell’inferno dantesco, atti inauditi che ricordano i Miserabili di cui scriveva Hugo – e a dirlo è il procuratore Gabriele Paci che ha coordinato le indagini.
Abbiamo imparato da Voltaire e da Dostoevskij che il grado di civiltà di un Paese si misura dalle sue carceri e se questo è il quadro raccapricciante, indegno di qualsiasi società che voglia definirsi civile capace di tutelare la dignità di tutti, a partire dagli ultimi, se dall’inizio dell’anno sono 81 i detenuti che si sono tolti la vita, e 7 i suicidi tra gli agenti di custodia, allora bisogna sentirla tutta nella propria pelle e nella propria coscienza questa vergogna.
Vergogna che trova un’eco inaccettabile nelle parole del sottosegretario alla giustizia, Andrea Delmastro, in quel lasciare senza respiro, in quell’intima e oscena gioia di infierire sugli ultimi. Una pubblica vergogna che toglie il respiro.
In questo quadro desolante rincuora sapere che sono altri agenti penitenziari, degni del ruolo difficile che ricoprono, ad aver svolto le indagini sui colleghi torturatori.
IL REATO DI TORTURA HA ROTTO IL MURO DI OMERTÀ “Quanto emerso in queste ore relativamente a quello che è accaduto nel carcere di Trapani, dove 46 persone sono indagate per vari reati, tra cui quello di tortura, segnala ancora una volta quanto questo reato sia fondamentale… Da una parte per perseguire i responsabili di questo crimine. Dall’altra, nel far sentire il supporto dello Stato alle persone che subiscono torture o violenze in carcere… Per ultimo, anche per rompere il muro di omertà che troppo spesso in casi simili si creava in passato. Come già accaduto in altri casi, infatti, l’indagine – scattata dopo alcune denunce effettuate dalle persone detenute – è stata condotta dal nucleo investigativo della Polizia penitenziaria… Ora ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto… Non possiamo però che esprimere soddisfazione nel sapere che all’interno dell’Amministrazione penitenziaria ci siano professionalità in grado di far respirare le persone detenute…” (Patrizio Gonnella, Antigone).
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