11 novembre 2024

UNA SPERANZA COMUNE

 


Marina CorradiIn apprensione per il futuro, ma "non praevalebunt"
Avvenire, 10 novembre 2024


... Ecco, quella speranza comune, mi manca oggi in modo struggente. Il Covid già era stato un duro colpo, ma almeno si era lottato insieme. Lo shock, sono stati i carri armati russi in Ucraina. La guerra che risollevava il suo muso di bestia in Europa. Non una guerra intestina, come nell’ex Jugoslavia. Quei carri nelle città ucraine mordevano un pezzo di Europa. Il filo rosso del mio primo giorno di scuola vacillava. Con i massacri e le fosse comuni a Bucha ho sentito quel filo spezzarsi. La guerra non si è fermata. Poi, il 7 ottobre. Un altro giorno che mi ha tolto il fiato: un pogrom di puro stampo nazista. Poi mi hanno atterrito, e mi atterriscono, le città palestinesi annientate senza alcuna pietà. Infine, l’altra notte, Trump. Come lo scatto di uno scambio sui binari di un treno. L’America cambia rotta. Anche i cattolici secondo i sondaggi hanno votato in maggioranza per Trump. Per i suoi proclami anti aborto, capisco. Ma il primo atto annunciato dal presidente è la deportazione di centinaia di migliaia di migranti, alla frontiera col Messico. Una deportazione epocale di disperati. L’America che rinnega la sua storia. Intanto già Putin si congratula con il vincitore e sorride, sornione, convinto di mangiarsi l’Ucraina. Intanto Francia e Germania guardano a destra, a una destra anche estrema. Quale Europa si disegna? L’antisemitismo – anche grazie a Netanyahu – dilaga. Una grave crisi economica incombe. Il mio filo rosso, stracciato. Paura. Guardo i nipoti con tenerezza e apprensione. Ho sentito il cardinale Parolin in tv: «Il male non prevarrà», ha detto, nella petrosa certezza cristiana. Non praevalebunt. Alla fine, non prevarranno. Ricordiamocelo. Chiediamo a Dio questa certezza buona.

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