Durante le
riprese del film "Todo modo" (1976) Elio Petri si rifiutò di farne
una presentazione previa alla stampa:
"La ricezione critica di "La proprietà non è più un
furto" mi fece molto arrabbiare. Ma alla fine, ciò non capita soltanto a
me. Ogni tanto leggo gli articoli nella stampa o riviste specializzate in cui
osservo come i critici scrivano delle cose assurde. La loro critica non è
affatto costruttiva. Loro difendono posizionamenti elitisti che incentivano la
disconnessione tra il pubblico e i registi. La ricezione critica del
"Salò" di Pasolini mi convinse che la critica italiana non abbia
nessuna ragione per esistere più. Per esempio, per dare soltanto un esempio del
loro sensazionalismo, solo poche ore dopo la morte di Pasolini, i critici
corsero a vedere "Salò". Dopo, si sono affrettati a scriverne. Hanno
sezionato sia il film che l'autore. Hanno confuso la vita di Pasolini con il
suo film, un vero vile atto. "Salò" è un film meraviglioso, che
nessuno ha veramente capito - e che nessuno ha voluto capire. I critici
chiaramente si sono rifiutati di accettare il film così puro nella sua provocazione,
e così provocatorio nella sua purezza. Pasolini pensò a mascherare un film
provocatorio, ma in realtà egli fece un film estremamente poetico - e questo
film è provocatorio soltanto perché è poetico. Non può dunque essere capito
dalla gente così bassa moralmente, che cerca di fare del moralismo, e che è
così legata alla moralità borghese."
- Elio #Petri
Dall'intervista fatta da Jean. A.Gili "Elio Petri et le cinéma italien" (1996) pp.13-14
Assemblea in
corso all'interno del Centro Sperimentale di Cinematografia durante
l’occupazione. Tra gli altri sono presenti: Elio Petri, Bernardo Bertolucci,
Pier Paolo Pasolini, Carlo Lizzani, Ugo Pirro e Marco Bellocchio. Roma,
5.3.1967 © Rodrigo Pais/Archivio Università di Bologna/Tutti i diritti
riservati
Pezzo ripreso da: CITTAPASOLINI
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