«The perfect Virgil»: Sciascia in America
di Valerio Cappozzo
«The 1952 boom in Italian literary prizes did not indicate real quality. While even Giovanni Papini received an award, Mario Tobino, the young writer who was the most authentic revelation of the year, went unrewarded». Così inizia la voce Italian Literature pubblicata da Leonardo Sciascia nel The American Peoples Encyclopedia Yearbook a Chicago nel 1952 [1]. Questa traccia riscoperta tre anni fa in Wisconsin era rimasta oltreoceano, dove le sue prime parole in inglese sottolineano una carenza nel riconoscere la letteratura italiana di valore. Quello di Pier Paolo Pasolini è un altro nome che Sciascia menziona tra gli «youthful writers of promise», e col senno di poi ci rendiamo conto di quanto avesse ragione.
Gli americani apprezzano questa franchezza, il giudizio immediato nel fotografare una realtà. Difatti, a Leonardo Sciascia chiedono di scrivere degli articoli con l’occhio dello scrittore, non del reporter. Lo intervistano sul «The New York Times» parlando del suo lavoro di ricerca e narrativo, gli commissionano un resoconto sulla condizione umana dopo il terremoto del Belice, un’opinione sulle proteste del ’68 attraverso le differenze regionali e nazionali degli studenti. Gli chiedono anche di raccontare la Sicilia barocca e mai di descrivere la mafia.
Agli americani Sciascia ha parlato di Cosa nostra già nel 1964 con Il giorno della civetta, pubblicato a New York da Alfred A. Knopf con il titolo Mafia Vendetta. L’ha analizzata così bene che non gli chiedono più di insistere sull’argomento, anzi cercano il suo sguardo acuto di pensatore europeo, mediterraneo, siciliano, un faro, una guida verso l’Italia e gli italiani. Nella sua recensione a Candido, or A Dream Dreamed in Sicily, tradotto nel 1979 da Adrienne Foulke e pubblicato a New York da Harcourt Brace Jovanovich, Gore Vidal scrive: «What is the mafia mentality? What is the mafia? What is Sicily? When it comes to the exploration of this particular hell, Leonardo Sciascia is the perfect Virgil».
Per gli americani Sciascia è il perfetto Virgilio che scrive opere magistrali in cui delinea i funzionamenti della società italiana, ma sa anche usare accenti danteschi quando si confronta aspramente con la società del tempo. Così, negli articoli che gli vengono richiesti, i redattori vogliono le parole sincere di uno scrittore, l’argomentare disinteressato. Sciascia viene ancora oggi letto e insegnato in America per confermare la verità socio-politica della seconda metà del Novecento. Chi si rivolge ai suoi libri lo fa per capire gli intrighi umani, mafiosi, politici, che in altri romanzi o in altri film – si pensi al Padrino – sfumano spesso in romanticismi di maniera.
D’altro canto Sciascia si avvicina alla letteratura americana sin dagli anni Trenta, con i romanzi appena pubblicati in italiano di Faulkner, Steinbeck, Dos Pasos, Hemingway. Lo scrittore si misura anche con la traduzione di una poesia di Walt Whitman nel 1945, scrive delle recensioni sui romanzi americani e intervista il poeta Allen Tate nel 1954. In qualità di direttore responsabile della rivista «Galleria» (edita a Caltanissetta da Salvatore Sciascia), lo stesso anno dirige un numero monografico su letteratura, teatro, cinema, critica, americani. Propone la pubblicazione di un’antologia di poesie tradotte da Alfredo Rizzardi nel 1955 e, infine, dirige un secondo numero monografico di «Galleria» dedicato ai testi della nuova poesia americana nel 1958. Dagli anni Sessanta entra in contatto con redattori, traduttori, editori o appassionati lettori di cui rimangono diverse corrispondenze epistolari che mostrano un’immagine vivida di un’America in cambiamento [2].
Sciascia stringe una particolare amicizia con Herbert Mitgang, redattore del quotidiano newyorkese e giornalista assai intraprendente. Mitgang, che si reca in Sicilia più volte tra gli anni Sessanta e Settanta per incontrare Sciascia, si è servito del Freedom of Information Act attraverso il quale ha avuto accesso agli archivi della National Archives and Record Administration. Nelle sue inchieste ha rivelato il contenuto di vari documenti riservati e coperti dal segreto di Stato dell’FBI e della CIA che riguardano scrittori quali W. H. Auden, Truman Capote, Tennessee Williams, Thornton Wilder e altri poeti, romanzieri e drammaturghi statunitensi accusati di antipatriottismo.
Mitgang e Sciascia si scrivono per circa vent’anni, l’uno stima dell’altro la tenacia nell’investigazione, e durante le visite sanno condividere il nuovo mondo moderno e remoto, e la storia rarefatta dei secoli. L’uno introduce l’altro nel proprio universo: Mitgang scriverà un romanzo ambientato in Sicilia, Sciascia verrà recensito e fatto conoscere dall’amico di New York. Questa amicizia, questa intesa, sarà cruciale nel momento in cui l’FBI apre un dossier sulle edizioni Knopf di New York proprio nel 1964, quando Mafia Vendetta, con questo titolo detestato da Sciascia stesso, suscita i sospetti del Federal Bureau of Investigation. Quelli sono gli anni delle faide tra le famiglie mafiose americane e sarà la stessa casa editrice a muoversi in anticipo sull’investigazione. Knopf scrive direttamente a J. Edgar Hoover, l’integerrimo direttore dell’FBI che grazie alla casa editrice si lascia convincere approvando il romanzo [3].
Mitgang confessa di non averlo mai detto a Sciascia, non voleva rivelare quello che già si sapeva del sistema democratico statunitense che si stava incrinando. «Da autore che ha scritto costantemente contro la fiacchezza e la corruzione del governo e delle autorità di polizia, avrebbe alzato le spalle in un gesto tutto siciliano e divertito se gli fosse stato detto che uno dei suoi romanzi era stato inviato al direttore del Federal Bureau of Investigation per approvazione», racconta Mitgang.
È molto probabile che Sciascia avrebbe fatto quel gesto, lo stesso modo di alzare le spalle quando in Italia continuavano a etichettarlo come mafiologo. Agli americani, invece, non interessava e non interessa l’aspetto più ristretto e provinciale della criminalità siciliana, ma la capacità di saper andare oltre fino ad arrivare a comunicare con gli Stati Uniti, pur non avendoci mai messo piede.
Eppure a New York aveva vissuto il padre, Pasquale Sciascia, dal 1912 al 1919 lavorando in una lavanderia e prestando servizio nell’esercito americano durante la Prima guerra mondiale: «A noi però non ne ha mai parlato, per lui l’America era l’inaccettabile e l’indicibile. Tornato a Racalmuto, ha voluto cancellare tutto, quasi che quel periodo non fosse mai esistito». Questa indicibilità suscita nel giovane Sciascia una sete di parole, una ricerca della letteratura fino ad arrivare ad affermare: «sapevo tutto, degli scrittori americani».
Seguendo le tracce del progetto di ricerca nato nel 2019 “Sciascia e la cultura Nordamericana”, l’Associazione Amici di Leonardo Sciascia ha pensato che New York fosse il posto adatto per indagare i rapporti intellettuali saldi e continui con gli Stati Uniti sin dagli anni Trenta, con le letture dei romanzi americani appena tradotti da Cesare Pavese, Elio Vittorini e pubblicati nella collana Medusa della Mondadori o nel Parnaso letterario di Bompiani durante l’ascesa del fascismo. L’America vista e sognata al cinematografo, la Liberazione che aveva fatto credere in un’America risolutiva, dove proiettarsi con l’immaginazione dava il brivido dell’arte, e la possibilità di raccontarsi.
Il Comitato Nazionale del Centenario Sciasciano, l’Istituto Italiano di Cultura di New York, l’Associazione degli Amici di Leonardo Sciascia e la rivista internazionale di studi sciasciani Todomodo hanno così deciso di organizzare a New York una settimana di eventi intorno a Leonardo Sciascia. L’iniziativa ha ricevuto, tra gli altri, il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale (MAECI), dell’Ambasciata d’Italia a Washington D.C. e del Consolato Generale d’Italia a New York e si è svolta in tre momenti: la presentazione del nuovo libro di Joseph Farrell, Leonardo Sciascia: The Man and the Writer (Olschki 2022) alla Rizzoli Bookstore; la presentazione della Cartella «Omaggio a Leonardo Sciascia» al Center for Italian Modern Art e il XIII Leonardo Sciascia Colloquium, diviso in due giornate e ospitato dall’Istituto Italiano di Cultura di New York.
Il Colloquium [4] ha rappresentato il culmine delle celebrazioni americane durante il quale, dopo i saluti dell’Ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, del Sottosegretario MAECI, Benedetto Della Vedova, della Presidente del Comitato Nazionale del Centenario Sciasciano, Senatrice Emma Bonino, del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti, si sono articolate sette sessioni, tavole rotonde, una video intervista inedita di Rita Cirio a Leonardo Sciascia e Federico Fellini. Tra gli studiosi presenti, alcuni venuti dall’Europa, altri residenti in America: Francesca Maria Corrao, Joseph Farrell, Ann Goldstein, Amara Lakhous, James Marcus, Gaetana Marrone-Puglia, Antonio Monda, Domenico Scarpa, Valter Vecellio, Giulia Pellizzato, Alessandro Giammei, Roberta De Luca e Salvatore Pappalardo, insieme a un pubblico partecipativo e stimolante.
Durante le sessioni, riassunte puntualmente da Stefano Vaccara per La Voce di New York [5], si è rinnovato quel modo di vedere Sciascia e la sua Sicilia come ponte radio di comunicazione fuori dai confini della provincia. Il diffondersi di quella mente che ha saputo connettere diversi elementi della tradizione culturale mediterranea, fino a lasciare che il fluire delle correnti di pensiero coinvolgesse anche le coste opposte dell’oceano.
Dialoghi Mediterranei, n. 58, novembre 2022
Note
[1] La voce enciclopedica Italian Literature è stata ora ripubblicata nella ventottesima cartella di grafica d’arte fuori commercio della collana «Omaggio a Sciascia», curata da Francesco Izzo per gli Amici di Leonardo Sciascia. Per l’occasione del centenario la cartella, in edizione bilingue, ospita il primo testo in inglese di Sciascia accompagnato dalla litografia in edizione numerata Portrait in black, tratta da un ritratto originale dello scrittore eseguito nel 1979 da David Levine. La cartella è stata presentata il 21 settembre al Center for Italian Modern Art (CIMA), presieduto da Laura Mattioli. Il programma della serata, introdotta dal Direttore del CIMA, Nicola Lucchi, ha visto interventi di Francesco Izzo, Teresa Fiore, Valerio Cappozzo e David Leopold. A latere dell’iniziativa la mostra, a cura dei David Levine Archives, di dodici disegni originali di David Levine scelti dalla sua produzione di ritratti di scrittori e altri personaggi della cultura italiana e americana legati all’universo di Sciascia (qui il video della presentazione della cartella al CIMA). La prima segnalazione della voce enciclopedica, relativamente a Pavese e Calvino, compare nelle note di Fine del carabiniere a cavallo, a cura di Paolo Squillacioti, Milano, Adelphi 2016: 212-213.
[2] Per le informazioni sui rapporti tra Sciascia e l’America e sugli scambi epistolari con gli intellettuali statunitensi rimando a due miei articoli in uscita in questi giorni: Le corrispondenze americane di Leonardo Sciascia, «Todomodo», XII, tomo n.1, 2022: 115-128; La questione americana di Leonardo Sciascia: prospettive di ricerca, «Todomodo», XII, tomo n. 2, 2022: 185-196.
[3] Salvatore Ferlita, sulle pagine di «La Repubblica», ha già anticipato il nuovo materiale archivistico che interessa Sciascia e l’America dell’FBI negli anni Sessanta:
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2022/09/20/leonardo-sciascia-la-scoperta-dellamericaPalermo12.html
[4]https://www.amicisciascia.it/amici-di-sciascia/attivit%C3%A0-e-iniziative/convegni-eventi/item/864-l-america-festeggia-leonardo-sciascia.html
[5]https:// lavocedinewyork.com/people/ nuovo-mondo/2022/09/25/come- un-film-di-clint-eastwood-il- lungo-racconto-americano-di- leonardo-sciascia/
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