08 novembre 2024

BERLINGUER OLTRE IL FILM

 







APPUNTI  SUL FILM

      Non era facile fare un film sull'ultimo grande segretario del PCI anche perché Berlinguer tutto era tranne che un uomo di spettacolo. Da questo punto di vista Elio Germano è stato bravissimo a interpretare la sua serietà e sobrietà.

      La cosa meglio riuscita del film, secondo me, è proprio la sommaria ricostruzione della vita privata di Berlinguer con l'attenzione posta al suo forte legame con la Sardegna e ai suoi teneri rapporti coi figli e la moglie.

      Inevitabilmente lacunosa appare invece la ricostruzione del suo pensiero e della sua direzione del più grande partito comunista dell' Occidente che tra il 1975 e il 1976 riuscì a sorpassare la DC.

      Malgrado tutto risulta ben ricostruita, seppure in modo sommario, la strategia politica del cosiddetto "compromesso storico" (espressione che non mi è mai piaciuta e che ha generato tante incomprensioni e malintesi). Il regista, infatti, non a caso comincia il suo racconto dal colpo di stato cileno del settembre 1973.

      Convincente appare anche la ricostruzione del lento ma deciso distacco di Berlinguer da Mosca, malgrado le resistenze dei dirigenti (Cossutta in testa) e delle Cooperative  delle Regioni rosse  contrarie alla svolta.  

       Ignorata del tutto l'opposizione della Destra del Partito, guidata da Napolitano, che puntava all'unificazione coi socialisti di Craxi e che rifiutava il rigore con cui Berlinguer, nel rivendicare la "diversità" del PCI, aveva sollevato la "questione morale". 

        Il film ignora anche l'espulsione dal Partito del gruppo del "Manifesto" (Pintor, Rossanda e altri) che, secondo me, è stato uno dei più gravi errori politici di Berlinguer.

       Lacunosa appare  nel film anche la ricostruzione del sequestro Moro. Tragica vicenda che il PCI di Berlinguer non seppe comprendere fino in fondo finendo per accreditare la versione ufficiale che attribuiva alle BR l'intera operazione ignorando la regia dei servizi segreti americani.

       Silenzio assoluto sulla penosa fine del Partito dopo la  prematura morte del suo segretario che era riuscito a far votare comunista 1/3 degli italiani.  (fv)  


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