Ma è possibile
l'amore in un mondo tanto frenetico e desolato come l'attuale? Si, se amore è
comprensione e vicinanza con l'altro e non desiderio di possesso. Questo ci
racconta Paolo Virzi con un piccolo film quasi perfetto nella scansione dei
tempi narrativi e con due protagonisti indimenticabili.
Di seguito
propongo la recensione del film che ho trovato su http://cedocsv.blogspot.it/
Marzia
Gandolfi - Ascoltare e capire vuol dire amare
Guido è una
persona gentile. Dotto e appassionato di lingue antiche e agiografia
protocristiana, è portiere d'albergo e compagno innamorato di Antonia, che
sveglia ogni santo giorno col caffè, due cucchiai d'amore e l'illustrazione di
santi, eroi e martiri. Impiegata in un autonoleggio col talento per la musica,
Antonia ricambia Guido col medesimo trasporto. Precari nella vita ma saldi nei
sentimenti, Antonia e Guido spendono i loro giorni a troppe fermate d'autobus
da Roma, condividendo affanni e giardino con un vicinato greve che prova a
sopravvivere tra una partita della 'maggica' e un figlio sempre in arrivo. A
non arrivare mai è invece il loro bambino, desiderato e cercato con ostinazione
e pianificazione tra luminari in odore di santità e ginecologhe progressiste.
Assistiti, nella fecondazione artificiale e nel quotidiano tangibile, dal loro
inalienabile amore, Antonia e Guido si perderanno per ripartire un'altra volta,
(ri)chiamando l'attacco della loro canzone.
Si respira
un'aria nuova nella commedia sentimentale di Paolo Virzì, che preferisce un
percorso intimo, producendo la massima espressione di umanità incalzata da una
realtà impoverita. Con toni morbidi ed eleganti che rivelano un chiaro intento
introspettivo, Tutti i santi giorni è abitato da due ritratti complessi
che si muovono tra espressioni d'amore e giornate niente affatto particolari.
Perché Antonia e Guido vivono la dimensione liquida dell'impiego e agiscono
nell'infinita e impersonale periferia romana, quella delle tangenziali, dei
raccordi, dei centri commerciali, delle scale mobili, delle facciate a vetro,
delle hall d'albergo, degli ospedali, delle stazioni. Diversamente da Tutta la vita davanti, di cui mantiene
l'astrazione degli spazi, Tutti i santi giorni focalizza due
protagonisti a partire dalla locandina con cui il film si presenta al pubblico.
La affine disposizione prossemica dei personaggi dei film rivela una continuità
e una congruenza nella produzione dell'autore livornese, sensibile alla
rappresentazione dei precari in marcia verso un 'sol dell'avvenire' che tarda a
venire.
Comparando i
due manifesti si osserverà alle spalle dei protagonisti l'assenza di quel quarto
stato inscenato due commedie fa. Tutti i santi giorni, altrimenti da
Tutta la vita davanti, si incunea in quel
ceto medio che è ormai classe unica e focalizza un uomo e una donna indagati
dal di dentro e dentro il rapporto costitutivo col mondo. Antonia e Guido
praticano l'esercizio dell'impegno come replica alla dissimulazione e agli
incubi nascosti nei meandri dell'identità e della società. Sono persone vere
che dall'interno di questo immenso ceto medio mondiale muovono una lotta
propositiva, magari apprensiva, magari impacciata, contro le trappole e le
insidie del quotidiano, contro l'inarrestabile (s)volgersi dei giorni e del
tempo, che il regista sospende sulle note di Thony. Vere e proprie romanze
che lasciano emergere i tempi dell'innamoramento.
Tutto si
muove intimamente nella commedia romantica di Virzì, fino a toccare le corde
più sensibili di un'umanità essenziale: amore, ragione, sentimento, libertà,
destino, desiderio (di essere madre, di essere padre), dolore (di non esserlo).
Ogni scelta di regia sembra essere dentro le possibilità delle vite dei
protagonisti, interrogandosi su come si parla oggi d'amore e come si parla oggi
l'amore. Quali i tempi e i ritmi di queste parole, interpretate con
sorprendente e ironico sentimento da Thony e Luca Marinelli, 'numero primo'
portatore di uno sguardo vibrante e ipersensibile.
Attingendo
alla migliore tradizione della commedia all'italiana, senza sfuggire il mélo
nell'eccesso narrativo, nell'accentuazione dei caratteri e nella predilezione
del tessuto urbano, Virzì infila una storia che sa ascoltare e sa aspettare,
una storia sul superamento del dolore mentre si è nella 'tragedia' attraverso
le relazioni umane, una storia sulla possibilità dei legami nella possibilità
del deserto del reale. Scritta a sei mani con Francesco Bruni e Simone Lenzi,
autore del romanzo a cui il film è liberamente ispirato, Tutti i santi
giorni è una commedia umana per chi non ha fretta e paura intellettuale del
pathos.
"L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo: problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada" (Franz Kafka)
RispondiEliminaAttrazione inesorabile: non c’è stupore, nè paura, ma la sola consapevolezza di vivere una sensazione inevitabile, benefica. Necessaria. Frugare e godere di quanto ci appartiene. Ritrovare chi si vuole e sentirsi nel posto più intimo e protetto, la propria casa. E sapersi avvinti, stretti, allacciati, senza esserne mai paghi, senza chiedersene il motivo, senza pensare se sia giusto o meno, abbandonandosi, vivendo quel richiamo come la più naturale delle condizioni umane. Non è forse questo l’amore?
RispondiEliminaVladimir Majakovskij