Federico García
Lorca e Salvador Dalí
Da uno dei miei blog preferiti,http://buchi-nella-sabbia.blogspot.it, attingo oggi un prezioso testo del grande poeta spagnolo:
Federico Garcìa Lorca - Como piden pan o como anhelan la lluvia
*Anche per libro è così. A dispetto di tutte le apparenze, un libro non è esattamente un libro**.
**Offerto dalla casa a chiunque voglia prendersi gioco di me.
Francesca http://buchi-nella-sabbia.blogspot.it
Cuando
alguien va al teatro, a un concierto o a una fiesta de cualquier índole que
sea, si la fiesta es de su agrado, recuerda inmediatamente y lamenta que las
personas que él quiere no se encuentren allí. "Lo que le gustaría esto a
mi hermana, a mi padre", piensa, y no goza ya del espectáculo sino a
través de una leve melancolía. Ésta es la melancolía que yo siento, no por la
gente de mi casa, que sería pequeño y ruin, sino por todas las criaturas que
por falta de medios y por desgracia suya no gozan del supremo bien de la
belleza que es vida y es bondad y es serenidad y es pasión.
Por eso no
tengo nunca un libro, porque regalo cuantos compro, que son infinitos, y por
eso estoy aquí honrado y contento de inaugurar esta biblioteca del pueblo, la
primera seguramente en toda la provincia de Granada.
No sólo de
pan vive el hombre. Yo, si tuviera hambre y estuviera desvalido en la calle no
pediría un pan; sino que pediría medio pan y un libro. Y yo ataco desde aquí
violentamente a los que solamente hablan de reivindicaciones económicas sin
nombrar jamás las reivindicaciones culturales que es lo que los pueblos piden a
gritos. Bien está que todos los hombres coman, pero que todos los hombres
sepan. Que gocen todos los frutos del espíritu humano porque lo contrario es
convertirlos en máquinas al servicio de Estado, es convertirlos en esclavos de
una terrible organización social.
Yo tengo
mucha más lástima de un hombre que quiere saber y no puede, que de un
hambriento. Porque un hambriento puede calmar su hambre fácilmente con un
pedazo de pan o con unas frutas, pero un hombre que tiene ansia de saber y no
tiene medios, sufre una terrible agonía porque son libros, libros, muchos
libros los que necesita y ¿dónde están esos libros?
¡Libros!
¡Libros! Hace aquí una palabra mágica que equivale a decir: 'amor, amor', y que
debían los pueblos pedir como piden pan o como anhelan la lluvia para sus
sementeras. Cuando el insigne escritor ruso Fedor Dostoyevsky, padre de la
revolución rusa mucho más que Lenin, estaba prisionero en la Siberia, alejado
del mundo, entre cuatro paredes y cercado por desoladas llanuras de nieve
infinita; y pedía socorro en carta a su lejana familia, sólo decía:
"¡Enviadme libros, libros, muchos libros para que mi alma no muera!' Tenía
frío y no pedía fuego, tenía terrible sed y no pedía agua: pedía libros, es
decir, horizontes, es decir, escaleras para subir la cumbre del espíritu y del
corazón. Porque la agonía física, biológica, natural, de un cuerpo por hambre,
sed o frío, dura poco, muy poco, pero la agonía del alma insatisfecha dura toda
la vida.
Ya ha dicho
el gran Menéndez Pidal, uno de los sabios más verdaderos de Europa, que el lema
de la República debe ser: 'Cultura'. Cultura porque sólo a través de ella se
pueden resolver los problemas en que hoy se debate el pueblo lleno de fe, pero
falto de luz. Y no olvidéis que lo primero de todo es la luz.
Federico
García Lorca, Fuentes Vaqueros, 1931
Federico con la sua famiglia
Ecco la traduzione italiana del testo:
Quando si va
a teatro, ad un concerto o ad una festa, qualunque sia la propria indole, se la
festa piace, la mente va alle persone care e ci si rammarica per la loro
assenza. "Quanto piacerebbe a mia sorella, a mio padre", si pensa, e
il piacere tratto dallo spettacolo è filtrato da una lieve malinconia. È la
stessa malinconia che io provo non tanto per la gente di casa mia, perché
sarebbe misero e riduttivo, ma per tutte le creature che, per carenza di mezzi
o per disgrazia, non godono del bene supremo della bellezza, che è vita ed è bontà
ed è serenità ed è passione.
Per questo non tengo per me neppure un libro, perché quanti ne compro, vale a dire infiniti, tanti ne regalo, ed è per questo che è un onore ed una gioia per me essere qui, ad inaugurare questa biblioteca del popolo, la prima sicuramente di tutta la provincia di Granada.
Non di solo pane vive l'uomo. Io, se avessi fame e mi trovassi in disgrazia per strada, non chiederei una pagnotta, ma mezza pagnotta e un libro. E nel luogo in cui ci troviamo adesso, attacco violentemente coloro che parlano solo di rivendicazioni economiche senza mai nominare le rivendicazioni culturali, che sono quelle che i popoli richiedono con insistenza. È un bene che tutti gli uomini mangino, ma anche che tutti gli uomini abbiano la conoscenza, che traggano beneficio da tutti i frutti dello spirito umano, perché il contrario significherebbe trasformarli in macchine al servizio dello Stato, trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.
Mi dispiace molto di più per un uomo che abbia desiderio di sapere e non ci riesce che per un uomo affamato. Perché un uomo affamato può placare facilmente la fame con un pezzo di pane o con della frutta, ma un uomo che ha sete di sapere e non ne ha i mezzi soffre di una terribile agonia, perché sono libri, libri, molti libri, quello di cui ha bisogno, e dove sono questi libri?
Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire: "Amore, amore", e che i popoli devono pretendere, come chiedono pane o come desiderano la pioggia per le loro semine. Quando il famoso scrittore russo Fëdor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto di più di Lenin, era prigioniero in Siberia, isolato dal mondo, tra quattro pareti e circondato da pianure deserte di neve infinita, e chiedeva aiuto per iscritto alla sua famiglia lontana, si limitava a dire: "Mandatemi libri, libri, molti libri, perché la mia anima non muoia!" Aveva freddo e non chiedeva fuoco, aveva una terribile sete e non chiedeva acqua: chiedeva libri, vale a dire orizzonti, vale a dire gradini per ascendere alle vette dello spirito e del cuore. Perché l'agonia fisica, biologica, naturale, di un corpo, dovuta alla fame, alla sete o al freddo, dura poco, molto poco, mentre l'agonia dell'anima insoddisfatta dura tutta la vita.
Il grande Menéndez Pidal, uno dei saggi più autentici d'Europa, ha detto che il motto della Repubblica deve essere "Cultura". Cultura, perché è solo attraverso questa che si possono risolvere i problemi in cui si dibatte oggi il popolo, pieno di fede, ma privo di luce. E non dimenticate che l'origine di tutto è la luce.
Nota di Francesca, curatrice del blog:
Come per qualsiasi* parola, pane, a dispetto di tutte le apparenze, è solo un'approssimazione di pan. Per tradurre pan, bisognerebbe sapere come minimo come lo si mangia in Spagna e, per tradurre il pan nominato da García Lorca, bisognerebbe sapere almeno come lo si mangia a Fuentes Vaqueros, come lo si prepara, quanto si debba aspettare prima che lieviti, in quale tipo di carta venga avvolto, se si abbia l'abitudine di tagliarlo o di spezzarlo, prima di mangiarlo, in quali occasioni e quanto spesso poi si mangi, quali cibi sia destinato ad accompagnare, quale suono produca quando lo si addenta, quale sapore lasci in bocca, se sia tabù giocarci per farci delle palline con la mollica, se si secchi presto, una volta lasciato all'aria, se soffra molto l'umidità o meno, ecc. ecc. Impossibile. Impossibile come placare la fame con un pezzo di pane carasau. O fare un panino con una coppia ferrarese. O usare una michetta come fermaporte. O spezzare una s'ciopeta secondo una linea di taglio diversa da quella che ne separa il cuore dal bozzo laterale. O usare il tempo di lievitazione del pane azzimo come unità di tempo fondamentale.
Per questo non tengo per me neppure un libro, perché quanti ne compro, vale a dire infiniti, tanti ne regalo, ed è per questo che è un onore ed una gioia per me essere qui, ad inaugurare questa biblioteca del popolo, la prima sicuramente di tutta la provincia di Granada.
Non di solo pane vive l'uomo. Io, se avessi fame e mi trovassi in disgrazia per strada, non chiederei una pagnotta, ma mezza pagnotta e un libro. E nel luogo in cui ci troviamo adesso, attacco violentemente coloro che parlano solo di rivendicazioni economiche senza mai nominare le rivendicazioni culturali, che sono quelle che i popoli richiedono con insistenza. È un bene che tutti gli uomini mangino, ma anche che tutti gli uomini abbiano la conoscenza, che traggano beneficio da tutti i frutti dello spirito umano, perché il contrario significherebbe trasformarli in macchine al servizio dello Stato, trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.
Mi dispiace molto di più per un uomo che abbia desiderio di sapere e non ci riesce che per un uomo affamato. Perché un uomo affamato può placare facilmente la fame con un pezzo di pane o con della frutta, ma un uomo che ha sete di sapere e non ne ha i mezzi soffre di una terribile agonia, perché sono libri, libri, molti libri, quello di cui ha bisogno, e dove sono questi libri?
Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire: "Amore, amore", e che i popoli devono pretendere, come chiedono pane o come desiderano la pioggia per le loro semine. Quando il famoso scrittore russo Fëdor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto di più di Lenin, era prigioniero in Siberia, isolato dal mondo, tra quattro pareti e circondato da pianure deserte di neve infinita, e chiedeva aiuto per iscritto alla sua famiglia lontana, si limitava a dire: "Mandatemi libri, libri, molti libri, perché la mia anima non muoia!" Aveva freddo e non chiedeva fuoco, aveva una terribile sete e non chiedeva acqua: chiedeva libri, vale a dire orizzonti, vale a dire gradini per ascendere alle vette dello spirito e del cuore. Perché l'agonia fisica, biologica, naturale, di un corpo, dovuta alla fame, alla sete o al freddo, dura poco, molto poco, mentre l'agonia dell'anima insoddisfatta dura tutta la vita.
Il grande Menéndez Pidal, uno dei saggi più autentici d'Europa, ha detto che il motto della Repubblica deve essere "Cultura". Cultura, perché è solo attraverso questa che si possono risolvere i problemi in cui si dibatte oggi il popolo, pieno di fede, ma privo di luce. E non dimenticate che l'origine di tutto è la luce.
Nota di Francesca, curatrice del blog:
Come per qualsiasi* parola, pane, a dispetto di tutte le apparenze, è solo un'approssimazione di pan. Per tradurre pan, bisognerebbe sapere come minimo come lo si mangia in Spagna e, per tradurre il pan nominato da García Lorca, bisognerebbe sapere almeno come lo si mangia a Fuentes Vaqueros, come lo si prepara, quanto si debba aspettare prima che lieviti, in quale tipo di carta venga avvolto, se si abbia l'abitudine di tagliarlo o di spezzarlo, prima di mangiarlo, in quali occasioni e quanto spesso poi si mangi, quali cibi sia destinato ad accompagnare, quale suono produca quando lo si addenta, quale sapore lasci in bocca, se sia tabù giocarci per farci delle palline con la mollica, se si secchi presto, una volta lasciato all'aria, se soffra molto l'umidità o meno, ecc. ecc. Impossibile. Impossibile come placare la fame con un pezzo di pane carasau. O fare un panino con una coppia ferrarese. O usare una michetta come fermaporte. O spezzare una s'ciopeta secondo una linea di taglio diversa da quella che ne separa il cuore dal bozzo laterale. O usare il tempo di lievitazione del pane azzimo come unità di tempo fondamentale.
*Anche per libro è così. A dispetto di tutte le apparenze, un libro non è esattamente un libro**.
**Offerto dalla casa a chiunque voglia prendersi gioco di me.
Questo post dovrebbe leggerlo il ministro e la ministra che hanno dichiarato:
RispondiEliminaCON LA CULTURA NON SI MANGIA!