Vogliamo sottoporre all’attenzione dei nostri lettori un intervento di Alex Zanotelli che riesce sempre a coniugare il suo naturale spirito profetico ad una straordinaria capacità di analisi. Peraltro in questo suo articolo, insieme ad una chiara e documentata esposizione delle cause della crisi finanziaria che ha investito l’Europa, si prospetta una via d’uscita alternativa rispetto a quella finora seguita.
ALEX
ZANOTELLI - CONTRO LA DITTATURA DELLE
BANCHE
Perché abbiamo ora paura di applicare gli stessi parametri al debito della Grecia o dell’Italia? Nel 1980, il debito pubblico italiano era di 114 miliardi di euro, nel 1996 era salito a 1.150 miliardi di euro, ed oggi a quasi duemila miliardi di euro. “Dal 1980 ad oggi gli interessi sul debito – afferma F.Gesualdi – hanno richiesto un esborso in interesse pari a 2.141 miliardi di euro!”. Lo stesso è avvenuto nel Sud del mondo. Dal 1999 al 2004 i paesi del Sud hanno rimborsato in media 81 miliardi di dollari in più di quanto non ne avessero ricevuto sotto forma di nuovi prestiti.
E’ la finanziarizzazione dell’economia che ha creato quella “bolla finanziaria” dell’ attuale crisi. Una crisi scoppiata nel 2007-08 negli Usa con il fallimento delle grandi banche, dalla Goldman Sachs alla Lehman Brothers, e poi si è diffusa in Europa attraverso le banche tedesche, che ne sono state i veri agenti, imponendola a paesi come l’Irlanda, la Grecia… ”Quello che è successo dal 2008 ad ogg i- ha scritto l’economista americano James Galbraith – è la più gigantesca truffa della storia”.
Purtroppo la colpa di questa truffa delle banche è stata addossata al debito pubblico dei governi allo scopo di imporci politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico. Queste politiche sono state imposte all ’Unione Europea dal Fiscal Compact o Patto Fiscale , firmato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 capi di Stato della UE. Con il Fiscal Compact si rendono permanenti i piani di austerità che mirano a tagliare salari, stipendi, pensioni, a intaccare il diritto al lavoro, a privatizzare i beni comuni. Per di più impone il pareggio in bilancio negli ordinamenti nazionali. I governi nazionali dovranno così attuare, nelle politiche di bilancio, le decisioni del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e soprattutto della Banca Centrale Europea(Bce) che diventa così il vero potere “politico” della Ue. Il potere passa così nelle mani delle banche e dei mercati. La democrazia è cancellata. L’ ha affermato la stessa Merkel: ”La democrazia deve essere in accordo con il mercato”. Siamo in piena dittatura delle banche.
E’ il potere finanziario che ha imposto come presidente della Bce, Mario Draghi, già vicepresidente della Goldman Sachs (fallita nel 2008!) e a capo del governo italiano Mario Monti, consulente della Goldman Sachs e di Coca Cola, nonché membro nei consigli di amministrazione di Generali e Fiat. (Monti fa parte anche della Trilaterale e del Club Bilderberg). Nel governo Monti poi molti dei ministri siedono nei consigli di amministrazione dei principali gruppi di affari della Penisola: Passera, ministro dello Sviluppo Economico, è ad di Intesa San Paolo; Fornero, ministro del lavoro, è vicepresidente di Intesa San Paolo; F. Profumo, ministro dell’istruzione è amministratore di Unicredit Private Bank e di Telecom Italia; P. Gnudi, ministro del Turismo, è amministratore di Unicredit Group; Piero Giarda, incaricato dei Rapporti con il Parlamento, è vicedirettore del Banco Popolare e amministratore di Pirelli. Altro che “governo tecnico”: è la dittatura della finanza!
Infatti sotto la spinta di questo governo delle banche, il Parlamento italiano ha votato il Patto Fiscale, il Trattato Ue che impone di ridurre il debito pubblico al 60% del Pil in vent’anni. Così dal 2013 al 2032, i governi italiani, di destra o sinistra che siano, dovranno fare manovre economiche di 47-48 miliardi di euro all’anno per ripagare il debito. “Noi italiani siamo polli in una macchina infernale – commenta giustamente F.Gesuald i- messa a punto dall’oligarchia finanziaria per derubarci dei nostri soldi con la complicità della politica”. E ancora più incredibile è il fatto che sia stato proprio il Parlamento, massima istituzione della democrazia, a mettere il sigillo a una interpretazione del tutto errata della crisi finanziaria, ponendola nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale – così pensa L. Gallino – La crisi, nata dalle banche, è stata mascherata da crisi del debito pubblico”.
Il problema non è il debito pubblico (anche se bisogna riflettere per capire perché siamo arrivati a tali cifre!), ma il salvataggio delle banche europee che ci è costato almeno 4mila miliardi di dollari , a detta dello stesso presidente della UE, Barroso (Sembra che il salvataggio delle ‘banche americane’ fatto da Obama sia costato su 14mila miliardi di dollari!) .
E’ chiaro che non possiamo accettare né il Patto fiscale della UE, né la sua ratifica fatta dal Parlamento italiano ,né la modifica costituzionale dell’articolo 81 ,perché a pagarne le spese sarà il popolo italiano.
C’è in Europa una nazione che ha scelto un’altra strada: l’Islanda. La nostra stampa non ne parla. L’Islanda pittosto che salvare le banche (non avrebbe neanche potuto farlo, dato che i suoi debiti si erano gonfiati fino a dieci volte del suo PIL!), ha garantito i depositi bancari della gente ed ha lasciato il suo sistema bancario fallire, lasciando l’onere ai creditori del settore piuttosto che ai contribuenti. E la tutela del sistema di welfare, come scudo contro la miseria per i disoccupati, ha contribuito a riportare la nazione dal collasso economico verso la guarigione. E’ vero che l’Islanda è un piccolo paese ma può aiutarci a trovare una strada per tentare di uscire dalla dittatura delle banche .
Per questo suggeriamo alcune piste per una seria riflessione e conseguente azione:
1) Richiesta di una moratoria per il pagamento del debito pubblico;
2) Indagine popolare (audit) sulla formazione del nostro debito pubblico allo scopo di annullare la parte illegittima, rifiutando di pagare i debiti ‘odiosi’ o ‘illegittimi’, come ha fatto l’Ecuador di R. Correa nel 2007;
3) Sospensione dei piani di austerità che, oltre essere ingiusti, fanno aumentare la crisi;
4) Divieto di transazioni finanziarie con i paradisi fiscali e lotta alla massiccia evasione fiscale delle grandi imprese e degli straricchi;
5) Messa al bando dei ‘pacchetti tossici’ e della speculazione finanziaria sul cibo;
6) Divisione delle banche ‘troppo grandi per fallire’ in entità più controllabili, imponendo una chiara distinzione tra banche commerciali e banche di investimento;
7) Apertura di banche di credito totalmente pubbliche,
8) Imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie per la ‘tracciabilità’ dei trasferimenti e un’altra sui grandi patrimoni;
9) Rifondazione della BCE riportandola sotto controllo politico (democratizzazione), consentendole di effettuare prestiti direttamente ai governi europei a tassi di interesse molto bassi.
Sono solo dei suggerimenti per preparare un piano serio ed efficace per uscire dalla dittatura delle banche.
Per chi è interessato alle campagne in atto per un’altra uscita dal debito, consulti: smonta il debito,www.cnms.it. ; rivolta il debito,www.rivoltaildebito.it; no debito,www.nodebito.it
Se ci impegniamo, partendo dal basso e mettendoci in rete, a livello italiano ed europeo, il nuovo può fiorire anche nel vecchio Continente.
Da parte mia rifiuto di accettare un Sistema di Apartheid mondiale dove il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse: un pianeta con un miliardo di obesi tra i ricchi, e un miliardo di affamati tra gli impoveriti, e dove ogni minuto si spendono tre milioni di dollari in armamenti e nello stesso minuto muoiono per fame la morte di quindici bambini.
Il mercato, la dittatura della finanza si trasformano allora “ in armi di distruzione di massa”, dice giustamente J. Stiglitz, premio Nobel dell’economia. “Il potere economico-finanziario lascia morire –afferma F. Hinkelammert- e il potere politico esegue….Entrambi sono assassini.”
Diamoci da fare perché vinca invece la vita!
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