Per Richard Stallman, guru del software libero, condividere se stessi su social network, motori di ricerca e tablet è infilarsi volontariamente in una galera dorata, senza sbarre ma totale. Questo afferma il guru del software libero in questa interessante intervista pubblicata oggi su IL MANIFESTO:
Alessandra Fava - Prigionieri della
rete
Se
Pico della Mirandola avesse conosciuto Richard Stallman, oltre alla libertà tra
scegliere di essere angeli o bruti, probabilmente avrebbe aggiunto una terza
opzione: usare il software libero. Per Richard Stallman, fondatore della Free
Software Foundation e padre di GNU, che insieme al kernel Linux forma GNU-Linux
è l’unica scelta etica, l’unica che ti rende libero da quella che chiama
«colonizzazione digitale». Con Stallman non parlate di opensource (tradotto in
italiano codice sorgente aperto), un’espressione che detesta da quando fu
proposta da Christine Peterson presidente di un’azienda specializzata in
nanotecnologie, ufficializzata da Eric S. Raymond al lancio di Mozilla e
adottata da una parte del mondo hacker (sull’argomento Codice
libero – Richard Stallman e la crociata per il software libero di
Sam Williams). Stallman ormai è un globe trotter per la libertà digitale,
catechizza gli utenti, convince i governi ad adottare piattaforme libere.
A breve potrebbe farlo anche il comune di Genova e infatti abbiamo intervistato
Stallman dopo una conferenza a palazzo Tursi organizzata dalla Lista Doria e da
Lanterna digitale libera (LDL). Qualsiasi domanda gli poniate, preparatevi ad
essere redarguiti se lui non è d’accordo. Irascibile, schietto, tranchant
Stallman è così. Prendere o lasciare. [...]
pagina 8 e 9 il manifesto
del
2 novembre 2012
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