21 novembre 2012

LA CENSURA ESISTE ANCORA





Mi ritrovo pienamente oggi in un corsivo pubblicato sul blog http://georgiamada.wordpress.com  che ripropongo di seguito:

Piergiorgio Odifreddi censurato

Dopo la foto di Rosa Schiano in bianco e nero censurata su facebook, ieri è toccato a Piergiorgio Odifreddi giornalista storico della Repubblica che su Repubblica on line ha un blog, Il non-senso della vita. Si è visto censurare e rimuovere un post dal titolo 10 volte peggio dei nazisti (ancora presente in rete in copia cache).
La rete fa male a giornalisti del cartaceo e ai politici, li gasa eccessivamente, li enfatizza e li dilata come la rana di fronte al bue. Non sanno autoregolarsi, però … a me l’articolo non sembra da censurare, può piacere o non piacere, ma è del tutto legittimo e continuerò a pensare così fino a che qualcuno non mi si dimostrerà il contrario.
Il titolo è una chiara iperbole enfatica ed eccessiva, ma Repubblica, che io compro e leggo da sempre, avrebbe dovuto capirlo meglio di altri, visto che i titoli di Repubblica per lo più sono enfatici, iperbolici e del tutto slegati dal contenuto. Non si può educare i collaboratori ad un malcostume iperbolico e poi censurarli quando dimostrano di aver imparato bene la lezione.
Ho ancora sotto gli occhi i titoloni ad ogni bomba nella martoriata Siria. I titoli redazionali, che volevano  a tutti i costi attribuire le bombe ad al qaeda urlavano: Attentato kamikaze!. Poi nell’articolo, giustamente (visto che Repubblica non è Libero e NON inventa alla io boja) non c’era ombra di un corpo umano che si fosse fatto saltare, anzi dentro l’articolo parlavano correttamente di autobomba ecc.ec. Eppure il titolo urlava tipograficamente  lo stesso Kamikaze (poi cosa c’entrino i kamikaze giapponesi io ancora non l’ho capito).
Se l’iperbole titolistica è lo stile precipuo di un giornale va accettata anche nei propri blogger, va accettata sempre (o sconsigliata sempre, e io sarei per questa seconda, meglio che sia duro il contenuto che ad effetto il titolo). Il rimuovere un post da un blog è sempre una brutta cosa. Se i giornali non  tollerano il dissenso dei loro giornalisti chiudano l’opzione blog che è meglio. E poi è bruttissimo che si metta in atto preventivamente la legge bavaglio, prima ancora che sia diventata legge, anche se capisco che …  con la moda forcaiola e la querelomania montante, gli sciacalli siano già sull’uscio e che le pressioni su Repubblica siano state forti.
Io non sentirò la mancanza di Odifreddi, per cui non ho mai nutrito particolare simpatia, non sentirò la mancanza di uno che come appoggio nel suo ultimo post usa l’inflazionatissima  massima che non esiste di Voltaire: “detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo“. Voltaire non ha mai pronunciato, non ha mai scritto e forse neppure pensato, tale massima (che invece è una invenzione di una scrittrice novecentesca). Un divulgatore deve stare a attento a quello che divulga.
Non sentirò la mancanza di Odifreddi (che sicuramente troverà altre pagine dove scrivere), ma invece sentirò la mancanza della Repubblica che credevo fosse libera e indipendente. Talmente libera da poter reggere anche le sparate iperboliche e le cavolate frattaliche di Odifreddi. Non è così e questo mi addolora.


P.S. : 

Ecco il post dal titolo “Dieci volte peggio dei nazisti” apparso sul blog di Piergiorgio Odifreddi su Repubblica.it, poi cancellato, per cui il matematico ha deciso di non scrivere più sulla testata:

«Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer.
Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario. In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe.
Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?»



Nessun commento:

Posta un commento