21 luglio 2013

IL MINISTRO OMBRA



Non ci sono alternative: o Alfano mente al parlamento (e l'ipotesi ha un suo fondamento, vedi le dichiarazioni dei poliziotti frettolosamente scaricati) o è un ministro inesistente (e anche questa ipotesi può trovare fondamento nella carriera del personaggio). In un caso o nell'altro non può restare al suo posto di garante della sicurezza e dei diritti dei cittadini.
Letta e il Pd che lo sostengono sono complici di questa farsa. Come nelle prossime settimane saranno (ne siamo certi) complici nel salvataggio extragiudiziario di Berlusconi.
Lo stesso vale per il signor Napolitano. E qui ci fermiamo, e non per senso di responsabilità o rispetto delle istituzioni (quali?), ma perchè manteniamo ancora, nonostante i tempi, un minimo di senso del pudore.

Massimo Gramellini - Il ministro ombra


È possibile che travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa ammissione è attualmente disabitata.  

Alfano ha un vero talento nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di cariche per conto terzi.

Tra le tante squisitezze che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni, come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto: pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia alle sue dipendenze.

Rimane la speranza che certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta, preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è, appunto, solo una speranza.

(Da: La stampa del 18 luglio 2013)

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