07 luglio 2013

PERCHE' SI LEGGE POCO IN ITALIA




 E' noto quanto poco si legge oggi in Italia. Tullio De Mauro ha più volte cercato di spiegarne le ragioni. Noi in questo blog abbiamo ripreso alcuni suoi stimolanti  interventi. Ma la realtà resta disarmante.
Oggi riproponiamo un intervento pubblicato sul sito http://www.minimaetmoralia.it/

PROMUOVERE LA LETTURA


Chi non l’ha ancora fatto si può scaricare qui il lungo e interessantissimo report del Forum del Libro sulla promozione della lettura. Poi pubblichiamo qui un racconto-testimonianza di Leyla Kahlil

Mica una promoter qualsiasi, no.
Una promoter di quelle che leggi l’annuncio su internet e ti pare una cosa figa perché ti parlano di promuovere qualcosa che ha a che fare con l’editoria dunque tu sbavi e mandi il CV tutta speranzosa e tutta speranzosa rispondi al telefono quando un numero sconosciuto ti chiama e speranzosa ti imbelletti perché ti hanno chiamato per un colloquio e una giornata di prova l’indomani.
Tutto cambia quando arrivi alla libreria, che scopri appartenere alla catena Mondolibri.
Mondolibri, ovvero, cito il sito: “parte dell’Area Direct del Gruppo Mondadori, il più importante editore italiano. La Società è nata come naturale evoluzione del Club degli Editori, sorto nel 1960 per volere di Arnoldo Mondadori che, sul modello dei bookclub anglosassoni, intendeva “portare la cultura direttamente nelle case dei lettori”. E poi “A tutti coloro che amano i libri e vogliono conoscere, imparare, sapere, perdersi in una storia e regalarsi il più insospettabile dei piaceri: leggere. […] A tutti voi proponiamo un mondo di idee in cui ciascuno troverà il libro giusto da concedere al silenzio del proprio cuore: poesie, avventure, storie di vita, bestseller, autori d’alta classe, saggi, libri per bambini e poi musica, film.[...] Da sempre abbiamo un rapporto diretto e personale con ogni lettore non solo per proporre una consulenza personalizzata sulle letture di ciascuno dei nostri soci, ma anche per recapitare direttamente a casa i libri scelti (tramite ordini postali o effettuati tramite internet e sms) e per rendere sempre piacevole l’esperienza d’acquisto, con il supporto di una catena di più 70 librerie sparse su tutto il territorio nazionale, che offrono, oltre alla grande scelta di tutti i nostri titoli e ai vantaggi di un grande gruppo, competenza, iniziative ed eventi culturali.”
Ma forse la descrizione di Nonciclopedia rende di più l’idea.
Deglutisci, va tutto bene: vedi che svariati bestsellers sono stati ripubblicati da questa sorta di casa editrice a sé imparentata con Mondadori -già puzza-, vedi che non trovi un libro che sia uno di una piccola casa editrice, non trovi un titolo uno che valga la pena leggere, solo Lévy Clerici Dan Brown e Volo, non trovi un libro che non sia il manuale da cucina, il best seller americano, il saggio di cui il lettore medio non capirà più di qualche riga ma che chiuderà -prima di finirlo- convinto di sapere qualcosa in più. Si salva una Viola di Grado con copertina disegnata apposta per Mondolibri, quasi non riconoscevo “Cuore Cavo”. La Letteratura? Qui dentro è come se non fosse mai esistita. C’è qualche classicone che ormai trovi gratis sul web in pdf. Bene. E’ ancora troppo presto per demordere.
Cerchi il responsabile delle risorse umane che ti ha chiamato per il colloquio, dai una rassettata ai capelli, poi lo individui e scopri che è un pischelletto di qualche anno più di te con arrogante aria da coattello di quartiere. Il quale – è chiaro, no? – dovrà insegnarti il lavoro da promoter. Il presunto colloquio consiste nel raggiungere la strada e sentirmi dire: “guarda quello che fa lei, servono un paio di mezze giornate di prova, devi portare la gente in libreria e farla iscrivere. La tessera è gratis. Noi facciamo sconti del 50%, solo noi, mandiamo tutto a casa, c’è una scelta vastissima (prego?), tu questo devi dire alla gente, fai due tre domande tipo che genere di libri leggi, ti piace leggere, l’ultimo libro che hai letto, insomma li fai parlare, tasti il terreno”. Lì mi suona un campanello, io queste frasi le ho già sentite dire a viale Marconi da quei ragazzi che mentre avevo il naso ficcato in un qualche libro mi chiedevano se leggessi e ai quali rispondevo sempre di no, ridacchiando.
Siamo tre news entries nel gruppo. Una spagnola-rumena che cerca lavoro in Italia, una ragazza italiana che ha fatto un corso per parrucchieri in seguito al quale non ha trovato lavoro, ed io. Non si parla di salario né di orari fino a che io, spudorata, non mi azzardo a chiederlo.
“10 euro ogni persona che fai iscrivere, puoi venire quando vuoi, non ci sono vincoli, più vieni più guadagni”
“Dieci euro… E basta?”
“Sì, dieci ogni cliente.” Poi bofonchia qualcosa su cui non posso mettere la mano sul fuoco, c’erano comunque le parole “centocinquanta euro/se porti/parenti-amici”.
Qui insomma si può benissimo passare la giornata sotto il sole ad avvicinare la gente senza concludere niente e senza guadagnare una lira. Svelato l’arcano.
Inizio a riflettere ma la curiosità mi porta comunque per strada, fuori dalla libreria romana.
Domande-tipo che pongo alla tipa a cui vengo affibbiata: “Allora in cosa consiste, dimmi un po’.”
“Li avvicini, chiedi se leggono o l’ultimo libro che hanno letto, insomma ognuno poi si personalizza la scenetta. Li fai iscrivere dicendo che avranno cinque libri l’anno, che in fondo se uno legge non è tanto, e poi con lo sconto non è davvero nulla.”
“Ma se decidono che i libri non li vogliono?”
“Gli arrivano a casa con il bollettino”, dice la tipa facendo spallucce.
Blocchiamo una coppietta, ragazzo e ragazza.
“Leggete?”, fa la mia presunta promoter-guida.
“Io no, lei sì”, dice lui.
“Bene, allora tu: li leggi 4-5 romanzi l’anno?”
“Eh no, a 4-5 non ci arrivo.” Bene: questo, in Italia, significa leggere. Aprire 2-3 romanzi l’anno –e bisognerebbe vedere quali– significa leggere.
Azzardo qualche frase su quanto in Italia non si legga, cose che mi paiono trite e ritrite, ma mi rendo conto che l’interlocutrice non regge il discorso e si preoccupa anche forse giustamente del fatto che di questo passo si torna a casa senza un centesimo.
Passa un’altra mezz’ora e la mia guida-promoter mi si avvicina per scambiare due parole: “Sai una volta è capitata una signora che le chiedo quanti libri legge e mi fa: quaranta l’anno. Quaranta! Le ho detto: ammazza! Cioè ma come si può, ti rendi conto?”. Io sono in imbarazzo, tanto; tanto da sminuirmi, rispondere a voce bassa “Ehm, io sessanta”, mentre invece Anobii mi ha detto che erano 77 nel 2012 e me lo ricordo bene, feticista che non sono altro. Forse le ho fatto paura: fa una smorfia e non mi risponde più.
Più tardi un ragazzo che passa davanti alla libreria tutte le mattine appena si sente bloccato ironizza e pone alla mia istruttrice bionda la domanda d’approccio standard: quanti libri leggi? Ma ha giocato col fuoco, lei non la prende a ridere e gli urla dietro: “Non leggo, io! non leggo!”. “Faceva il simpatico, se la tenesse la simpatia”, si confida con me.
Guardiamo dall’altro lato della strada: la tipa alta e smilza, figa e con l’ombelico di fuori come andava di moda una decina di anni fa, quella che appena sono arrivata in libreria cercando il ragazzo che mi ha dato appuntamento qui è corsa come un automa a chiedermi se volevo fare la card, quella il cui sogno è diventare modella di abiti da sposa ma che già secchetta che è deve perdere altri sette chili sennò non la prendono, quella si è portata dentro già tantissimi clienti. Tutti uomini. Da quel momento la squadro, vedo la promiscuità con cui si avvicina ai passanti, l’aria da femme fatale, vedo che non vende libri mainstream ma cinque minuti di idillio ai fortunati che si ritrovano a camminare al suo fianco fino alla libreria e che per avere quei cinque minuti finiscono anche per iscriversi. Prostituzione, mi viene in mente senza volerlo. La mia biondina non ne ha venduto nessuno. Scazzata mi fa “Possiamo fare le card solo dai 22 anni agli 81, oggi ci sono tutti vecchi de merda”. Poi blocca un maghrebino, il quale si allontana con la giustificazione di non saper leggere, lei si sfoga con me: “me dice che non sa leggere, se ne tornasse al paese suo!”. L’aspirante modella fa un’altra vasca avanti-indietro, altri dieci euro in tasca a fine giornata e stiamo a quaranta – è la mia biondina competitiva le tiene il conto, amareggiata.
Ecco i nostri beneamati promotori di lettura.
Non so se mi infastidisce di più lo sfruttamento di Mondolibri dei suoi promoter o l’atteggiamento stesso dei promoter, ingannati per ingannare.
Il ragazzo poi si arrabbia con la biondina che non vende nulla e quindi non mi insegna nulla, pieno di sé vuole farmi vedere come si fa, si improvvisa mentore, si gonfia, pettorali in vista, si para davanti a due sgarzelle vestite di colori fluo che, attratte dal suo fare sbarazzino, lasciano spazio alla sua parlantina. Quando crede di averle cotte a puntino le lascia in balia della bionda affinché le porti in libreria, quella nel tragitto lascia che parlino dell’ultimo Coelho letto un anno fa ma quelle una volta messo il piede in libreria mollano. Era calata la probabilità di flirtare, evidentemente, quindi attrattiva pari a zero.
“Fa sempre così, lui: si para davanti alle ragazze, fa il galletto, quelle vedono il tipo carino e simpatico e se le porta dentro”. Per un attimo mi distraggo e penso ad un discorso a sfondo sessuale, mi dico che il gioco è quello in fondo.
La mia istruttrice avrà una trentina d’anni, credo. Mi meraviglio di come sia disposta a farsi sfruttare e maltrattare così da uno che ha quasi dieci anni meno di lei.
“ Guarda, non è male. Parti che un giorno non fai clienti, il giorno dopo uno, dopo un mese anche 3-4 al giorno, magari anche fissi. Migliori, piano piano”, mi spiega lei.
“ Ma tutto il giorno, sette ore in piedi sotto il sole senza nessuna certezza”
“ Questa è l’unica azienda che non chiuderà mai”, mi fa lei, forse vuole convincere in primis se stessa.
Quando sono ormai sconsolata – non tanto per me, quanto mettendomi nei panni della povera biondina – all’ennesimo “ciaotipiaceleggere”, una bella cinquantenne tinta fa, in visibilio, “sìììììì, Cinquanta sfumature di grigio!” ma su questa frase sfila via. La promoter che non legge prova a ripescarla “ma ci sono pure di rosso, pure di nero!” ma ormai è persa.
Altre riposte standard dei passanti? “Ho letto la Bibbia, tutto il resto non serve”. Una ha detto lo stesso sostituendo “Bibbia” con “Libro di Mormon”.
“Oggi te ne vai a casa senza una lira?” chiedo mentre il tipetto che doveva farmi il colloquio tenta il flirt con una collega. La bionda mi risponde “No, ti avevo detto che verso mezzogiorno si riempiva ma oggi è andata male. Ieri però mattino nulla poi e ho fatti quattro di fila di pomeriggio alle sei quando mancava un’ora e mezza, mica ci speravo”. Il simpatico lavoro di promoter campa di speranze.
Mi spiega che se di mattino ci sono perlopiù i detti “vecchi di merda”, di pomeriggio la strada pullula di giovincelli e che si chiudono tanti affari quindi che se voglio un part-time mi conviene prendere il pomeriggio.
Ad un certo punto con un sorriso preconfezionato il mio presunto datore di lavoro si avvicina e mi fa “Allora, ti piace?”. Io, seduta sul gradino presa a fare la mia accurata analisi sociologica più che a prendere annotazioni su come vendere cards, replico “Si capiscono cose”.
Una mi vede con la borsa della Sorbonne Nouvelle con cui mi ostino a girare e mi fa “che pubblicizzate?”, “Mondolibri”, faccio io. “Ah, ho visto la borsa della Sorbonne, pensavo”. “Cose vecchie”.
Io che credevo di poter diventare promotrice di lettura, una specie di Wonder Woman intellettualoide.
A giornata conclusa lo stesso tipo mi avvicina, “ci vediamo domani alle nove e mezza o poco prima, andiamo ad Ostia domani, e dopodomani pure, stiamo lì tutto il giorno, lì c’è il mare e la gente è bendisposta”.
Io “Magari ti faccio sapere”, svolto l’angolo e scrivo premurosamente al ragazzo a cui faccio ripetizioni private di francese per sapere come ha concluso l’anno e dirgli che se ha bisogno fino ad agosto sto qui.

Ps: Per sentire il parere dei clienti di Mondolibri, basta fare una facile ricerca online. Eccovi facilitati:
QUI, QUI, QUI, …




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