07 luglio 2013

IL PAPA A LAMPEDUSA


Arriva il Papa a Lampedusa, ma non troverà gli immigrati. Li stanno trasferendo tutti, l’ultimo gruppo ieri. Li hanno imbarcati sul traghetto per Porto Empedocle, destinazione l’inferno di un Cie, quello di Mineo. Ora sull’isola che Papa Francesco ha scelto come meta del suo primo viaggio fuori dalle mura Vaticane, restano 125 migranti, erano quasi cinquecento con gli sbarchi dei giorni passati. Una decisione che non mancherà di suscitare polemiche. Il Santo Padre arriva in sobrietà. Francesco non voleva atterrare sullo scoglio che fa da prima frontiera tra l’Africa e l’Europa con gli onori e i privilegi che gli sono riservati. Come anticipato dall’Huffington Post, il Pontefice aveva obbligati i suoi collaboratori a prenotare normalissimi biglietti Alitalia per sole quattro persone. Si è scatenato il panico tra le diplomazie vaticane e italiane e alla fine Francesco ha dovuto cedere: arriverà a Lampedusa con un volo di Stato. Ma è l’unica concessione a riti e formalità che il Pontefice ritiene orpelli inutili. L’isola lo aspetta, mettendo in campo la stessa, identica solidarietà dei giorni dell’emergenza sbarchi. Tutti si sentono coinvolti. Dal falegname che sta ancora modellando la croce da donare al Papa ricavata dal legno dei relitti delle imbarcazioni naufragate negli anni passati, al sindaco Giusi Nicolini. “E’ una occasione unica – dice Giusi, attivista ambientalista e da sempre in prima fila nelle lotte per i diritti degli immigrati – questa visita cambierà la storia, non sarà mai più come prima. Spero che le autorità italiane capiscano il significato del gesto di Papa Francesco e cambino radicalmente rotta in tema di immigrazione rispetto alla sciagurata legge Bossi- Fini”. Tutta l’isola è in fermento. Donne, giovani, anziani pescatori stanno pulendo lo spazio di fronte all’area marina protetta, dove il Papa terrà la sua omelia. “Qui” ci dice un pescatore che nel corso di questi decenni di tragedie nel mare che divide le coste dell’Africa dalla porta d’Europa ne ha viste tante, “abbiamo ospitato e sfamato quei disgraziati che due anni fa arrivarono a decine di migliaia. Non avevano che occhi per piangere. Ognuno di noi portò quello che poteva”. Papa Bergoglio pregherà su questo spiazzo avendo di fronte un muro di barconi sfasciati. Ma prima, quando dall’aeroporto si sposterà con una papa-mobile spartana, una Fiat campagnola, farà il gesto più significativo di questa sua visita. Andrà al largo a bordo di una motovedetta per lanciare una corona di fiori nel mare della morte. La tomba negli ultimi vent’anni di 20mila bambini, donne, uomini, tunisini e libici, egiziani e palestinesi, gente che cercava un briciolo di futuro in Europa. E il mare azzurro che bagna Lampedusa è il tema portante del murales che un gruppo di giovani da giorni sta preparando per accogliere il Santo Padre. C’è prima un’onda altissima, scura, che fa paura, poi acque calme, piatte e azzurre. “Sono la calma e la pace che questa visita ci porterà”, ci dice Antonio, uno dei writers che sotto un sole da dissuadere chiunque, sta lavorando perché tutto sia pronto per la giornata che cambierà la storia. Uno scenario diverso dall’ultima visita importante che l’isola ricordi, quella di Silvio Berlusconi. Era l’ aprile del 2011, a Lampedusa erano arrivati più di diecimila migranti. Ondate ininterrotte, naufragi tragici, e il centro di accoglienza allo stremo. Migliaia di migranti furono costretti a dormire in condizioni disumane per giorni, con cibo scarso e servizi igienici inesistenti. Sul molo i lampedusani esasperati vedevano i containers della Protezione civile chiusi e sorvegliati dai militari in armi. L’ordine era di non trasformare Lampedusa in un enorme campo profughi. Berlusconi arrivò e parlò nello stesso luogo dove lunedì il Papa terrà la sua omelia. E promise soldi, investimenti, disse che l’isola era brutta e propose un piano per “ritinteggiare” tutte la case. “Sarò presto proprietario di una villa qui”, disse in una affollata conferenza stampa mostrando le copie dei contratti di affitto. “Lampedusa diventerà una nuova Portofino”, giurò l’allora premier. Ma i lampedusani, gente di mare, uomini e donne abituati alla rudezza della vita su un’isola che non è Africa, ma non è mai diventata Europa, non si mostrarono entusiasti. La casa, un villa con una vista mozzafiato sul Mediterraneo, Berlusconi l’ha comprata davvero, nei giorni scorsi si sono viste squadre di muratori e imbianchini. Lavorano alacremente, anche se del proprietario si sono perse le tracce da due anni. Storie passate. Lunedì arriva il Papa per incontrare migranti e isolani. Viene da pellegrino, da figlio di emigranti. Altri arrivarono come moderni sultani di un mondo che sta finendo.

   Da  "Il fatto Quotidiano" del 7 luglio 2013

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