09 aprile 2016

L'INFELICE STORIA D'AMORE DI JULCA E ANTONIO


Si continua a sapere poco dell'infelice storia d'amore tra Julca Schucht e Antonio Gramsci. Anche per questo qualcuno si arrampica sugli specchi, oltre che sui poco credibili archivi della defunta URSS, per gettare fango su tutto. Rimangono, per fortuna, le bellissime lettere d'amore che i due si scambiarono dopo i loro primi incontri e le drammatiche lettere che Antonio scrisse a Giulia negli anni del carcere. Poco tempo fa, in un bel libro che abbiamo segnalato in questo blog,  abbiamo trovato quanto segue:



Mosca, gennaio del 1918, teatro Lefortovo, concerto di Capodanno. Così Giulia, poco più che ventenne, viene tratteggiata sul quotidiano Izvestija dopo la sua esecuzione al violino:

All'estremità del palcoscenico si avvicina timida una ragazza con un vestito bianco e nero, un violino e un dolce viso di fanciulla che chiede alla vita: "Che cosa sei? Cosa nascondi?". Stringe il violino e lentamente, piegando in maniera strana e leggera il braccio avvolto in una manica trasparente solleva l'archetto [...]. Avete mai visto il mare quando è di vetro? Vi rimangono sospese le nubi dimenticate, e vi si riflettono le montagne, la riva e il volo lontano di un gabbiano bianco. Avete mai sentito ottomila persone che trattengono il fiato? Ecco cosa dice il canto di questa ragazza dai capelli corvini, cosa dice da sotto il lungo, infinito archetto. Cosa? Che esistono gioia e amarezza, e un futuro ignoto, velato di filamenti turchini. 

[...] Ma la storia d'amore tra Antonio e Giulia, di cui è depositario un epistolario romantico e disperato, è struggente come solo le storia d'amore dei grandi romanzi russi sanno essere. 

Luca Paulesu, Nino mi chiamo, Feltrinelli, Milano 2012, p. 235

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