15 dicembre 2017

L' INSULTO: Un film da vedere




Con "L'insulto" Ziad Doueiri dirige un’opera rigorosa sulla difficile convivenza di culture diverse nel suo paese

È un film politico a 360° “L’insulto”, premiato a Venezia con la Coppa Volpi per la Miglior interpretazione maschile a Kamel El Basha, attore palestinese con un background teatrale. Non è la prima volta che il giovane regista Ziad Doueiri racconta il conflitto tra religioni prendendo le mosse da piccole storie. L’ha fatto nella sua opera prima “West Beyrouth”, e in “The Attack” del 2013 bandito dal Libano per avere nel cast degli attori israeliani. Anche in questo caso la scelta degli interpreti non è affatto casuale, poiché Toni/Abdel Karam è un cristiano e il suo contendente Yasser/Kamel El Basha è palestinese. Eppure entrambi sono profughi in casa loro per ragioni diverse. Con queste premesse il regista riesce a colpire sin dall’inizio il cuore dello spettatore.
La piccola disputa, nata dalla banale acqua caduta dal balcone, è la miccia di una bomba a orologeria che esplode letteralmente con una frase detta da Toni: Ariel Sharon avrebbe dovuto uccidervi tutti.

L’insulto: quando le parole feriscono più di una coltellata

Il film di Doueiri è in continuo crescendo anche grazie allo stato di grazia dei due interpreti principali in sintonia perfetta. Il passaggio all’aula di tribunale è all’insegna di continui colpi di scena, a cominciare dalla scoperta che i due avvocati delle controparti sono padre e figlia.
“L’insulto” ha qualcosa del western nel contrapporre due parti che non sono poi così lontane. Anche gli stessi Toni e Yasser nascondono dei terribili segreti che verranno alla luce in un finale perfetto. Quello che colpisce è che nessuno in questo dramma vince. Sono tutti perdenti e stranieri nel loro paese.
È iconica in tal senso la frase “Nessuno detiene il monopolio della sofferenza”, dall’avvocato di Yasser, la giovane Camille (Wajdi Wehble), che concentra in poche parole il plot.
La regia perfetta è coadiuvata da un’ottima sceneggiatura firmata da Joelle Touma, già collaboratrice nonchè ex moglie del regista. Da citare, anche la riuscita contestualizzazione storica degli eventi, non ultimo il massacro di Damur fatto dai palestinesi nel gennaio del 1976 ai danni della popolazione cristiano/maronita. È questo il segreto nascosto di Toni, che tuttavia riuscirà a riconciliarsi con Yasser in un finale quanto mai toccante.
"L'insulto" è il candidato libanese alla nomination agli Oscar 2018 nella categoria Miglior Film Straniero e mai premio sarebbe così meritato per la lucidità e l’ecumenicità della narrazione.

Ivana Faranda

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