11 dicembre 2017

QUALCUNO E' ANCORA PIU' UGUALE DEGLI ALTRI!


Una volta a sinistra prevaleva il “noi”, il sentirsi parte di una collettività. Oggi anche lì prevale l'io in un affollarsi di improbabili salvatori della patria. Ultimo, il signor Grasso che ci tiene a distinguere “amaranto” da “rosso” e a far sapere che lui è sempre stato un capo e che dunque a sinistra comanderà lui. Insomma, va bene “liberi e uguali”, ma non allarghiamoci troppo: qualcuno è più “uguale” degli altri. Tra Grillo, Renzi, Berlusconi, Salvini e Grasso più che una campagna elettorale sembra una gara fra comici a chi riesce a far più ridere gli italiani.



Liberi e uguali il leader mostra il simbolo
Grasso: non chiuderò al Pd dopo il voto. D’Alema? Sarò io a guidare, lo faccio da una vita
A. Trocino

Il nuovo simbolo, con il suo nome. L’auspicio che la presidente della Camera Laura Boldrini si unisca a Liberi e uguali. E un’apertura per un accordo con il Pd dopo il voto. Pietro Grasso si presenta in tv, da Fabio Fazio, per la prima volta come leader della neonata formazione di sinistra. Il presidente del Senato spiega le ragioni del suo debutto in politica e risponde alle domande in diretta di Fazio.

L’addio al Pd è stato causato, dice, «dal cambiamento delle politiche su scuola, lavoro e sanità. Questo mi ha creato un problema interiore e l’impossibilità di restare». Poi sono arrivati «tre ragazzi quarantenni che mi hanno proposto un percorso politico». Li cita in ordine alfabetico: Civati, Fratoianni e Speranza. Dopo un periodo di riflessione, spiega Grasso, «ho pensato al disagio sociale di tanti, ai 18 milioni di persone a rischio povertà. È stata una scelta di vita, come quando ho accettato il maxiprocesso contro la mafia. La mia aspettativa era fare il nonno, ma ho pensato anche ai nipoti degli altri».

Grasso è appena passato dal grafico e mostra il simbolo. Rosso, naturalmente, anche se preferisce dire «amaranto»: «Colore che per gli antichi romani significava protezione». Le parole Liberi e uguali, «unite da tre foglioline, che danno un’idea dell’ambiente», ma sono anche la declinazione di Liberi al femminile.

Grasso respinge l’insinuazione che a comandare sarà D’Alema: «È una vita che guido e coordino. Ascolterò, ma quando sarà il momento, eserciterò il potere. Se ne accorgeranno». Dopo il fallimento di Pisapia, Grasso non riproverà a ricucire: «Se non ci è riuscito lui, non vedo perché dovrei tentare io. Dopo il voto si potrà vedere. C’è il sistema proporzionale, ognuno prende i suoi voti. Noi proveremo a prenderne qualcuno in uscita dal Pd e costruiremo un tesoretto che magari sarà utile». Il neo leader spiega: «Non voglio guidare una ridotta, penso di allargarmi ben oltre la sinistra».

Il nome del generale Gallitelli, fatto da Silvio Berlusconi, non lo spaventa: «Si vede che ha capito che bisogna avere fiducia nelle istituzioni». E alla battuta di Renzi sulla brutta fine fatta dai suoi predecessori Pivetti e Fini, risponde così: «Io manterrò uno stile e non faremo attacchi scriteriati. Ma se mi provoca dico che io guardo al futuro. Forse la sua fase zen è finita e ha una prospettiva non molto rosea, per questo dà stilettate».

Intanto il ministro Andrea Orlando, intervistato da Giovanni Minoli su La7, attacca Renzi: «Il Pd non diventi il suo partito». E Gianni Cuperlo fa sapere di non avere intenzione di fare «una campagna fratricida contro la sinistra».

Il Corriere della sera – 11 dicembre 2017, pag. 8.

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