Riprendo da https://rebstein.wordpress.com/2021/10/29/canti-dellerranza/ questo bel pezzo:
Testi
tratti da:
Sayd
Bahodine Majrouh,
Ego
Monstre I, Le voyageur de minuit,
(Ego
Mostro I, Il viaggiatore di mezzanotte)
versione
francese dal persiano dari
a cura di Serge
Sautreau,
Paris,
Les Éditions Phébus, 1989.
Traduzione di Francesco Marotta.
CANTI
DELL’ERRANZA
Ego
Mostro, IV, 1-4.
Primo ciclo: Il messaggio della sera
Quando
il vento ebbe colpito,
quando la Città dell’anima fu
distrutta,
quando la tirannia travolse anche l’ultimo respiro,
il
Viaggiatore fu scaraventato, fuscello nell’uragano,
fino al
deserto senza strade,
verso l’esodo senza meta.
Altri,
molti, intere famiglie gettate nel vuoto,
nel nulla, nello
smarrimento,
in cerca di un luogo, senza sapere quale,
in cerca
dell’acqua, senza trovarla.
O
trovando un pozzo e vedendo le loro mani vuote
notando che non
c’era corda e guardando un bambino,
in una pietra insondabile
scoprire la verità:
che il pozzo è secco da secoli
ed essi
sono piante sradicate.
O
erranti del deserto
non vi avevo detto:
La tempesta è in
arrivo
e la vostra barca è pietosa
e il torrente sarà
coltello, vertigine, vortice,
le rocce si leveranno, scavando lame
e voragini
e voi vedrete, da quel momento, un Mostro
in ogni
granello di sabbia, in ogni goccia d’acqua.
Non
vi avevo detto delle profondità,
delle ondate, degli
schianti?
Non vi avevo parlato del naufragio,
della vostra
barca troppo fragile,
e dell’occhio spaventoso dove vortica
acqua torbida?
E
tanti e tanti sono morti,
tanti e tanti il Mostro ne ha già
schiacciati!
Non
vi avevo detto:
Il vento avrà soffiato e voi cercherete ancora
di
trattenere i vostri turbanti e le vostre vele
di trattenere il
passato smarrito e devastato
di trattenere l’immagine in fondo
ai vostri occhi.
Ma
la Città verdeggiante non c’è più.
Il vento scuro ha bruciato
i pini e le cupole.
Il
vento della tirannia, il serpente del terrore,
non vi avevo detto
che la sua sete era in mezzo a voi
e che non sarebbe venuto da
contrade lontane?
O
erranti dell’esilio
voi lo covavate dentro di voi
ed egli ha
travolto fino all’ultimo dei respiri!
Barbarie,
Armonia:
Il
cammino non è dritto, o erranti!
E se per caso dall’uno
all’altro vi diranno che è dritto,
non credeteci, non credeteci
mai!
Guardate i vortici, i gorghi, i crateri,
che si succedono
più orrendi della barbarie stessa,
guardate le vostre mani
vuote
e opponetevi alle linee dritte!
Tutti
loro, anche il Viaggiatore, sbalzati
come fuscelli alla deriva nei
tempi,
inchiodati su un abisso scavato nei loro stessi
occhi,
fantasmi irrequieti ormai fuori rotta.
Il
vento era arrivato.
La Città aveva cessato di esistere.
Le
famiglie fuggivano.
L’orrore diventava legge.
Il Mostro
avrebbe regnato.
– O amici esiliati, cosa ci eravamo detti?
***
Secondo ciclo: Il mostro sotto l’esilio
Che dire a coloro che non sanno?
Per gli erranti, l’accoglienza ricevuta in terra straniera fu allo stesso tempo un sollievo e una prova. Alcuni di loro, lamentandosi amaramente del comportamento a volte ostile delle popolazioni locali, fecero visita al Viaggiatore di Mezzanotte per esprimergli la loro preoccupazione. Non era facile essere accettati e rispettati lì: cosa fare, e come, di fronte alla diffidenza dei nativi?
Dopo aver a lungo ascoltato le loro lagnanze, il Viaggiatore si lasciò persuadere a parlare a sua volta.
– Costretti lontano dalla terra natale, venuti a cercare rifugio qui, presso genti che non sanno niente del Mostro, voi avete purtroppo la responsabilità di mostrare loro una traccia viva del dolore inarrestabile, qualcosa che le persone incuranti trovano sempre difficile da accettare.
Dite loro:
– Ecco, la Grande Devastazione si avvicina! Imparate a riconoscerla: dolore, sciagura, inferno! Si avvicina, si insinua sotto i nostri passi, ci insegue fino alle vostre case e vi sta già scrutando. Ah, per carità aiutateci, se volete aiutare voi stessi.
Dite loro:
– Ecco, la Grande Devastazione bussa alla vostra porta! Siate vigili, amici! Non permettete che qualcuno, tra voi, concluda un patto con il Mostro. Non permettete che vi conducano dal sonno all’oblio. Non permettete che si apra la porta alla peste.
Dite loro:
Ecco, la tempesta rimbomba sopra i vostri tetti, la terra sta per franare sotto i vostri piedi. E voi avete costruito con paglia e fango secco! E voi avete edificato una casa nel letto del torrente che arriva!
Il Viaggiatore, dopo una pausa:
– Ma come reagiranno gli incuranti all’annuncio del pericolo? Sapranno impedire ai codardi, agli opportunisti, ai traditori – e ce ne sono sempre – di consegnare a loro volta il paese al Mostro?
Vi diranno che siete fuggiti, che avete abbandonato il combattimento e che la paura vi ha condotti presso di loro. Ma essi non hanno vissuto il flagello dell’invasione del Mostro. Non hanno conosciuto la battaglia, con le sue ritirate, le sue avanzate, i suoi lutti e le sue vittorie.
Dite loro della Grande Devastazione che si avvicina, ditegli della minaccia che incombe su di loro così come si è abbattuta su di voi, ditegli di affrontarla e che noi siamo dei fratelli, ma non sconvolgeteli né scandalizzateli, e ripetetevi che, per voi, è giunta l’ora di rispondere al Mostro colpo su colpo e, con mille e mille colpi di spillone, tentare di distruggere la sua Devastazione
*
La rotta del principe
Ora il Viaggiatore racconta:
– Ho avuto una conversazione illuminante, non molto tempo fa, con un grande comandante dell’esercito locale. Gli ho chiesto come considerava le popolazioni del suo paese.
– Niente di preoccupante, mi rispose. L’obbedienza regna sovrana.
– Ma alle persone piace questa obbedienza?
– Soddisfazione espressa a parole e obbedienza manifestata nei fatti bastano per la tranquillità del Principe. Auspici e desideri vanno bene per i bambini.
– Se le cose stanno così, gli domandai, qual è allora l’obiettivo del Principe?
– Il nostro grande Principe-Fondatore ha costruito la sua strategia su un unico principio. Ha detto: “Strappiamo e bruciamo le radici ancestrali, e raccogliamoci intorno a un solo pensiero, quello della religione. Non cesseremo di farlo conoscere e sentire giorno e notte, sera e mattina, e in ogni luogo del paese. Niente deve ostacolare questa voce, il suo cammino, la sua forza. Se vecchi sentieri vengono ancora praticati, li spianeremo, li seppelliremo, li faremo sparire dai passi e dalle memorie. E inoltre, se voci sconosciute cercano di portare nuove luci attraverso la notte, dovranno essere sistematicamente denunciate, perseguitate, imbavagliate, cancellate. Solo la voce dell’unica religione deve regnare.
– Come assicurate la realizzazione di un tale obiettivo?
– Noi soffochiamo le voci sconosciute nella notte. Distruggiamo tanto i nuovi sentieri che le radici ancestrali. Manteniamo puro il presente, la rotta del Principe, la volontà di Dio.
– Non temete, azzardai prudentemente, che procedendo così assecondate, nei fatti, i disegni del Mostro che ha esiliato la mia gente? Egli usa metodi molto simili per servire un principe nemmeno tanto differente…
– A ogni giorno la sua pena! mi rispose il comandante. E’ più saggio occuparsi del tempo presente, non crede? E poi, aggiunse sorridendo con impudenza, il vostro Mostro non ci fa paura!
*
Che dire a coloro che non vedono?
Dei sospiri si alzarono dal gruppo di esiliati riuniti intorno al Viaggiatore. Lui rimase in silenzio, pensieroso. Poi riprese a voce bassa, come parlando a se stesso:
– E dunque, i dirigenti di qui sono parimenti ciechi. Non vedono e nemmeno riescono a capire dove si trova il nemico. Perseguitando la voce ancestrale del loro popolo, imponendogli una parola unica, essi equiparano a una colpa riprovevole tutto ciò che testimonia l’attaccamento alle antiche radici, e a un crimine tutto ciò che porta un accento di nuova speranza. Si condannano a una spirale di servitù e di terrore che porta il nemico fin dentro le loro case, non riconoscendolo in mezzo ai convitati, mentre organizza con segni e ordini discreti il progetto del prossimo massacro, della carneficina di domani, dell’invasione che ne seguirà, sotto l’autorità del Mostro e della sua fame di Grande Devastazione.
Cosa dire allora a coloro che non vedono? Cosa dire a quelli che, inconsapevolmente, costruiscono l’immagine rovesciata del Mostro nella pupilla della Devastazione?
Quando tutti ripartirono dopo aver salutato il Viaggiatore, costui, congedando il suo ultimo ospite, con un tono tra l’ironico e il disincantato, recitò lentamente un verso di fattura classica, preziosamente cesellato, lapidario, laconico, e richiuse la sua porta.
– O amici esiliati, cosa non avremmo detto!
*
L’albero del senso e l’ascia delle rivoluzioni
La spiritualità, amici, è un albero antichissimo, e i torrenti dei tempi di rovine non lo hanno mai sradicato. Le sue radici affondano lo spirito nella materia. Il suo tronco sostiene il conscio sull’inconscio.
I suoi due rami principali sono la saggezza e l’amore. La profusione delle sue fronde esalta le scienze e le arti, la conoscenza e la poesia. Fiori insanguinati appaiono, e frutti molto amari, in qualche parte di questo grande albero; ma questi fiori e questi frutti appassiscono e marciscono presto. Il loro colore fiammeggiante e il loro gusto ingannevole avvelenano solo gli ignoranti, e il vecchio albero rimane per sempre l’albero del senso.
Ma oggi è seriamente minacciato, amici! Fiori ambigui irrompono con i loro frutti mendaci. E mani influenzate dal Mostro hanno impugnato l’ascia delle rivoluzioni. Il Mostro attende che una complicità fuori controllo, nata dalla vostra sofferenza e dal vostro smarrimento, vi unisca alla schiera di coloro che vogliono già brandire la tenebrosa scure.
Ma se resistete a questa tentazione, se individuate l’inganno contenuto nei princìpi, o amici, né il ferro della scure né i terrori né la violenza avranno ragione di quell’albero molto vecchio, che siete voi stessi. Rimarrà, con i suoi nuovi germogli e le sue rughe ancestrali, e sarà come voi sarete.
Il Viaggiatore si accorse della scarsa consonanza. Una profonda confusione impediva agli esuli di ascoltare le sue parole. I volti si ritraevano nella sfiducia e nella disperazione, oppure mostravano solo dubbi, amarezza, irritazione. Essi vagavano nel deserto dell’esilio, ma tanto gli uni che gli altri avevano sete di potere, di servitù e dominio. Credevano di saper riconoscere un principio ma ne assecondavano l’inganno, e il tempo intrappolava ogni cosa. Il viaggiatore, allora, decise di tacere. Nel brusìo, si mise ad osservare, osservava. Nel silenzio, rimase in silenzio.
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