PUTIN,
IMPAURITO DAI MERCENARI DI PRIGOŽIN
rinnega la Rivoluzione del 1917 e di fatto s’identifica
con lo
zar Nicola II
Piero Bernocchi
Incredibile ma vero: Putin nel panico rinnega la rivoluzione
russa del '17 (quella dell'Ottobre) e di fatto s'identifica con lo zar Nicola
II. Dice, infatti, non solo che la ribellione armata messa in atto dai gruppi
paramilitari Wagner di Prigožin contro l’esercito regolare rappresenta una
minaccia mortale per la Russia, ma va ben oltre, paragonandola con “la
pugnalata alle spalle del 1917 che ha consegnato la vittoria al nemico comune
nella Prima guerra mondiale". Come già fatto dal suo illustre predecessore
e modello Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin ("uomo
d'acciaio"), nel momento del massimo pericolo se ne fotte di storia,
princìpi, ideologia e fa appello alla Grande Madre Russia. Che, aggiunge, sta
subendo un tradimento analogo a quello del '17 ("Quello che stiamo
affrontando non è altro che un tradimento causato dalle eccessive ambizioni”).
Come allora, secondo Putin, "il tradimento potrebbe avere conseguenze
catastrofiche"; e come allora, “intrighi, litigi, politica alle spalle
dell'esercito e del popolo si sono trasformati nel più grande shock, la
distruzione dell'esercito e il crollo dello Stato, la perdita di vasti
territori”. Dunque, questo fu il risultato della Rivoluzione russa
dell'Ottobre, secondo Putin: distruzione dell'esercito e crollo dello
Stato, perdita di vasti territori. E il tutto provocato non dalla volontà
di chiudere con lo zarismo e con un regime feudale, ma, miserabilmente,
da intrighi, litigi, politica alle spalle dell'esercito e del popolo. Alla
fin fine questo, e non altri motivi "nobili", avrebbe spinto i
bolcevichi a fare la rivoluzione, con gli effetti "catastrofici"
sottolineati da Putin.
Sbalorditivo, no? Certo, tra tutti i possibili sviluppi
dell'invasione russa dell'Ucraina, questo era davvero il meno prevedibile, di
sicuro quello che Putin, autistico e solipsista come tutti gli autocrati dal
comportamento e dalle pratiche dittatoriali, non aveva manco preso in
considerazione. L'imperialismo sovietico, nel corso di una settantina di anni,
di infamie e imprese ignobili ne ha compiute una infinità, ma la follia di
mettersi nelle mani di eserciti mercenari, per giunta in un'impresa ad
altissimo rischio come l'invasione dell'Ucraina, non l'aveva mai fatto. E
invece il neoimperialismo russo, rilanciato da Putin nell'ultimo ventennio, è
riuscito a dare a decine di migliaia di feroci professionisti della guerra e a
un losco figuro come Prigožin un potere inaudito, cancellando il fatto che i
mercenari si chiamano così perchè guerreggiano per denaro, non hanno ideali nè
bandiere o princìpi, e vanno con chi paga di più e meglio.
Poi Prigožin si accontenterà delle sinecure che Putin sembra
disposto a concedergli in extremis, con la Wagner a 200 km da Mosca, e della
dimostrazione data al mondo che Putin non era e non sarebbe in grado di
fermarlo: e magari anche i suoi mercenari se la caveranno in qualche modo. Ma
il colpo al prestigio e alla credibilità putiniana è di quelli mortali, e
inciderà ulteriormente sul morale, già bassissimo, delle truppe russe, regolari
o mercenarie, sul fronte ucraino, con possibili conseguenze assai rilevanti
sull'andamento della guerra e sui tempi della sua auspicabile fine. E dire che
ancora fino a pochi mesi fa, per il 99% dei pacifisti italiani (veri o finti,
"storici" o dell'ultimissima ora) l'unica possibilità di fine della
guerra non poteva che essere la resa incondizionata dell'Ucraina: "tanto
non hanno alcuna possibilità di vittoria, così prolungano solo distruzioni e
massacri", era il leitmotiv ripetuto ossessivamente, di fatto incolpando
non Putin e la Russia, ma gli ucraini del prolungamento delle atrocità in atto.
E invece..
fonte:www.utopiarossa.blogspot.com
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