05 giugno 2023

UN RICORDO DI L. SEPULVEDA E DEL SUO CILE

 





RICORDO DI LUIS SEPULVEDA E DEL SUO CILE

Attilio Gatto

“Io non dimentico, la mia memoria è come la mia morale, indistruttibile.” La memoria è tutto, è il tormento di Luis Sepulveda. La memoria è la notte della dittatura, è Pinochet con la sua voce chioccia, è Allende amico e Presidente, è il sangue versato per difendere democrazia e libertà.
Sono memorie di un rivoluzionario, nella vita vissuta come un viaggio ai confini della realtà, negli scritti che rifiutano di essere militanti e nella militanza percorsa come un Che Guevara, dalle Americhe alle mille città d’Europa.
E, nelle memorie di un rivoluzionario, brilla il 1967. Luis - Lucho - ha diciott’anni, forse non ancora compiuti. A Santiago è studente della scuola di teatro. Con i compagni, affamati di vita e di cultura, gli viene un’idea piuttosto ardita, invitiamo il più grande, il maestro, chiamiamo Dario Fo. Missione impossibile? No. L’autore di “Mistero Buffo”, l’italiano famoso in tutto il mondo, accetta l’invito, si ferma per una settimana con i giovani cileni. E insegna tutto il suo repertorio, il suo teatro in rivolta, la sua satira graffiante, la sua lingua che si frantuma in grammelot, il popolo che soffre ma non rinuncia a schiaffeggiare il potere, le sue memorie di un rivoluzionario.
Teatro scuola di vita nel Cile delle tensioni e delle passioni, il Cile che di lì a tre anni avrebbe sancito - con libere elezioni democratiche - la nascita del governo di Unidad Popular.
Ma anche il cinema entra nella grammatica della ribellione, nelle memorie di un rivoluzionario. È del 1972, un anno prima del Golpe di Pinochet, “L’amerikano”, il film di
Costa-Gavras sui Tupamaros. Racconta la guerriglia in Uruguay, ma il set è nel Cile di Salvador Allende, perché nella Santiago laboratorio della nuova via al socialismo si potevano facilmente smascherare le trame oscure degli USA. E durante le riprese sembra non esserci confine tra finzione e realtà. ‘L’amerikano” è Yves Montand, Ivo Livi, figlio di antifascisti emigrati in Francia nel ‘23. Lo sceneggiatore è Franco Solinas, nato a Cagliari con radici a La Maddalena, maestro del racconto per immagini, già critico cinematografico a “L’Unità” e “Paese Sera”. Le musiche sono di Mikis Theodorakis, il grande compositore perseguitato nella Grecia dei colonnelli. E a proposito di colonnelli, forse il più famoso film di Costa-Gavras è
“Z - L’orgia del potere”, Oscar per la migliore opera straniera nel 1969. Ma è del 1981 “Missing”, con Jack Lemmon e Sissy Spacek, che racconta della sparizione e uccisione di un giornalista statunitense nel Cile di Pinochet. “Missing” vinse l’Oscar per la sceneggiatura non originale e la Palma d’oro a Cannes,
E così, tra cultura e politica, nasce il sogno, si scrivono le memorie di un rivoluzionario, svettano gli ideali della generazione di Luis Sepulveda, per una società in cui l’uomo sia d’aiuto all’uomo. Erano anni in cui l’impegno voleva dire vivere pericolosamente, rischiare la vita per la libertà, per un mondo migliore. Luis
Lucho - era entrato a far parte della scorta di Allende. E aveva assistito da vicino alla fine del compagno Presidente. Mentre moriva in un letto d’ospedale Pablo Neruda, il cantore del Cile che tanto aveva fatto per la vittoria di Unidad Popular. E su questa morte misteriosa ci sono oggi documenti che rivelano un omicidio. Neruda era un pericolo per la dittatura di Pinochet. Così come lo era Il musicista e poeta Victor Jara, ucciso barbaramente. Il sangue e il dramma degli esuli. Gli Inti Illimani trovarono rifugio in Italia, mantenendo un rapporto privilegiato con la Sardegna.
Ricordo, a Cagliari, i loro concerti e il calore che li accompagnava. Tutti eravamo coscienti che la tragedia del Cile doveva essere di lezione per la crescita della democrazia in Europa. Ne era consapevole Enrico Berlinguer, quando elaborò la strategia del compromesso storico.
Luis Sepulveda intanto girava il mondo e scriveva, inventava la dimensione meravigliosa, che rimanda a certe creature fantastiche di Borges e si apre ai viaggi negli spazi incantati. Un poeta-guerriero Lucho che nelle memorie di un rivoluzionario avrebbe potuto scrivere - come Neruda - “Confesso che ho vissuto”. Due volte si è sposato con la poetessa Carmen Yáñez. Erano insieme anche quel giorno di fine febbraio. Rientravano da un festival letterario in Portogallo, quando Lucho si è sentito male. Positivo al Covid-19, prima grave, poi la speranza, con Carmen che l’aspettava a casa. E invece, dopo un mese e mezzo di resistenza al virus, si è spento nell’ospedale di Oviedo.
Così lo ricorda l’amico Gianni Minà su Facebook:”Ho voluto bene all’uomo, ma non posso fare a meno di piangere l’intellettuale che aveva partecipato alle lotte per il riscatto dell’America Latina con il coraggio e la forza che hanno solo i visionari, i romantici, i pazzi.” E ancora: ”Mi sento più solo, ma ho l’ingenua certezza che adesso lui è ritornato a fare la guardia del corpo al suo amato Presidente Allende.”
Carmen: ”Avevo 15 anni, lui 18. Scriveva poesie, faceva teatro. Lo portò a casa mio fratello, che era pittore e suo amico. Un anno dopo ci fidanzammo. I miei genitori erano contrari: "Un poeta? Lascia perdere. Un tipo così non ha futuro".
Ma il futuro lo hanno avuto, incontrandosi e di nuovo incontrandosi, nel cammino della vita.

ATTILIO GATTO

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